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Perché pensa che si sia conclusa la stagione dei talk show?
Non c’è più nessun personaggio interessante nel panorama della politica. Sembra quasi assurdo ma da quando Berlusconi è sparito la politica in Tv pare veramente finita. Ad interessare oggi non è più la discussione e magari la lite fra i vari esponenti di partiti ma un altro genere televisivo. {module Pubblicità dentro articolo}
Quale?
Mi riferisco in particolare al docu-reality, un genere che racconta la società italiana e il suo cambiamento negli anni. Si tratta tra l’altro di un prodotto a basso costo che dà la possibilità di girare scene credibili perché tratte dalla realtà vissuta dalla gente giorno per giorno.
Crede che sia veramente avvenuta questa mutazione?
Ne sono sicuro. A parlare e a dimostrarlo non sono soltanto gli indici di ascolto dei vari talk show ma il proliferare di docu-reality sulle TV digitali, della piattaforma satellitare e sui canali generalisti. Inoltre sono certo che della mutazione, avvenuta in brevissimo tempo, i politici non se ne sono ancora accorti. Il lato positivo di tutto questo è sotto gli occhi di tutti.
Ce lo spiega?
Il crollo dei costi ha reso la realizzazione della tv accessibile a tutti. Oggi si può fare un programma televisivo ovunque in casa, in piazza, in una città. Basta soltanto una telecamera ed ecco che la tv è immediata e alla portata di tutti.
Però il pubblico televisivo continua a privilegiare i mega show. Come mai?
Viviamo in un momento di grande crisi e il pubblico ha bisogno di leggerezza. Tra l’altro la Rai ha una tradizione in fatto di varietà, un genere che non è mai morto ma che si è evoluto negli anni acquistando forme e maniere sempre differenti.
Però la cronaca nera non porta leggerezza, come mai è così importante nei palinsesti televisivi?
La cronaca rappresenta la storia degli italiani, in particolare quella nera: c’è una fortissima attenzione da parte del pubblico di casa nostra per questo genere. Penso che sia davvero un passaggio obbligato occuparsi di cronaca in un programma televisivo di informazione.{module Pubblicità dentro articolo}
Anche ne La vita in diretta?
Certamente La vita in diretta rispecchia la società italiana. È un mix equilibrato di argomenti seri e leggeri. Quest’anno tra l’altro, sta andando molto bene, ha una marcia in più.
In che maniera ha dato il suo contributo al contenitore?
Abbiamo costruito un rapporto di credibilità con i telespettatori perché il punto forte della Rai è proprio la credibilità che deve avere sul pubblico. A questo obiettivo hanno dato un ampio contributo anche i conduttori, Cristina Parodi e Marco Liorni hanno comportamenti familiari e rassicuranti qualunque siano gli argomenti di cui si occupano. {module Pubblicità dentro articolo}
La sua casa di produzione Hangar è ancora attiva?
Certamente abbiamo due programmi in produzione di contenuti completamente differenti. Il primo sarà dedicato alla comicità: vogliamo riprendere il filo della satira e capire a che punto è il genere in Italia. Il secondo è dedicato alla ricerca di giovani talenti ma in campo scientifico. Cerchiamo cioè i nuovi Piero Angela del futuro.
Che ne pensa della serialità televisiva?
Il pubblico ama il racconto televisivo ne è un esempio il recente “Il paradiso delle signore” che è riuscito a catturare un pubblico trasversale. Anche Downton Abbey e Il Segreto hanno una loro valenza: la nostra storia è fatta di tradimenti e passioni. Insomma gli italiani hanno la “passione per le passioni” ed è questo il segreto del successo di tante storie televisive.