Rai 1 fa sapere di aver realizzato una scena unica e mastodontica: otto pedane sono state posizionate nella parte centrale, e creeranno movimenti verticali di diverse misure e forme. Qui vengono posizionati i musicisti. Il risultato è ottenere un palco in continua evoluzione, mai uguale a se stesso, capace di trasformarsi a seconda dei brani rappresentati.
Claudio Baglioni, che ha catturato il pubblico fin dalle prime esibizioni negli anni Sessanta, festeggia 50 anni di carriera e di indimenticabili successi.
Anche sul palcoscenico veronese il cantante realizza un percorso che va dagli anni ‘60 fino ai giorni d’oggi. E racconta la sua storia musicale in ordine cronologico. Tanti anche gli elementi visivi e scenografici che hanno rappresentato la storia dei live di Claudio Baglioni. Il cantautore romano arriva sul palcoscenico con un soprabito e una valigia in mano: sono i simboli del viaggio per eccellenza, perché racchiudono e rappresentano una piccola parte di ognuno, da proteggere e portare ovunque.
L’Arena di Verona si stringerà intorno a Baglioni, al suo super-gruppo formato da 21 musicisti polistrumentisti che, grazie alla presenza di fiati e archi,permetteranno alle canzoni di avere arrangiamenti nuovi e straordinari, e a 25 artisti di altre discipline, per una epocale prima volta musicale, artistica e scenografica. Non solo musica, quindi, ma un vero spettacolo a 360°, con coreografie, scenografie mobili e movimenti innovativi che rappresentano gli stili del mondo della danza, del teatro e della rappresentazione mimica.
Si comincia con Questo piccolo grande amore, considerata la canzone del secolo. E si prosegue con tutti gli altri successi in questo tour veronese che si compone di tre serate. Tre concerti che ripercorrono anche la storia del costume del nostro Paese. Ascolteremo, tra gli altri brani, Amore bello, Poster, Porta Portese, E tu. Solo per citare alcuni titoli più famosi.
“Non immaginavo che la mia storia personale e professionale potesse avere tali risvolto” ha affermato lo stesso Baglioni. “In 50 anni di carriera il rischio di perdere il senso della realtà è davvero alto e sempre in agguato. Ed io ho sempre lavorato all’insegna di un’autocritica che mi ha spinto a migliorarmi sempre di più”.