Quali inchieste vedremo nella nuova stagione di Report?
Ci saranno inchieste sulla pubblica amministrazione e sul dna, che sta cambiando il nostro modo di fare medicina, la scienza, e che rischia di cambiare il rapporto che c’è tra noi e tra le tutele e i diritti. Poi ci sono le inchieste sulla vendita agli stranieri degli asset strategici del Paese, avremo delle inchieste che riguardano gli algoritmi e quanto condizionano effettivamente la nostra vita quotidiana. Quando acquistiamo un oggetto sul web, pensiamo sempre di essere i più furbi e di poterlo comprare al prezzo migliore: scopriremo che non è così, perché c’è qualcuno che sta facendo altri calcoli che non conosciamo.
Poi una simulazione su cosa accadrebbe se ci trovassimo negli Stati Uniti D’Europa: cosa accadrebbe in termini di crescita e innovazione. Poi, ancora: un’inchiesta sulla logistica, sull’immigrazione e le ong, una sul cacao mirata sul bluff delle certificazione.
Sembrava che Report fosse legato alla Gabanelli, invece anche con la sua conduzione è andato bene. Secondo lei perché?
Io non mi accontento mai… diciamo che se non avessimo avuto contro fiction che fanno anche il 30-40%, Montalbano soprattutto, avremmo potuto ottenere dati d’ascolto a due cifre. Avendo scaricato più di 300 puntate di Report nella mia carriera, conosco il valore di una puntata.
Il merito è di una squadra fortissima, custode del dna di un prodotto ideato e creato da Milena Gabanelli.
Report è divenuto un format a sé, indipendentemente dal conduttore?
Esattamente. Io sono solo un custode.
Ha sentito la Gabanelli recentemente?
Poco prima di iniziare la conferenza stampa, le ho chiesto se avrebbe partecipato. Purtroppo è raffreddata.
I rapporti con la Rai inoltre saranno molto tesi…
Questo non posso dirlo. Milena è una persona molto coerente, ha tutte le qualità per poter rivestire il ruolo per cui è stata assunta, e io spero vivamente che lo porti a termine. Perché la conosco, e so quanto le piace.