{module Pubblicità dentro articolo}
Ma dietro al conduttore di Domenica in, di Unomattina c’è una formazione giornalistica rigorosa, cominciata da giovanissimo e trascorsa per la maggior parte in Rai, che ha portato Giurato a dirigere il GR1 e ad essere fino al 1990 il vice direttore del TG1.
Così, per questo professionista nato in Sicilia, figlio di un diplomatico e nipote del drammaturgo e regista Gioacchino Forzano, la preparazione culturale è stata sempre un pallino.
Luca Giurato, dunque con la lettura ha un buon rapporto.
“Ottimo, fin da bambino sono stato un lettore vorace. Una inclinazione di famiglia, anche per quel nonno autore di teatro e d’opera, rappresentato con successo nel periodo tra le due guerre, autore di libretti per Puccini, Mascagni, Leoncavallo”.
E quali libri amava lei, magari Pirandello?
“Beh, Pirandello l’ho scoperto tardi. Invece, a parte i canonici Odissea, che preferivo, e Iliade, a parte l’Inferno della Divina Commedia, ebbi una passione speciale per Il rosso e il nero di Stendhal. E in seguito ho divorato Hemingway”.
E oggi?
“Sono rimasto un lettore forte, come si dice. Anzi, nelle attività del tempo libero – sport, jogging – la lettura ha il posto preminente. Al punto che in ogni mio viaggio lungo – lo scorso Natale sono andato negli Emirati Arabi, spesso mi reco negli Stati Uniti – mi porto appresso due libri, sempre gli stessi. Quasi fossero i miei talismani. Il primo è Il giovane Holden del mitico Salinger, l’altro Lezioni americane di Italo Calvino. Di questi autori ho letto tutto. Per Salinger ho una venerazione. Al punto che sono andato un’infinità di volte al laghetto del Central Park, memore della famosa domanda di Holden al tassista: ma quando il laghetto gela, le anatre dove vanno?”.
Le altre passioni letterarie?
“Sono un fan di Jonathan Franzen. Ho comprato negli States il suo nuovo libro, Purity, ancora non tradotto in Italia. Me lo hanno segnalato nella libreria Book and Book di Miami, dove sono un habitué. L’altro mio autore di culto è Wallace, indimenticabile il suo La ragazza con i capelli strani. Di lui mi affascina l’humour bieco, che sa diventare però divertente. Per farla breve, da Shakespeare in giù adoro la letteratura anglosassone”.
Ha mai conosciuto uno di questi scrittori?
“E’ successo con Franzen. Venne a Roma per presentare il suo Le Correzioni. Incontro con il pubblico all’Auditorium, Parco della Musica. Affollato di gente, manco fosse un divo del rock. Quando giunse il mio turno per fargli una domanda, gli chiesi che cosa pensasse dell’attacco dell’ Inghilterra e soprattutto della Francia alla Libia, l’operazione chiamata Odissey Dawn. Lui però mi rispose che era un inusuale quesito e non si sbilanciò sull’argomento. Ora aspetto che torni a Roma per farmi autografare Purity”.
La saggistica la interessa di meno?
“Sì, eccetto quella di argomenti storici. Mi serve anche per confrontarmi con l’informazione giornalistica e valutare tutti gli aspetti dei grandi conflitti internazionali”.
Ma a Luca Giurato non è mai venuto in mente di scrivere un libro?
“Me lo hanno chiesto in tanti, e il mio libro potrebbe essere zeppo di fatti e aneddoti, tante ne ho viste e seguite in mezzo secolo di giornalismo. Però non lo scriverò mai. I libri lasciamoli agli scrittori. Vede, gli scaffali delle librerie sono pieni di volumi di giornalisti, grandissimi professionisti sì, ma che a contatto con il mondo dell’editoria si piegano ad operazioni commerciali, e si vede. A questa inflazione di libri di colleghi io, pur stimandoli, non mi adeguo. Ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma io non li compro. Concentriamoci invece sul nostro lavoro, vorrei suggerire loro. Adesso per esempio sono tornato con grande piacere alla scrittura giornalistica, con due rubriche personalizzate su Novella e su Visto. Mi diverto moltissimo”.
E non pensa di riprendere la conduzione in tv?
“L’ho fatto per undici anni, adesso non ne ho più voglia. Sono contento quando mi invitano a qualche trasmissione, ringrazio ma accetto solo se mi piace. Insomma, dopo cinquanta anni di carriera, non mi viene il magone se non ho i riflettori addosso”.
Qui l’intervista a Lando Buzzanca.
E qui l’intervista a Massimo Giletti.