Lo spot, in effetti, ha una trama piuttosto semplice, condita con la giusta dose di simpatia per rendere la pubblicità piacevole ed efficace in una battuta. Ciò che conta, però, è la sua resa.
In sostanza, Fabio Rovazzi interpreta un ragazzo che si è barricato in casa prendendo in ostaggio una giovane famiglia di quattro persone. Fiorello, al contrario, è un Ispettore di polizia che arriva sul luogo del sequestro quando gli ostaggi sono già stati liberati, mentre il loro aguzzino è ancora barricato nell’abitazione e non vuole saperne di uscire.
Siamo negli Stati Uniti – a giudicare dall’ambientazione, oltre che dalle auto e dalle divise della polizia e dei mezzi di soccorso – e nel cortile assolato i soccorritori stanno accudendo le vittime, mentre una schiera di poliziotti tiene sotto tiro il malvivente.
Fiorello arriva a bordo di una sportiva americana nera, scende con la tranquillità di chi è abituato a quelle scene senza esserne minimamente intimorito e chiede all’agente già sul posto, con sufficienza, “Cosa abbiamo?”. La donna risponde che il soggetto ha liberato la famiglia, ma non vuole uscire di casa.
A quel punto, Fiorello fa la domanda che risolve il caso: “Questa casa ha la Fibra Wind?”. La risposta è “Sì” e lui chiude con un sorrisetto compiaciuto: “Lo sospettavo”.
Come a dire che la Fibra Wind è talmente performante e permette di fare un numero tale di cose che saresti disposto a rapire una famiglia senza arrenderti alla polizia, pur di non privartene.
Quando gli agenti staccano la connessione – una sorta di irruzione di ultima generazione – per Rovazzi è finita.
Fuori lo aspetta l’Ispettore impersonato da Fiorello, che lo guarda in silenzio mentre viene portato in manette verso la volante. Rovazzi si agita in tono di sfida verso di lui: “Bravi! mi avete tolto la fibra, ma tanto ho i giga. Non finisce qui!”. In risposta riceve un beffardo e supponente “Brrr, che paura!”.
Questo passaggio vuole mettere in risalto la composizione dell’offerta pubblicizzata, che comprende non solo la connesione in fibra per la casa, ma anche 100Gb di navigazione in Internet per gli smartphone di tutta la famiglia. E lo spot si chiude così, lasciando presagire che la pubblicità con il seguito della vicenda non tarderà ad arrivare.
La collaborazione tra Fiorello e Fabio Rovazzi – pur solamente in uno spot – è interessante perché mette a confronto esperienze inconciliabili e simili allo stesso tempo. Stiamo parlando di due artisti appartenenti a generazioni diverse, arrivati al grande pubblico in contesti mediali radicalmente differenti, con personalità e linguaggi nient’affatto simili.
Tuttavia, nel Fiorello che ha cercato di darsi un’identità ben precisa per poi sfidare se stesso nei contesti più disparati durante tutta la carriera, si potrebbe ritrovare qualcosa del Rovazzi nato e cresciuto come “personaggio multimediale”. Due articolazioni diverse, in epoche agli antipodi, del tentativo di creare un personaggio-professionista dai connotati precisi, in grado di adattarsi via via ai linguaggi che si andavano moltiplicando.
Fiorello comico, cantante, imitatore, presentatore, showman televisivo e radiofonico, protagonista quasi dal nulla su Youtube (e poi su Sky) con “Edicola Fiore”, ha fatto di sé un professionista multiforme e imprevedibile, pur rimanendo, in sostanza, con un’identità precisa.
La differenza con Fabio Rovazzi, probabilmente, (oltre al non essere un comico e showman) sta nell’evidenza che nel suo personaggio quest’ultimo fonde già all’origine tutti i linguaggi contemporanei.
Rovazzi nasce da subito con un mix inscindibile di connotati da youtuber, cantante, personaggio televisivo e cinematografico. Tanto che molti suoi video su YouTube, ad esempio, includono allo stesso tempo le sue canzoni, il relativo videoclip, piccoli film e un’estetica pop perfettamente spendibile sui social network.
Tentativi diversi – perché fatti in tempi e con linguaggi differenti – di proporre al pubblico un personaggio pop, in grado di intrattenere rimasticando con creatività ironica il mondo contemporaneo (e i tic dei relativi mostri sacri: da Mike Buongiorno, Maurizio Costanzo, e Pippo Baudo, per Fiorello; a Morandi, Pippo Baudo, Massimo Boldi e un’infinità di altri per Rovazzi).
L’interesse è tutto qui: due artisti nati in mondi separati che mostrano la possibilità di comunicare tra loro. E chissà che non ne venga fuori altro.