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Anticipati gli argomenti della serata, la Berlinguer annuncia subito l’ingresso di Flavio Insinna. Per iniziare, viene subito riproposto un estratto della precedente ospitata: era il 21 marzo, quando Insinna parlava di un Paese indifferente, mentre lui ne avrebbe voluto uno gentile.
Insinna racconta che quando quel discorso ha iniziato a girare nei social, persone a lui vicine gli hanno detto che si metteva male, dato che in questo Paese non si perdonano né il sucesso né il talento. Si passa dunque a commentare quanto avvenuto in seguito ai fuorionda svelati: Insinna si scusa per i modi, scusandosi con la signora etichettata come “nana di m****”.
Insinna ripete di aver rivolto le sue scuse alla signora anche in privato. “Ho detto che voglio vivere in un Paese gentile, non in un Paese gentile come me”, sottolinea.
E prosegue: “Mi dispiace che questa campagna di odio stia banalizzando il bene”, per poi passare agli stralci del libro utilizzati da Striscia. Ne è stato preso un estratto, senza chiarire il contesto, fatto leggere all’attrice con la voce intensa e mettendoci la scritta “femminicidio”: “è istigazione all’odio”. Quel passaggio, precisa, era un sogno.
“Se avessi visto quelle immagini dall’esterno, come ti saresti comportato?”, gli chiede la Berlinguer. “Avrei cercato di capire”, le risponde. “Gli operai di Affari Tuoi che hanno lavorato con me -prosegue- mi hanno scritto di non aver mai lavorato con uno appassionato come me”.
Insinna ripete diverse volte di aver dato in escandescenze anche sui set dei film, ma per un eccesso di precisione: “Ho chiesto passione a tutti. Vorrei che venissero a parlare tutti i concorrenti a cui ho concesso di pensare 20,30 minuti sulle proposte perché ne dipendeva la loro vita, mentre il pubblico urlava Mannace a casa, e io spesso mi sono girato a rispondere male”.
Insinna parla di “massacro mediatico”, non senza ipotizzare che la sua carriera televisiva sia finita: “Non potrò più lavorare? Pazienza. Ma se lo farò, lo farò così, perché questo Paese ha bisogno di ritrovare la passione”. Più volte inoltre, viene nominata la beneficienza e l’aiuto a varie organizzazioni: ripescando anche la diretta Facebook, la Berlinguer domanda se fosse il caso di michiare tutto ciò con la polemica tra lui e Ricci. “Dovrebbe diventare virale ciò che è positivo”, è la risposta.
Presenti in studio, Silvia Motta e Tomaso Labate, uno dei primi a prendere le difese di Insinna sul Corriere della Sera.
Non è una questione di soldi: “Quando recitavo gratis, era uguale. Quando sono sul set di un film, staccano il telefono: perché sanno che se a me viene un’idea pure alle tre di notte, io chiamo. Ci sono registi che non mi vogliono vedere”. E siccome il monologo va avanti ripetendo che è tutta questione di passione, la Berlinguer sintetizza: “Cioè diciamo che tu ti rapporti sempre così, sbroccando?“.
La Motta vuole sapere quanto degli audio svelati, fossero davvero fuorionda. Quello incriminato sulla “nana”, materiale già in mano agli avvocati, è stato registrato nei camerini: “Ti posso portare sulla mattonella in cui l’ho detto”.
Tra citazioni di Primo Levi e aneddoti, Insinna è incontenibile: “Per mesi la Rai ha fatto un’inchiesta interna per verificare che il gioco non fosse truccato: il conduttore è pieno di debolezze, il gico trasparente. Rivendico la serietà di quest’azienda”.
Insinna ci tiene a dire che quello di Ricci è odio, specie alla luce del fatto che il programma è finito: “Tornerà perché è un grande successo, non con me. L’ultima puntata ero vestito da astronauta, sono volato via”.
Riguardo invece l’eventualità di un ingresso in politica: “Io servo fuori, da battitore libero. Non farò mai politica”.
Per dimostrare quanto sia generoso sul lavoro, l’ospite si fa sfuggire un aneddoto di un certa ingenuità: racconta di una volta in cui il pubblico non rideva alle battute di Bertolino, e lui ha cercato di aiutarlo ridendo. E questo nonostante si tratti di un collega che non frequenta abitualmente.
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Si collega Gabriele Corsi: “Caro Flavio, se mi intercettasero, mi darebbero il Daspo dalla televisione”. Ancora: “Hai un account Twitter buono e uno cattivo”, per poi portare alcuni esempi e, infine, mandare in onda una sorta di canzone in cui vengono utilizzate le parole dello stesso Insinna.
Salutato Insinna, ecco Giuliano Pisapia. L’impressione intanto, è che a Striscia la notizia questa ultima ora di televisione darà spunto per un’infinità di altri servizi, o almeno per un tapiro a Bertolino.