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Mario Tozzi comincia raccontando in pillole la storia di Milano, raccordandola ai temi che tratterà questa sera. Parte in treno alla volta della città meneghina e continua a contestualizzarla parlando anche della situazione italiana: secondo i dati in suo possesso, la Lombardia è al primo posto nel consumo di suolo, direttamente collegato alla diffusione dell’edilizia.
La prima tappa del viaggio del geologo è Rho, lì dove nel 2015 si è tenuto l’Expo. Alcune zone ora sono in dismissione, altre sono aperte al pubblico. Cosa fare di quell’area? Un’ipotesi è di fare di quel posto uno spazio dedicato alla ricerca scientifica avanzata. Lì incontra l’architetto Mario Cucinella, che immagina i possibili riutlizzi del luogo che ha ospitato l’esposizione universale. Parla della sua idea di città del futuro: “L’abbiamo già fatta, non dobbiamo realizzarne un’altra. È quella in cui costruiamo un nuovo sistema di relazioni tra le persone”, afferma.
Dalla periferia al Centro direzionale della città, Tozzi riflette su come Milano si svia sviluppata in modo massiccio, soprattutto industrialmente, dopo il boom economico. La storia della capitale economica italiana ritorna a far capolino, soprattutto per capire come sia pian piano divenuta città di grande prestigio. Ciò grazie anche al contributo di grandi personaggi della scienza, come Leonardo Da Vinci, che visse a Milano per vent’anni. Ludovico il Moro chiese all’artista di realizzare un’opera nel Castello Sforzesco, all’interno della Sala delle Asse, attualmente in restauro. Il programma mostra alcune immagini dell’opera.
Tozzi parla del sistema di comunicazione fluviale creato centinaia di anni fa: i navigli. Fino al 1888 resistevano ben 124 canali, una rete fittissima che permetteva di mettere in comunicazione la città anche con il mare. Un ottimo strumento per favorire anche il commercio e i relativi traffici. Tale rete fu determinante per il trasporto dei materiali necessari per costruire il Duomo.
Nell’800 Milano è uno dei porti fluviali più importanti d’Europa. Alla fine di quel secolo la progressiva industrializzazione portò ad un cambiamento della città, con l’apertura di fabbriche e la diffusione del tram. I navigli così persero la loro funzione di trasporto merci. Di lì a poco i primi intombamenti fino alla chiusura della cerchia interna dei canali nel periodo fascista. Una pagina della città così si chiuse: la Milano sull’acqua scomparve e fiumi e torrenti furono cancellati dal cemento. Confrontando immagini del passato (anche filmati dell’epoca) e del presente si comprende bene il mutamento che ha trasformato la città.
Negli anni ’60, complice l’immigrazione interna, la città cambiò volto. Nacquero nuovi quartieri soprattutto in periferia, proprio come raccontava Celentano ne “Il ragazzo della via Gluck”. È in quel periodo che Milano assunse il titolo di “capitale industriale d’Italia”. Il rovescio della medaglia di questo primato, secondo Tozzi, è stato il progressivo aumento dell’inquinamento.
Nel corso del suo viaggio, Tozzi incontra Gianni Rivera. L’ex calciatore arrivò a Milano diciassettenne e prova a ricordare com’era la città quando vi giunse da Alessandria, sua terra natìa. Inevitabile che si parli di calcio e di come anche questo sport sia mutato nel tempo, anche sotto l’aspetto sociale.
Tra gli anni ’70 e ’80, il boom economico si esaurisce e molte fabbriche chiudono a causa della crisi. Le aree industriali sono state oggi riadattate, anche in residenze o atelier creativi. Tozzi è nel quartiere Bovisa, che porta i segni di quel periodo. Lo sanno bene i suoi abitanti: due di loro ricordano la Milano che fu, ormai cambiata definitivamente. Addirittura ammettono che non c’è più nemmeno la nebbia. A tal proposito, il conduttore spiega il formarsi di questo fenomeno meteorologico.
Si rimane sempre nel quartiere Bovisa: alcuni capannoni sono ora utilizzati per ospitare il Politecnico. In questo modo la zona è stata rivalutata come punto di aggregazione per gli studenti che si recano all’università.
Tozzi immagina la Milano del futuro, confrontandosi con gli studenti dell’Ateneo sotto vari aspetti che forniscono le loro ricette: un adeguato sviluppo delle telecomunicazioni (con la diffusione massiccia della banda larga), l’edilizia sostenibile (con strutture antisismiche), il ricorso maggiore al trasporto sul ferro (con meno inquinamento) e la crescita di spazi di aggregazione per le persone. Molto interessante il coinvolgimento dei giovani per provare a prospettare soluzioni concreti per la loro città.
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Termina qui la prima puntata di Fuori luogo. La prossima andrà in onda lunedì 19 luglio, alle 23.35, su Rai 1.