Una serie d’azione, ma non un sequel: la serie si inserisce nel filone della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata, però non è il seguito di Sotto Copertura. Il racconto è un altro, stavolta strutturato con più episodi rispetto alla prima miniserie.
“Un romanzo per la televisione”, è la definizione della direttrice di Rai Fiction Tinni Andreatta. Personaggi ricchi di sfumature: il poliziotto che si deve scontrare con la lotta contro Zagaria, dall’altra i veleni interni, mentre Zagaria ha una sua complessità legata al potere. Molti i nuclei familiari coinvolti, in una Napoli che viene ritratta in modo inedito.
“Anche senza aver visto la miniserie precedente -conclude la Andreatta- la storia si può guardare senza alcun problema”.
“La fiction parte da un assunto importante”, interviene il produttore Luca Bernabei, “cioè che la violenza non paga”. “Raccontiamo -prosegue- la gente che rischia la vita per noi per poche migliaia di euro. La gente ha collaborato per dimostrare che non era spalleggiava la criminalità”.
La parola passa al regista Luca Manfredonia: “Su zagaria abbiamo fatto uno studio: in una logica quasi militaresca, ha i suoi perché. Ha una visione del rapporto con lo Stato come se la camorra fosse a sua volta un piccolo stato nell’Italia”. Il segnale più rilevante che si può dare, riflette il regista, è che questa vita poi alla fine è orribile: “Zagaria fa un uso edonistico del potere, è ricchissimo, eppure la sua è una vita di m***a”.
Claudio Gioè, da uomo del sud, è soddisfatto di una fiction in cui non si esalta il male fine a se stesso: “I risultati della serie precedente ci hanno dato sicurezza. Le vittorie dello Stato diventano realizzazione di un potenziale: raccontare la vittoria dello Stato in quei territori è stato come mettere in atto un’operazione catartica. Avevamo i vicini affacciati, persone che vedevano la messa in scena di una vittoria dello stato dopo aver visto il vero arresto di Zagaria”. “Da cittadino mi sento coinvolto -conclude- e mi fa piacere che la Rai riesca a portare in scena un racconto come questo, senza retorica”.
Dal commissario Romano, si passa al boss Zagaria, cioè Alessandro Preziosi: “Il bene, quando è bene vero, non fa mai capolino nella legittimazione del male. Mai viceversa. Il mondo casalese ti fa sembrare giusto quel che non è, rischia di convincerti”. E spiega: “Bisogna far capire alla gente che, nella vita di tutti i giorni, il contributo alla delinquenzialità è dietro l’angolo sempre”: “da piccolo mi affascinavano, adesso sono dei poveri cristi che hanno trascorso metà vita in un bunker e l’altra metà in isolamento”.
Tocca allo sceneggiatore Francesco Arlanch: “Ogni singolo ruolo ha trovato una rappresentazione memorabile. Abbiamo cercato di essere il più possibile fedele alla realtà” .
Romano, il personaggio di Gioè, viene riabilitato alla fine degli otto episodi, mettendo in chiaro che non era colluso con la camorra. Il vero nome del personaggio, il comandante Pisani, non è stato utilizzato perché all’epoca della prima stagione c’era un processo in atto: adesso invece l’accusatore è stato condannato”.
Nel cast anche Bianca Guaccero, donna che sa che nel bunker sotto casa sua si nasconde il boss: “La famiglia era obbligata a collaborare con Zagaria, non si capisce quanto lo subissero o quanto ne subissero il fascino. Alla fine ritrovano un’unità familiare, una forza per ribellarsi a tutto questo male”. Le scene sono state girate nella vera casa della famiglia: la magistratura ha tolto i sigilli per l’occasione, l’attrice ha incontrato la vera signora e ne ha visto il dramma. “Uno sguardo molto duro, difficilmente lo dimenticherò”, racconta la Guaccero: “Quello che mi ha raccontato lo sguardo, ho cercato di metterlo dentro”.
Quindi Matteo Martari, nuovo ingresso nella squadra di polizia: “All’inizio Visentin ha problemi con Romano, perché è molto rigido”.
Gerardi, Salvo nella serie, ricorda invece la vita dei poliziotti sotto copertura: “Non esistono feste, i figli hanno dei non-padri che non possono andare a prenderli a scuola: rischiano la vita per due soldi”.
Infine Erasmo Genzini: “più di tutti, il mio personaggio fa capire che anche se sei l’uomo di fiducia di Zagaria, può riuscire a scappare da questa vita”.
La conferenza stampa si conclude qui.