Ad essere omaggiata è stata soprattutto la dimensione di docente di Maurizio Costanzo, meno conosciuta rispetto a quella del giornalista.
Ha aperto l’incontro il professore Mario Morcellini, che ha raccontato come Costanzo abbia contribuito a dare credibilità alla facoltà di Scienze della comunicazione quando si credeva che fosse un settore riservato ai figli di. Ha proseguito su questa stessa linea di pensiero anche Renato Guarini, Rettore della Sapienza ai tempi in cui Costanzo aveva la sua cattedra, che ha confessato di aver partecipato per ben tre volte ai laboratori da lui tenuti, colpito dall’entusiasmo trasmesso agli studenti dal conduttore. Guarini inoltre non ha nascosto il rimpianto per la figura del professore a contratto, quale era appunto Costanzo, che portava nell’Università le competenze professionali maturate all’esterno, mettendole a sua completa disposizione. Un ruolo di primo piano che è scomparso a causa della riforma Gelmini.
A ricordare Maurizio Costanzo come uomo televisivo, ci ha pensato invece Francesco De Domenico, dirigente Rai: nel 1976, un anno prima dell’avvento del colore, veniva portato sul piccolo schermo il talk show, format longevo che resiste fino ai nostri giorni. Si trattò di un’operazione culturale che aveva introdotto in televisione la parola, nonostante questa venisse considerata appannaggio della radio.
Nei fatti veniva così smentito il luogo comune secondo cui la tv fosse un mezzo freddo perché non lascia spazio all’immaginazione, mentre la radio permette di viaggiare con la fantasia sulla base di un suono.
Un momento particolarmente toccante è stata invece la storia raccontata da Adriano Aragozzini, tra i più prestigiosi produttori televisivi teatrali e discografici in Italia, organizzatore per anni del Festival di Sanremo. Sua figlia, Gigliola Aragozzini, era ammalata di leucemia e, in base a una vecchia legge del periodo fascista, essendo in ospedale, aveva diritto ad essere interrogata lì. Su richiesta del padre, Costanzo andò per primo, seguito poi dagli altri professori che permisero così alla ragazza di proseguire gli studi.
Poco tempo dopo però, Gigliola morì. Si pensò ad una laurea alla memoria, ma il Ministro dell’Istruzione non era d’accordo: a quel punto Costanzo disse: «Se continua ad opporsi, io ci realizzo un’intera puntata». E la laurea alla memoria venne concessa.
Prima della consegna finale del premio, una scultura dell’artista Piero Gensini, c’è stato spazio anche per gli interventi di due ex studenti, entrati a lavorare in televisione dopo aver scelto come relatore di tesi il giornalista.
Ed è partito da qui Costanzo nei ringraziamenti conclusivi: il rapporto con gli studenti, la mancanza di questa dimensione, la commozione del varcare di nuovo il cortile della sede di via Salaria. E’ questo il vero premio alla carriera: «tornare qui e farmi una flebo di emozione».
Luigi Frati, attuale Rettore, ha colto la palla al balzo e ha rilanciato: «Vieni quando vuoi, qui troverai sempre chi ti verrà ad ascoltare».
Il premio Gensini è stato assegnato dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale CoRiS e dal Photofestival di Nettuno, rappresentato in aula da Luigi Visalli, assessore allo sport e allo spettacolo del Comune di Nettuno.
Costanzo: tornare alla Sapienza è “una flebo di emozioni”
28 Settembre 2013
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