Quella composta da Neri Marcoré e Serena Rossi è una coppia inusuale per la prima serata di Rai1 e sarà interessante vedere come affronteranno la conduzione. Allo stesso modo, Celebration è una programma atipico per la classica sfida del sabato sera tra Rai 1 e Canale 5 – che oppone “Tu si que vales” – dunque sarà stimolante capire come se la caveranno.
L’inizio è vivace, con i conduttori impegnati in una sorta di musical che presenta il programma e i suoi contenuti.
Si parte anche con la musica: Fabrizio Moro canta “You’re so beautiful”, di Joe Cocker. Sulla canzone nulla da dire (ci mancherebbe), l’interpretazione forse non è stata il massimo. Moro è poi protagonista di una parentesi “Doors”, lo storico gruppo rock di Jim Morrison. Canta “Roadhouse blues”.
Segue Noemi con “Crazy in love” di Beyonce e “Crazy” di Gnars Barkley. Forse esagera un po’ con i vocalizzi ma rilancia alla grande in fatto di energia.
In studio arriva anche Ernesto Assante, uno dei più grandi critici musicali italiani viventi. Sarà lui a contestualizzare le esibizioni con un po’ di storia della musica. Inizia chiacchierando di Madonna e Michael Jackson. Troppo veloce il suo intervento. Un’entrata lampo a cui si fa fatica quasi a dare un senso.
Un flash sulle impressioni a pelle (dunque, sicuramente da rivedere): Celebration, finora, sembra un incrocio tra un Sanremo per cover e un “I migliori anni” musicale, più moderno e di respiro internazionale.
Claudia Gerini canta “Material Girl” di Madonna, proseguendo nel solco dell’energia. La Gerini sta faceno il tour di presentazione del suo nuovo film “Nove lune e mezza”, di Michela Andreozzi. Poi Francesco Gabbani canta “Sittin’ on the dock of the bay” di Otis Redding. Alla fine inscena una scherzosa seduta psicoterapica: lo “psicologo” è Neri Marcoré. I due ripercorrono l’ultimo anno di Gabbani, che lo ha visto fare il carico di soddisfazioni e di esperienze, da Sanremo all’Eurovision.
Poi di nuovo al microfono per “I feel good” di James Brown. Ernesto Assante torna in scena per spiegare qualcosa in più sui generi musicali, ad esempio le differenze tra pop e soul.
Serena Rossi, invece, prende il microfono per cantare “Rolling in the deep” di Adele e “Careless Whisper” di Gerorge Michael e “I can’t stop the feeling” di Justin Timberlake.
Entra Raoul Bova e fa un monologo sul rapporto tra la sua vita, musica e cinema. lo accompagna Neri Marcoré alla chitarra, mentre lui racconta di come la musica abbia scandito vari episodi della sua vita. Fa piacere vedere Raoul Bova coinvolto in uno spettacolo per fare qualcosa da attore e non solo per la sua bellezza. Non che stia incantando, però è una fase buona dello show.
Di nuovo Ernesto Assante, che fa conoscere Elton John. In particolare, parla di “Your song”, che poi viene cantata da Michele Bravi. Ricordiamo che Michele Bravi è un ex concorrente di X- Factor e di Sanremo.
Lo show al momento sembra molto ritmato – anche troppo, ricordando alcuni difetti di Uno, due, Tre, Fiorella… – ma privo di idee veramente efficaci. Appare una sintesi di vari spettacoli già visti – anche in Rai – e di musica ce n’è molta ma non è sufficientemente valorizzata, proprio per via dei ritmi serrati. Piuttosto bene i conduttori: sciolti, vivaci e ironici al punto giusto.
Alex Britti si presta ad uno sketch con Lillo & Greg e Neri Marcoré: ripresentano in versione caricaturale una reunion dei The Beatles ed eseguono un medley con le canzoni della band di Liverpool.
Ancora Ernesto Assante. Parla di Beatles con Serena Rossi. “Strawberry fields”, “Penny lane”, “Hey Jude”, fanno riascoltare tutti i capolavori della band che ha riscritto la storia della musica. Poi Assante le collega a Bob Marley, considerato colui che ha, di fatto, creato il reggae dal pop. Questo è il primo intervento rilevante di Ernesto Assante, grazie allo spazio più consistente che sta avendo a disposizione.
Buona anche la transizione che porta all’esibizione di Raphael Gualazzi alle prese con “Imagine”. Deliziosa la sua chiusura di canzone.
Nel frattempo, seguendo l’hastag #CelebrationRai, si può votare un sondaggio – poco più che simbolico – in cui il pubblico può esprimere la sua preferenza fra Madonna e Michael Jackson.Serena Rossi e Neri Marcoré aprono una nuova fase di Celebration cantando insieme un medley spumeggiante. Probabilmente troppi medley in questa puntata. E troppo frettolosi: più che far risaltare la bellezza di alcune canzoni, la diluiscono in un impeto festaiolo che vivacizza e poco più.
Antonino Spadaccino, un ex concorrente di Amici di Maria de Filippi, nel lontano 2004, canta “Happy” di Pharrel Willliams. Gli riesce bene.
Segue un momento dedicato ad Alex Britti e alla sua proverbiale bravura alla chitarra. È uno dei più bravi chitarristi italiani e si sente. Con lui Ernesto Assante e Neri Marcoré ripescano alcune gran canzoni e assoli rock. Di nuovo Serena Rossi che interpreta una versione inedita di “Billie Jean” di Michael Jackson suonata da un quartetto d’archi.
Adesso un momento di comicità con Riccardo Rossi. Il monologo dell’attore romano ironizza su un presunto e fantasioso plagio di Michael Jackson ai danni di Al Bano. Un monolgo scritto bene, ma forse privo di quel guizzo che è ossigeno per un monologo comico. Di nuovo Noemi che stavolta canta “Rehab” di Amy Winehouse. Non era facile ma fa una bella figura. Alexia, invece, canta “Million reasons” di Lady Gaga. La sua è un’esibizione particolare, perché canta chitarra e voce (accompagnata dall’orchestra), fatto inedito per lei che viene dalla dance. Brava. Poi passa a “Into the groove” di Madonna e fa riconoscere tutta l’energia con sui si è presentata anni fa al grande pubblico. Ernesto Assante comunica che lo pseudo-sondaggio sulle preferenze del pubblico è stato vinto nettamente da Michael Jackson.
Ora Alex Britti si cimenta con “Purple rain” di Prince. Notevole soprattutto la sua interpretazione alla chitarra.
La puntata finisce qui. L’appuntamento con la seconda puntata è per sabato 21 ottobre. Paola Turci, Elio e le Storie Tese e Piero Pelù sono gli ospiti annunicati in anteprima.
Celebration di stasera è stato vivace, ritmato, ricco di canzoni che non sempre è possibile sentire in un programma di Rai. Gli ospiti sono stati molto bravi ma hanno avuto poco tempo, riproponendo un grosso problema degli ultimi show targati Rai, in cui i ritmi vertiginosi vanificano spesso intere fasi dello spettacolo. Bene i conduttori, considerando che erano alla loro prima esperienza. Si sono dimostrati affiatati, briosi e adatti al tipo di programma.
È mancato un vero centro di gravità dello spettacolo, la vera spina dorsale: se Celebration è un modo per omaggiare le canzoni ma quelle canzoni vanno via una dietro l’altra in tutta fretta, la sensazione che lascia non è delle migliori. Che in Rai scarseggino delle belle idee?