Il fotoreporter Luca Bracali, invece, è andato in Norvegia per fotografare le aquile dalla coda bianca.
La puntata della scorsa settimana, dal titolo “Quattro milioni di anni fa…la Terra”, era partita dalle Dolomiti per finire sulle spettacolari scogliede della Scala dei Turchi, in Sicilia.
Pochi chilometri a sud del Circolo Polare Artico, tra ghiaccio, montagne incontaminate, vulcani, geyser: la puntata si apre dall’Islanda.
Il Paese è stato scoperto nell’Ottocento da alcuni monaci provenienti dall’Irlanda.
Stasera, Niagara ci fa vedere le Cascate Skogafoss. Alte 60 metri e larghe 25, sono tra le testimonianze più nitide della natura islandese.
Ci sono varie leggende legate alle Cascate Skogafoss.
Secondo la più importante, il primo vichingo che abitò la zona, nascose un tesoro – un forziere con monete d’oro – nella caverna dietro la cascata. Il riflesso particolare dei raggi solari sull’acqua della cascata, sempre secondo la leggenda, viene proprio dal colore dorato delle monete. Nei secoli, solo un giovane riuscì a recuperare il forziere, ma dovette arrendersi quando l’anello da cui lo trainava si ruppe e lo fece finiere in acqua.
Una seconda leggenda dice che chi si bagna nelle acque delle Cascate Skogafoss, poi ritrovi oggetti persi da tempo e mai ritrovati.
Le immagini successive sono della Cascata Gullfoss, la più imponente del Paese, posta alla fine di un enorme canyon alto 70 metri. La portata d’acqua della Cascata Gullfoss è di proporzioni gigantesche.
Le telecamere di Niagara – Quando la natura fa spettacolo sono state anche in Kenya, nelle acque del fiume Mara.
Raccontano le avventure di una zebra, Naima, e del suo puledro, Mosi, nella riserva naturale di Masai Mara.
Durante le migrazioni annuali, i due devono affrontare innumerevoli insidie, soprattutto quando attraversano i fiumi. Lì i coccodrilli non aspettano altro che fare incetta di zebre e gnu.
Le mandrie di zebre sono consapevoli dei rischi che corrono, ma non hanno scelta: devono superare il fiume Mara per poter sperare di sopravvivere. A decine muoiono durante ogni traversata.
La strategia delle zebre è quella di cercare di rimanere il più possibile in gruppo, anche mentre sono in acqua.
Naima riesce ad attraversare il fiume una prima volta, portando con sè il puledro Mosi, ma poi i due si trovano bloccati dai ripidi argini del fiume. L’unica soluzione è percorrerli cercando un varco a monte o a valle, rischiando, però, di finire irrimediabilmente in acqua.
Per il piccolo Mosi tutto è ancora più difficile, visto che gli adulti della mandria cercano di affermare ad ogni passo la loro supremazia, per spirito di sopravvivenza.
Superato il Mara, zebre e gnu devono superare le immense pianure erbose del Talek.
Nel Talek, le insidie più grandi sono rappresentate dai leoni di giorno e dalle iene di notte. Proprio le iene attaccano la mandria di Naima e Mosi e provano ad uccidere soprattutto i più piccoli. Il puledro Mosi viene protetto dai genitori poco prima del morso di una iena.
Segue una prova ancora più difficile: superare di nuovo il fiume Mara in un punto in cui ci sono i coccodrilli più grossi di tutta l’Africa. Non mangiano da tempo e devono mettere da parte cibo per i mesi successivi. La grandezza e l’aggressività dei coccodrilli è facilitata dalla profondità delle acque: è una strage di zebre – le preferite – e di gnu.
La corrente è troppo forte per Naima e Mosi. Il Mosi riesce a salvarsi in extremis, mentre la madre Naima rimane accerchiata nel fiume. È praticamente spacciata, quando un ultimo colpo di reni la mette in salvo.
Una volta uscita dall’acqua, però, non riesce a vedere il suo piccolo Mosi. Il puledro è sifnito e disorientato a qualche centinaio di metri da sua madre, per i tentativi di risalire gli argini, ma i due non riescono a tornare insieme. A quel punto, Naima prende una decisione incredibile: torna in acqua, tra i coccodrilli, per cercare Mosi.
Le ricerche sono infruttuose e i due si trovano a 32 ore di distanza l’uno dall’altra. Mosi, ormai, non ha che poche ore di sopravvivenza a disposizione.
