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Genova, Cremona, Ferrara: sono queste le città attraversate oggi. Ma si comincia dall’altra parte dell’Oceano, con tanto di colonna sonore dei Pirati dei Caraibi in sottofondo. A bordo di un elicottero, Giacobbo sorvola il complesso del monte Rushmore: il monumento al patriottismo americano scolpito nelle montagne, inizia in realtà a Del Bianco, paese vicino a Pordenone. Luigi Del Bianco, arrivato in America da immigrato, contribuì più degli altri scultori alla reazlizzazione, e al rifinimento, dei volti dei quattro presidenti.
Nel Sud Dakota, prima che nascessero gli Stati Uniti: nella montagna fu scolpito anche Cavallo Pazzo, il più importante capo tribù indiano. Giacobbo naturalmente si reca anche sopra quest’area, svelando alcune caratteristiche dell’opera: il solo volto di Cavallo Pazzo è grande, da solo, come quello dei quattro presidenti. Poi si scende a terra, per osservare la montagna dalla piazza sottostante: naturalmente Giacobbo cala subito la carta del permesso speciale, peccato che però sia circondato da altri visitatori.
Prossima tappa, New York: il quartiere di Little Italy, sulle tracce dei nostri antenati. E citofona a casa di un Del Bianco, il nipote dell’uomo che aveva lavorato al monte Rushmore. Passeggiando per la città, Giacobbo ripercorre la storia degli immigrati italiani, arrivati a costituire il 6% della popolazione totale.
Torniamo ora in Italia, a Genova: il conduttore si cala nel sottosuolo, seguito dal fedele operatore Marco. Vi trova ossa e teschi, che però sono stati in gran parte portati via a causa delle ultima alluvioni, coperti dal fango. Mano a man che l’esplorazione sotterranea prosegue, il conduttore e la sua guida si infilano in ogni pertugio possibile. Giunto al termine di un passaggio, Giacobbo ringrazia tutto il suo staff, che gli consente di regalare “suggestioni” al pubblico: solo che ancora lo spettatore non ha capito il motivo per cui, da Little Italy, si è ritrovato a vedere il conduttore incastrarsi tra il fango e le ossa.
Riemergiamo in superficie. Si cambia naturalmente argomento per parlare di Paganini, prima “rockstar” della musica. Giacobbo ripercorre i luoghi in cui l’artista si esibiva, alternadno il racconto con le immagini di una docufiction. Paganini viene descritto come personaggio sui generis: occhi incavati, vestito di nero, carnagione eburnea ad incarnare il ruolo di essere diabolico. E lo stesso violino era considerato strumento del diavolo.
Sempre su Paganini poi, il conduttore narra una macabra leggenda mai verificata: pare che una delle sue donne, “perché aveva successo con le donne”sottolinea Giacobbo, si fece uccidere per consentirgli di comunicare con l’al di là. Le sue budelle esiccate, Paganini le avrebbe utilizzate come corde per uno dei suoi violini. Senza dimenticare che pare avesse stuprato una minorenne.
A proposito di violini, Giacobbo si reca al museo di Stradivari a Cremona. Nelle teche sono custoditi strumenti che valgono milioni di euro: vi sono contenuti violini risalenti persino al ‘600. Sono pochissimi i musicisti che possono suonarli, ed è rarissimo: ovviamente, come potrebbe mai essere il contrario, per Voyager è stata fatta un’eccezione. Per tre minuti, abbiamo l’occasione di ascoltarne il preziosissimo suono nell’Ave Maria di Schubert.
Spostiamoci quindi a Genova. Conosciamo ora Walkman, robot di avanzata tecnologia che può mettere in salvo le persone dai pericoli. Vediamo quindi varie intelligenze artificiali che possono essere utilizzate per vari impieghi, ad esempio la fisioterapia.
Ancora a Genova, Giacobbo entra nella chiesa dedicata a San Bartolomeo degli Armeni. Qui padre Adolfo apre uno sportello che accede ad una reliquia: un lembo di stoffa che potrebbe aver toccato il volto di Gesù.
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Altra tappa, il Palazzo dei diamanti di Ferrara. Ma Giacobbo dà lo stop: prima di continuare, un breve viaggio a Londra dove, a proposito di Italia straordinaria, veniamo aggiornati sulle ricerche degli italiani in ambito genetico. Si torna quindi a Ferrara per entrare nel castello estense.
Il conduttore non si fa sfuggire l’elemento esoterico del caso, occupandosi di una profezia di Nostradamus, in realtà “copiata” a un cittadino ferrarese che avrebbe predetto l’elezione al soglio pontificio di un gesuita. La spiega Renucio Boscolo, interprete di Nostradamus.
Dal Palazzo dei diamanti, si va a Cremona, dove l’orologio del Torrazzo non si è mai fermato nel corso dei decenni. Già che c’è, pure uno spostamento di pochi seocndi a Londra: appena il temp di un paragone con il Big Ben.
Il saluto finale arriva tra le campane della torre. Stavolta però, la sigla del programma è suonata da due violini Stradivari.
Appuntamento a lunedì prossimo.