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Ma come al solito tutto si infrange contro gli schemi stereotipati e oleografici della solita, obsoleta fiction italiana. E tutto ci è apparso banale,nella prima puntata della miniserie Luisa Spagnoli andata in onda lunedì 1 febbraio. A cominciare dall’interpretazione della protagonista, immobile e statica. Luisa Ranieri, insomma, non è riuscita a dare carisma ad una grande imprenditrice del Novecento. Il suo volto è apparso troppo innaturale, la sue espressioni costruite e lontane dalla spontaneità indispensabile per dare credibilità al personaggio. Nonostante le fatiche e i sacrifici, la sua Luisa Spagnoli sembrava appena uscita da un salone di bellezza. La Ranieri sa di essere la prima donna della fiction e fa di tutto per farlo notare al pubblico: è questa la ragione per la quale nella storia la protagonista cade in secondo piano, sopraffatta dall’esuberanza dell’attrice che la interpreta.
La sua recitazione, a volte troppo calcata e sopra le righe, si è scontrata con la bravura di interpreti come Antonello Fassari, il padrone della confetteria che viene rilevata dalla Spagnoli, di Massimo Dapporto nel ruolo di Francesco Buitoni, di Franco Castellano e di Vinicio Marchioni che ha dato il volto ad Annibale Spagnoli, il marito della protagonista.
Non ha convinto neppure Gian Marco Tognazzi nel ruolo del conte Icilio Sangiorgi: troppo teatrale e calcata la recitazione. Ricordava la sua interpretazione di Uriah Heep nella miniserie David Copperfield, andata in onda su Rai1 nell’aprile del 2009.
Non solo: la parte iniziale della prima puntata è stata tutta incentrata sulla nascente storia d’amore tra Luisa e Annibale, in atmosfere quasi da soap opera.
A salvare la fiction due elementi: la ricostruzione storica che ci è apparsa discretamente fedele all’epoca, i primi anni del Novecento, e i costumi, anch’essi ben realizzati e aderenti agli anni. Peccato che coloro che li indossavano non avevano, però, la medesima credibilità. Inoltre, in alcune scene apparivano come sfondo gli scorci della città di Perugia che hanno rappresentato il valore aggiunto.
Man mano che il racconto procedeva, anche la sceneggiatura ha presentato i suoi limiti. La vita della Spagnoli è stata narrata in maniera scontata, puntando troppo sul prestigio del personaggio e troppo poco su tutto il resto. Si è inseguita la facile emozione incappando in notevolissime approssimazioni. Una per tutte: le brevi scene di guerra, apparivano talmente approssimate da sembrare assolutamente inverosimili.
Infine: non si è saputo sfruttare neppure l‘effetto golosità: prima i confetti e poi il cioccolato sembravano svuotati di ogni appeal per le papille gustative. La Spagnoli appariva solo con ciotole fumanti a rimestare cacao e altri ingredienti. Come se bastasse questo, per Rai Fiction, per etichettarla come imprenditrice e ideatrice del notissimo Bacio.
Vero non mi é piaciuto patetico ed inverosimile da fumetto…orribile
le brevi scene di guerra: soggetto
apparivano: verbo
alle scuole elementari mi hanno insegnato che mai e poi mai possono essere separati da una virgola, se non per inserire (ma fra due virgole) una frase riferita al soggetto.
Quanto agli Uriah Heep, direi che sono più noti come band di musica pop degli anni settanta che per il povero Davide Copperfield…
Concordo su tutto, fiction superficiale ed approssimativa. La recitazione in alcuni tratti poco attinente al contesto. La tipica fiction di Raiuno .