Poi succede l’incredibile: entrambi vengono richiamati dal rumore di decine di migliaia zoccoli della mandria, che passono non distanti e li fanno convergere verso lo stesso punto
Sembra tutto pronto per il lieto fine, ma durante l’ennesima traversata del fiume Mara, in mezzo ai coccodrilli, la madre Naima rimane incastrata tra centinaia di carcasse di zebre e gnù morte per via dei coccodrilli. È di nuovo in grave pericolo, anche perché sfiancata dalle fatiche, ma ancora una volta riesce a cavarsela all’ultimo minuto.
Uscita dall’acqua, emette il richiamo decisivo che li ricongiunge.
Si chiude così una storia meravigliosa ed emozionante proposta da Niagara – Quando la natura fa spettaocolo.
Si torna in Islanda per parlare di energia idroelettrica, che fornisce una cospicua parte del fabbisogno energetico del Paese.
Ne parla anche il fisico Valerio Rossi Albertini, che spiega come nasce l’energia idroelettrica e come sta cambiando sia la sua produzione sia la sua distribuzione. L’obiettivo è quello di limitare gli stravolgimenti dei corsi d’acqua e le dispsersioni della rete elettrica collegata alle centrali. La chiave sta, forse, nel trasformare il sistema in una rete, simile a quella di internet.
Ora Licia Colò ci porta a conoscere l’arcipelago delle Isole Kornati, in Croazia. Isole brulle, quasi desertiche, per via dell’intervento dell’uomo – che ha disboscato per creare pascoli – e del vento.
Solo 89 isole dell’arcipelago su 152 sono protette, per un’area di più di 300 Km quadrati. La maggior parte delle isole sono disabitate, come l’Isola di Mana, con le sue splendide scogliere.
Sono visibili, comunque, i segni della presenza umana nelle varie epoche. Tra questi, i più visibili sono centinaia di lunghissimi muri a secco sull’Isola di Kornat, che servivano a delimitare i terreni dei vari proprietari terrieri e pastori.
Nelle isole abitate, vivono solo poche decine di persone in borghi piccolissimi. Si tratta soprattutto di pescatori. La vita che conducono è spartana, con l’elettricità fornita dal fotovoltaico e provvisti solo dello stretto necessario per vivere.
Adesso il biologo Raffaele Di Placido ci porta a conoscere i ghiacciai delle Alpi. Ci fa vedere come la superficie di ghiacciai sulle nostre montagne più altre si sia dimezzata negli ultimi 30 anni. Il ghiacciaio del Gran Sasso, l’unico degli Appennini, è praticamente estinto.
Accompagnato da un glaciologo, Di Placido ci porta sul ghiacciaio della Marmolada, non grandissimo, ma ugualmente uno dei più importanti d’Italia per la sua conformazione. Solo nell’ultimo anno è arretrato di più di 20 metri e al massimo nel giro di un secolo – probabilmente meno – sarà completamente scomparso. Un disastro dalle proporzioni gigantesche.
Di Placido ci porta anche nel Laboratorio “Eurocold”, dell’Università Bicocca di Milano. Lì sono conservati centinaia di campioni dei ghiacciai di tutto il modno, alla temperatura polare di -30°C.
Lo scopo è quello di studiare i cambiamenti dell’atmosfera, attraverso i mutamenti nella conformazione dei ghiacci.
Quando la neve cade e attraversa l’atmosfera, porta con sè innumerevoli particelle che la compongono, e poi si sedimenta e stratifica nei ghiacciai. Lo studio dei ghiacci riesce a ricostruire le condizioni atmosferiche fino a centinaia di migliaia di anni fa.
Ad esempio, ci permette di dire che mai, negli ultimi 120mila anni, l’atmosfera era stata piena di anidride carbonica.
Il fotoreporter Luca Bracali è andato alle Isole Lofoten, in Norvegia, per studiare il comportamento dell’aquila dalla coda bianca durante la caccia.
Durante il viaggio, Luca Bracali è andato anche al museo dello stoccafisso ad Å, la città col nome più corto del mondo.
Poi si prepara per andare a scovare l’aquila dalla coda bianca. L’obiettivo è quello di coglierla nel momento esatto in cui rapisce la sua preda in mare.
Le foto che riesce a scattare sono meravigliose.
Niagara – Quando la natura fa spettacolo si avvia alla chiusura con una vistia al bosco di Acquapendente, nel Lazio. Un bosco ricco di storia oltre che di lecci secolari e scorci da set cinematografico. Un simbolo della forza della natura, che è diventato “Sito di interesse comunitario”.
Contrariamente a quanto annunciato nella fase di presentazione della puntata, non abbiamo visto le immagini dal Deserto di Piscinas, in Sardegna. Probabilmente lo vedremo nei prossimi episodi.
La puntata di Niagara – Quando la natura fa spettaocolo finisce qui.