Sono passati ormai 2 anni dal ritrovamento del corpo, il 16 luglio 2016 a Loreno Mobello, in provincia di Varese, nei pressi dell’abitazione in cui Loretta viveva con il marito, Roberto Scapolo, sposato 16 anni prima.
Loretta è una donna affermata nel mondo della moda e dello spettacolo come make up artist mentre suo marito è un rappresentante ottico.
Loretta e Roberto conducono una vita serena e spensierata fino a quando, nel 2013, devono affrontare una grave crisi economica: perdono entrambi il proprio lavoro e restano disoccupati per alcuni mesi, fino al giorno in cui Roberto trova una seconda attività, anche se molto meno redditizia della precedente.
Avendo il totale controllo delle finanze famigliari, Roberto inizia ad avere dei comportamenti inaspettati nei confronti della moglie: falsifica bollette, finge di pagare affitto e mutuo, celando a Loretta la reale condizione economica in cui versa la famiglia.
Il castello di bugie che Roberto costruisce, giorno dopo giorno, lo porterà pian piano alla follia, fino al momento in cui, in una totale perdita dell’autocontrollo, durante i preparativi del viaggio previsto verso la Toscana, uccide brutalmente la moglie, colpendola al cranio con un martello.
Secondo la confessione dell’uomo, il raptus di violenza sarebbe sorto a seguito di una serie di rimproveri da parte della moglie nei suoi confronti.
Roberto, reo confesso e difeso dall’avvocato Paolo Bossi, viene condannato dalla Corte d’Assise d’appello di Milano, a 17 anni e 6 mesi, 14 mesi in meno rispetto alla decisione presa dal giudice in primo grado.
La storia di Loretta, purtroppo, è solo una delle tante: vittime di violenze, in molti casi estreme, da parte dei propri compagni di vita. E a dar prova di ciò, vi è il grande numero di donne che scrivono alla redazione per chiedere sostegno e aiuto, raccontando la propria storia, le ingiustizie subite e gli episodi drammatici con cui sono costrette a convivere nella quotidianità.
La redazione, che si avvale della collaborazione dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, fornisce ad ognuna di loro il contatto del Centro Antiviolenza più vicino, così da avere la possibilità di un’assistenza legale e psicologica.
Chi ha necessità di un supporto della redazione, può scrivere un’e-mail all’indirizzo amorecriminale@rai.it.