Su proposta di Renzo Arbore, il 5 aprile scorso, l’Università Federico II di Napoli ha conferito, nel 50esimo anniversario della morte, al principe Antonio De Curtis, in arte Totò, la laurea Honoris Causa in Discipline della musica e dello spettacolo. Un episodio che si inserisce nella pletora di manifestazioni per ricordare il grande comico scomparso il 15 aprile del 1967.
In tale contesto celebrativo è la tv che assume un ruolo predominante. Un po’ tutte le reti hanno fatto a gara per riproporre i film più noti del grande artista. A cominciare da Rai3 che ha programmato un ciclo di pellicole con il titolo Modestamente Totò iniziato venerdì 14 aprile e in onda fino a luglio. Sky Classic HD, in questi giorni, oltre ad una vasta miscellanea di pellicole, ha in palinsesto Totò Story, antologia con 9 episodi tratti dai suoi film più celebri. Rai1 ricorda il grande comico con una puntata speciale di Techetechetè prevista per il 16 aprile, giorno di Pasqua, in access prime time. Rai 2 manda in onda nella seconda serata del 16 aprile, lo show Il nostro Totò con Renzo Arbore e molti personaggi del mondo dello spettacolo, come vi abbiamo anticipato. Anche i canali tematici di cinema come Iris e Rai Movie, propongono molte pellicole interpretate dal Principe della risata.
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Viene da chiedersi come mai film che sono passati sul piccolo schermo tantissime volte,spesso utilizzati per riempire i palinsesti in periodi come l’estate e le festività di fine anno, riescano a suscitare sempre grandi emozioni convincendo una vasta platea a restare sintonizzata sulla comicità del Principe della risata.
La gag del vagone letto con l’onorevole Trombetta
Una prima osservazione, da non trascurare, è che la popolarità di Totò, ancora oggi, coinvolge un pubblico variegato: passano le generazioni, cambiano i gusti e le mode ma giovani e anziani, appartenenti ai vari ceti sociali, sono accomunati all’unisono in una vera e propria venerazione di un mito inossidabile.
Totò, per dirla con Pirandello, è “uno, nessuno e centomila“; è un plebeo e un principe, non frena i suoi istinti; è un provocatore, un contestatore e dissacratore delle istituzioni; è la tradizione e la rivoluzione, un affamato di cibo e di sesso; è l’uomo dei mille mestieri, un maestro dell’opportunismo e dell’arte di arrangiarsi; è un napoletano verace ma rivendica la sua nazional- popolarità perchè “è un uomo di mondo che ha fatto il militare a Cuneo”.
Resta però, in ogni caso, un personaggio ben individuabile, un Pulcinella senza maschera perchè egli stesso è una maschera. Una sorta di tipo fisso della vecchia Commedia dell’Arte in cui i comici, da un canovaccio oltremodo sintetico e scheletrico, riuscivano a tirar fuori, con il proprio mestiere ed i loro pezzi generici, delle rappresentazioni affascinanti.
Totò ospite de Il Musichiere con Mario Riva
Molteplici film di Totò avevano sceneggiature inconsistenti, a volte venivano realizzati in fretta per meri fini commerciali. Eppure, grazie alla sua improvvisazione e alle sue battute fulminanti, il Principe riusciva sempre a “nobilitarli”.
Il risultato finale, soprattutto dal punto di vista comico, era sempre soddisfacente e gradito al pubblico.
In molti casi Totò diventava, al tempo stesso, un fustigatore dei costumi e delle istituzioni come diceva lui stesso scimmiottando la celebre sentenza latina castigat ridens mores che diventava “ridendo castigo i mori”.
Prendendo in giro e ridicolarizzando esponenti del potere politico, militare e religioso, alcuni dei suoi film subirono numerosi tagli da parte della censura che vedeva, in simili atteggiamenti sovversivi e anarcoidi, addirittura un pericolo per la stabilità delle istituzioni.
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Per cercare di comprendere meglio l’efficacia stilistica e soprattutto l’universalità della sua comicità, può essere utile analizzare, in breve, alcune gag del film “Totò a colori”. La pellicola, del 1952, documenta, tra l’altro, l’introduzione del colore nelle produzioni cinematografiche e soprattutto la comicità del geniale artista napoletano nelle sue componenti fondamentali: verbali e gestuali.
Abbiamo rivisto un’infinità di volte la gag del vagone letto con l’onorevole Trombetta. Ma, inevitabilmente, continua a divertirci.
In questo caso Totò ribalta e sconvolge il significato delle parole, le manipola in un caleidoscopio scoppiettante che spiazza l’interlocutore e i telespettatori (Parli come badi, Trombetta- Trombone, ecc). A questo si aggiunge un uso consapevole del linguaggio che smussa, senza tradirne la napoletanità ma, al tempo stesso, lo rende comprensibile all’intera nazione.
Ma dove la sua eccezionale vis comica raggiunge il vertice è nella mimica gestuale. Un po’ tutti i napoletani parlano con le mani. Ma l’episodio (sempre dello stesso film) in cui imita il burattino Pinocchio che si muove a scatti, è un esempio formidabile di una comicità universale per questto valida in tutti i tempi.
Per cercare di comprenderla, ci viene in aiuto Bergson che nel suo “Saggio sul significato del comico” (Il Riso) parla di “mécanitation de la vie”, una sorta di degrado per cui “qualunque cosa in una persona viva faccia pensare ad un meccanismo inanimato, ha un effetto comico”.