Oggi dirsi è diventato possibile anche in Italia. Ma non era lo stesso ai tempi in cui Lorenza e Ingrid avevano deciso di convolare a nozze. Le due donne avevano vissuto insieme per 7 anni e non hanno naturalmente potuto coronare il loro sogno in Italia perché all’epoca due donne, come due uomini, non potevano sposarsi. Maria Pecchioli nel documentario cerca di spiegare anche ai bambini questa situazione, che, almeno fino a pochi giorni fa, impediva il matrimonio fra persone dello stesso sesso. In particolare quando il bimbo, nel documentario, chiede perché non è possibile, la risposta che gli dà la mamma è molto articolata e fa riferimento anche alle leggi erano presenti soltanto in Italia e nel resto dell’Europa. {module Pubblicità dentro articolo}
Protagoniste dunque sono due donne che per potersi sposare sono state costrette a recarsi in Svezia, uno dei paesi dove le unioni civili sono in vigore già da tempo. Il documentario si sofferma anche sull’aspetto poetico e sentimentale, sia dell’amore che unisce le due donne, sia di tutti i particolari del rito. E racconta le ansie, le paure, i sogni e le speranze di 2 persone che in effetti hanno ben poco di differente dalle coppie di sposi eterosessuali.
L’aspetto più interessante della narrazione è che tutto viene raccontato attraverso gli occhi di un bambino. Questo aiuta sicuramente il telespettatore a elaborare un giudizio proprio, scevro da ogni condizionamento sia religioso che politico. {module Pubblicità dentro articolo}
A prescindere da come ogni telespettatore la possa pensare, la storia di Lorenza e Ingrid è emblematica e molto significativa. Rappresenta cioè un vero e proprio viaggio alla ricerca di tutto ciò che gli esseri umani desiderano nella vita: la felicità e l’amore di chi a nostra volta amiamo. Ma nel documentario la regista ha voluto esprimere anche qualcosa in più. Lorenza e Ingrid infatti attraverso il loro excursus che le ha portate al fatidico sì, hanno affermato la propria pretesa di essere riconosciute per quello che realmente sono.