Una Domenica in più confusionaria e raffazzonata davvero non era prevedibile. Neppure nelle peggiori aspettative. Cristina e Benedetta Parodi, le due sorelle al timone del contenitore festivo di Rai1 non sono riuscite neppure a coordinare i propri interventi: la più piccola “parlava addosso” alla più grande, nel tentativo, forse di non essere oscurata.
Tutto quanto abbiamo visto nella prima puntata all’esordio il 15 ottobre è da dimenticare. Tabula rasa se si vuole un futuro più dignitoso altrimenti ci pensa la concorrenza spietata di Canale 5 ad azzerare un format che non funziona.
Le due sorelle non sono in sintonia, Benedetta ha un’unica arma da sfoderare: la sua storia professionale ai fornelli. Ma Domenica in non è Bake off Italia- dolci in forno e lei non se ne è resa conto. Lo spazio cucina non funziona, non la domenica pomeriggio quando i telespettatori sono reduci dal lungo pranzo festivo e avrebbero bisogno di un altro tipo di intrattenimento, lontano dai fornelli.
Marco Marzocca deve reinventare la propria comicità: lo si è visto troppe volte nel ruolo del domestico filippino. Claudio Lippi mostrava chiari segni di insofferenza per situazioni in cui appariva perfettamente inutile. Deludente l’immagine di Adriano Panatta passato dai fasti internazionali dei Tornei del Grande Slam alla misera Posta del cuore. Una diminutio per uno dei miti incrollabili del tennis che testimonia il vezzo degli sportivi di concedersi alla tv.
Unico incoraggiamento va al giovane Leonardo Fiaschi che, in un guazzabuglio di situazioni, ha cercato di dare il meglio. Il programma era stracolmo di “ricicli”. Si va dall’ex inviata de L’Arena Ilenia Pietracalvina alle gag straviste di Lillo e Greg. Passando per le atmosfere da “Tale e quale show” che pure hanno fatto capolino.
Neanche gli ospiti sono stati gestiti in maniera ottimale. Lo spazio finale riservato a Carla Fracci non ha comunicato alcuna originalità. Come anche i segmenti musicali. E non convince neppure l’ambientazione. Domenica in è sempre stata, tradizionalmente un varietà, con innesti di altri ingredienti ma sempre finalizzati all’economia del programma. Stravolgerla, come è stato fatto talvolta in passato, è un grande errore.
Non è questa la tv per famiglia di cui l’azienda televisiva pubblica vuol essere rappresentante.