Giacobbo inizia dalla diga del Vajont, ricordandone la tragedia. Dalla provincia di Bergamo, racconta quindi un altro crollo: quello della diga del Gleno, un “dramma perduto” attraverso le testimonianze di chi l’ha vissuto. 359 i morti, ma potrebbero non essere state recuperate tutte le salme.
I lavori della diga iniziarono quando gli uomini dovevano ancora tornare dalla prima guerra mondiale: a sobbarcarsi una costruzione tanto dura, cominciarono le donne.
Affrontando una dura salita, il conduttore raggiunge il punto di rottura della diga, mettendo in evidenza la profondità della valle. Era il primo dicembre del 1923: all’improvviso, l’acqua è venuta giù.
La diga ha una particolarità che la rende unica al mondo: è infatti costituita da due parti che si sovrappongono. Al tempo costruzione avveniristica, il progetto in realtà era al risparmio: diversi i possibili punti critici, a partire dai materiali utilizzati fino a un peso eccessivo che non poteva essere retto.
Esaminando le carte del processo ai costruttori, è tuttora difficile capire cosa sia realmente accaduto. Di fatto la condanna di tre anni venne ridotta a uno, fino all’assoluzione di Santangelo e Viganò.
Finita nell’estate e crollata a dicembre, la vita della diga è stata di appena quattro mesi. A bordo di un elicottero, Giacobbo sorvola la gola seguita dall’acqua al momento del crollo.
Mimmo Franzinelli, storico, esclude invece l’ipotesi della bomba: il motivo sarebbe da ricercarsi nella poca sicurezza della costruzione.
Arriva il primo permesso speciale della serata: Giacobbo accede alla parte alta della diga, camminandoci sopra. E naturalmente sottolinea come lassù non ci siano protezioni.
Ci spostiamo ora in Polonia, a Cracovia, alla ricerca dell’Italia nel mondo. Innanzitutto gli inni dei due Paesi: in quello italiano si cita la Polonia, e viceversa in quello polacco. Molti polacchi combatterono nel Risorgimento italiano; inoltre la prima tv trasmessa, fu l’italiana Rai 2.
Giacobbo scende nel sottosuolo, esplorando le miniere di sale fino ad arrivare alla maestosa cattedrale sotterranea. Passando attraverso le cappelle in cui i minatori pregavano, si giunge al lago sotterraneo: si tratta di una sala scolpita dall’uomo in 20 anni.
Ma l’esplorazione sottoterra non finisce qui: elmetto in testa, il conduttore di cala nei tunnel della miniera, dove ci mostra i carrelli usati e il treno elettrico. Le gallerie sono intitolate a città italiane, a sottolineare il legame tra Italia e Polonia.
Nella miniera è presente tuttora un sanatorio, dove viene chi ha problemi respiratori.
Si torna ora in Italia, a Orvieto. Giacobbo si occupa del miracolo eucaristico di Bolsena, uno dei pochi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa cattolica. a far cambiare forma al sangue sarebbe un batterio presente al suo interno.
Dall’interno dell’imponente Duomo di Orvieto, si passa al Pozzo di San Patrizio per riprendere quello che nessuna telecamera ha mai immortalato prima.
Arrivato al fondo del pozzo, si risale grazie a un canale segreto voluto direttamente da Papa Clemente VII. Nella costruzione si incrociano due scale; sul fondo l’acqua.
Il Papa fece costruire il passaggio per scappare in caso la rocca fosse stata assediata. Questo “tunnel mai raccontato” è a dir poco angusto: Giacobbo fa molta fatica, ne esce con il viso rosso.
Prossima tappa, Roma: siamo a Palazzo delle Esposizioni per la mostra Digital Life. Si parla di memoria umana, in particolare di alcune persone che ricordano tutto.
Eric Kandel, premio Nobel per la medicina, ritiene positivo il fatto che dimentichiamo alcune cose: ricordare tutto infatti, impedisce di accantonare i grandi dolori della vita.
In conclusione, un elenco delle invenzioni nate in Italia: dalla funicolare al termometro, dal ferro da stiro al telefono solo per citarne alcune.
La puntata si conclude qui.