Al di là dell’intento di esser fedele al testo di partenza, effettivamente non avrebbe avuto molto senso proseguire nel racconto, tanto più di fronte a un personaggio ancora vivente. È la sua esistenza stessa a parlare e di questo Bocelli ne ha consapevolezza. Come abbiamo scoperto nel corso della conferenza stampa durante il Prix Italia, il regista Michael Radford nutriva delle perplessità proprio per la condizione di partenza: realizzare un film autobiografico con la persona ancora in vita; ma incontrando l’artista ha superato le remore. L’idea, già insita nel romanzo e sviluppata in sceneggiatura (con la co-autrice Anna Pavignano) del racconto in terza persona, è stato un modo per guardarsi dall’esterno e, forse, creare anche quella giusta distanza per chi realizzava il progetto, dando vita a un personaggio.
Va detto che la scelta di proporre Radford (divenuto celebre per ‘Il postino’), a conti fatti, si è dimostrata riuscita. Il regista ha saputo tirar fuori quello che il taglio della storia richiedeva. Una storia ispirata sì alla vita del tenore, “ma la vita non ha un impianto drammaturgico per cui la scrittura deve dare un senso. Cercavo un conflitto, un corto circuito. C’è un ragazzo che scopre di avere una voce importante. Vuole diventare un cantante ma è cieco. Abbiamo inventato il ritmo della sua vita”, ha dichiarato nelle note di regia.
Come aveva dimostrato in precedenti opere, Radford riesce ad andar a fondo della psicologia dei personaggi. Inizia dal protagonista a cui, da adulto, dà volto e voce Toby Sebastian (bravissimo nel riprodurre postura e gestualità del maestro), e continua con tutti coloro che gli gravitano attorno.
Un appunto va fatto: alcune battute cadono nella trappola della retorica ed è un peccato, per quanto possano essere giustificabili dalla volontà di parlare di emozioni, ma al contempo è stato dichiarato di voler rifuggire il sentimentalismo. C’è una scena molto forte tra la madre del protagonista (Luisa Ranieri) e lui da piccolo che riesce a rendere l’idea del dolore della mamma e del bambino che non riesce più a vedere il sole.
La trama del film tv segue la parabola di un bambino che scopre di avere un dono. Purtroppo, man mano che la malattia si manifesta, si rende conto che non sarà semplice per lui centrare l’obiettivo che si è prefisso. Si avvertono le atmosfere da fiaba che si sono conferite a La musica del silenzio.
Grande co-protagonista è la musica amata dal protagonista prima come ascoltatore grazie allo zio (reso entusiasticamente da Ennio Fantastichini). La vicenda segue l’incontro con Zucchero e il lavoro al pianobar. Nel cast de La musica del silenzio anche Antonio Banderas (il maestro), Jordi Mollà (il padre, che manifesta una recitazione più in sottrazione) ed Enzo Salvi.
Ad introdurci a questo viaggio è lo stesso cantante, che appare nei primissimi fotogrammi in bianco e nero, per poi ritornare nel corso del plot con la sua voce – fungendo da voice over in alcuni punti – e riapparire in chiusura con un montaggio di alcuni momenti significativi e, ve lo anticipiamo, con un messaggio in conclusione dei titoli di coda.
A tratti sembra che “le ombre” siano state messe da parte, per dar spazio alla lotta per il proprio sogno. Sul piano della messa in quadro, nota di merito va alla ricostruzione sia delle varie epoche che del paesaggio (in particolare quello toscano).
Sicuramente La musica del silenzio è adatto al pubblico della prima serata Rai e sarà gradito a tutti i fan di Bocelli.