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Grazie a nuovi e sconvolgenti indizi History farà luce sul carcere e su una delle imprese più famose legate alla sua storia.
Il primo dei documentari Alcatraz, la grande fuga, racconta proprio questa leggendaria evasione, resa famosa dal film di Don Siegel con Clint Eastwood come protagonista, tentando di rispondere a quesiti ancora irrisolti: i tre hanno davvero scavato una galleria con un cucchiaio? Come hanno costruito i fantocci di cartapesta per sostituire i loro corpi nel letto? Sono annegati nella baia o sono riusciti a salvarsi?
Sembra che il giorno successivo alla fuga, sia stata rinvenuta nei pressi di San Francisco una Chevrolet rubata e anche i resti di una zattera, particolari che confermerebbero la riuscita dell’impresa. Al contrario, i corpi non furono mai trovati e, dopo diciasette anni di ricerche, l’FBI chiuse le indagini ritenendo che gli Anglin e Morris non potessero essere sopravvissuti alle acque gelide del Pacifico. Cinquant’anni dopo, la famiglia dei fratelli Anglin ha deciso di rivelare segreti scioccanti che potrebbero riaprire il caso.
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A seguire History manda in onda il documentario Alcatraz, il carcere maledetto, un viaggio nei corridoi del penitenziario più temuto d’America, attraverso le leggende che lo circondano e alla scoperta del motivo per cui era ritenuto il più duro tra i carceri di massima sicurezza.
Alcatraz è solo un museo, ma cinquant’anni fa questo carcere di massima sicurezza era la meta dei criminali più pericolosi del Paese. Celle di dimensioni ridotte, punizioni esemplari e una certezza tra i detenuti: nessuno scappa da Alcatraz. Molti negli anni hanno tentato la fuga, ma evadere dal penitenziario sembrava impossibile. Finché i fratelli Anglin, John e Clarence, e Frank Morris non ci sono riusciti, facendo perdere le proprie tracce.
Chi veniva mandato ad Alcatraz era solitamente considerato molto pericoloso o aveva già tentato la fuga da altre prigioni. I carcerati erano costretti a scontare la loro pena in una cella singola, dalle dimensioni notevolmente ridotte. Le mancanze disciplinari venivano punite con la reclusione al buio e al freddo nelle celle d’isolamento. A differenza di altre carceri, la possibilità di lavorare non era concessa a tutti, ma era un privilegio che ci si doveva guadagnare con la buona condotta e rispettando le regole della prigione.