I maldipancia sono arrivati sul metodo usato più che sulla scelta del candidato. Forza Italia – e Silvio Berlusconi in primis – non hanno gradito il fatto che si siano trovati davanti al nome senza averlo condiviso. Si è vero che Marcello Foa è un ex giornalista del Giornale della famiglia Berlusconi, tuttavia i forzisti avrebbero voluto partecipare alle selezioni, invece di trovarsi con i giochi fatti da Movimento Cinque Stelle e Lega.
E allora i voti per Foa in commissione si fanno pesare come se fossero oro, visto che per eleggerlo servono i due terzi dei componenti della Vigilanza. Quindi diventa fondamentale il patto con l’opposizione. Con il solo centrodestra, essendo il Pd totalmente in trincea. Giorgia Meloni invece ha già detto che voterà Foa perché convinta dalle dichiarazioni del Pd sulla lottizzazione Rai: “Dopo quello che ha fatto Renzi!”.
Per convincere Forza Italia a votare Foa occorre mettere sulla bilancia qualche contropartita valida. Una direzione di rete o di tiggì, tanto per fare un esempio congruo e più che mai di attualità.
Ma i Cinque Stelle hanno detto che un’eventuale offerta deve essere “pagata” con la dote della Lega, quindi è Matteo Salvini che deve rinunciare a qualche casella per avere i voti degli alleati delle ultime elezioni. Morale della favola: se il Tg1 va al M5S (anche se ancora non si vede all’orizzonte un candidato di spessore), la Lega dovrà rinunciare al Tg2. Qui potrebbe arrivare un direttore vicino a Forza Italia. Antonio Preziosi, Susanna Petruni, Francesco Giorgino, Angelo Polimeno Bottai sono i quattro nomi dei fedelissimi del Cavaliere.
Intanto sono senza direzioni il Giornale radio, la Tgr e tra poche ore anche Raisport. Gerardo Greco se ne è andato a Retequattro, Vincenzo Morgante a Tv2000 e Gabriele Romagnoli sta per sbattere la porta.