Enrico, dal 28 febbraio, per quattro venerdì avrà la prima serata con Il meglio d’Italia su Raiuno. Di che si tratta?
“Sarà una sorta d’incitamento a tutti noi che siamo gli unici detrattori di noi stessi. In Italia abbiamo tante bellezze, non ci manca nulla, eppure non le sappiamo apprezzare”.
Ma questa trasmissione sarà un varietà, un appuntamento di cultura cultura, o altro?
“Sì, sarà uno show con ospiti veri e propri, dove si scherzerà e si parlerà dell’Italia”.
Chi saranno gli ospiti?
“Più di tanto non posso dire. Posso anticipare uno della prima puntata: Giorgia. Poi ho molto apprezzato l’intervento canoro di Rocco Hunt, che ha pure vinto le Nuove Proposte. Ho deciso di averlo come ospite nella prima puntata. L’ho deciso qui. Mi è subito piaciuto il suo modo spontaneo, genuino, fresco di cantare”.
Parlando di televisione, le piacerebbe condurre uno dei prossimi Festival?
“Su Sanremo come sulla Nazionale di calcio ognuno ha una sua idea. Tutti siamo un po’ ct, tutti farebbero il Festival diversamente ma onestamente, mi piacerebbe condurlo, ma preferisco fare l’ospite. Credo che non accetterei. Come dice mia mamma, molti sul Festival ci hanno sbattuto il grugno. Mi mette paura, ci sono troppe domande che vanno oltre la canzone. Ci dovrebbe essere un alleggerimento. Temo la sindrome festivaliera, le polemiche, i dibattiti che avvengono in sala stampa. Ci si prende troppo sul serio, e specialmente qui a Sanremo, dove regna la bella canzone italiana, ci sarebbe più bisogno di leggerezza”.
Ho notato che non le piacciono molto i giornalisti, almeno qui al Festival
“Non dovrebbero essere sempre inquisitori. Ricordo, con l’occasione, un articolo di un vecchio Paese sera, mi sembra del 1984, quando ho fatto Beato tra le donne, nel quale si diceva che la carriera era finita. Non lo feci mai leggere a mia madre, le avrebbe preso un colpo”.
Quest’anno tante critiche, flop. Lei che ne pensa della kermesse?
“Mi piace la scenografia, anche se è stata criticata e credo che la conduzione vada bene, mi sembra che Fazio e Littizzetto, come si dice, ‘tengano botta’. La volontà di rimando ai tempi passati, anche se è opinabile, non mi dispiace”.
Progetti futuri, cosa l’aspetta dopo questo show televisivo?
“Ancora teatro con Rugantino, andremo a Milano e poi a giugno in America, come ci andarono nel 1964 tutti quelli della prima edizione, tra cui ricordiamo Nino Manfredi, il grande Aldo Fabrizi, Lando Fiorini. Garinei e Giovannini, gli autori, pur non sapendolo, allora, hanno creato un cult. E adesso, a distanza di 50 anni, ritorniamo lì, dove ci sono anche molti italiani”.