Ligabue riappare in tv a Sanremo 2019 dopo un anno e mezzo di assenza e promuoverà il suo nuovo disco, “Start”.
L’attesa per la quarta serata del Festival è tanta, sia perché molti dei duetti sono potenzialmente interessanti, sia perché per Sanremo 2019 sarà l’ultima occasione per tornare in carreggiata. Nelle tre serate viste finora – l’ultima delle quali migliore delle prime due, ma ugualmente al di sotto delle aspettative della vigilia – troppe cose hanno funzionato in maniera non impeccabile. Nella conferenza stampa di questa mattina, tuttavia, i protagonisti di sono detti comunque soddisfatti.
Tornando allo spettacolo di questa sera, l’ordine di esibizione dei 24 artisti sarà il seguente (al netto di modifiche dell’ultimo minuto):
Federica Carta e Shade con Cristina D’avena
Motta con Nada
Irama con Noemi
Patty Pravo e Briga con Giovanni Caccamo
I Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci
Il Volo con Alessandro Quarta
Arisa con Tony Hadley e i Kataklò
Mahmood con Gue Pequeno
Ghemon con Diodato e Calibro 35
Ultimo con Fabrizio Moro
Nek con Neri Marcorè
Paola Turci con Beppe Fiorello
Anna Tatangelo con Siria
Ex Otago con Jack Savoretti
Loredana Bertè con Irene Grandi
Daniele Silvestri con Rancore e Manuel Agnelli
Simone Cristicchi con Ermal Meta
Achille Lauro con Morgan
Seguiamo insieme la diretta della quarta serata.
L’apertura è affidata a “Acqua dalla luna”, di Claudio Baglioni, interpretata dallo stesso conduttore con il balletto a fargli da contorno.
“Questa serata rappresenta al suo massimo lo spirito del nostro Festival: la ricerca dell’armonia tra le diversità, con 32 ospiti a dar manforte ai 24 artisti in gara”, dice Baglioni prima di introdurre Claudio Bisio e Virginia Raffaele.
Mauro Pagani, Elena Sofia Ricci, Claudia Pandolfi, Joe Bastianich, Ferzan Ozpetek, Camila Raznovich, Beppe Severgnini e Serena Dandini sono i membri della Giuria d’Onore che questa sera, per la prima volta, esprimerà il propio giudizio sulle esibizioni.
Si inizia: Federica Carta e Shade con Cristina D’Avena cantano “Senza farlo apposta”. La versione del brano è sostanzialmente identica a quella già sentita nelle altre serate. L’apporto di Cristina D’Avena è, di fatto, modesto.
L’inizio è incerto, ma dopo qualche secondo di assestamento proseguono bene, con un arrangiamento rivisto nelle percussioni e negli archi, ma in maniera molto cauta. Un bel duetto, pur con qualche problema e senza momenti memorabili.
A stretto giro, è il turno di Irama con Noemi alle prese con “La ragazza con il cuore di latta”. Due artisti non immediati da associare, un duetto da scoprire.
Nella seconda parte, la canzone ne risente positivamente, ma qualcosa non va nel migliore dei modi nell’integrazione dei vocalizzi di Noemi con il coro gospel. In ogni caso, Irama può ritenersi moderatamente soddisfatto.
È il momento del “superospite” di questa sera, Luciano Ligabue. Canta “Luci d’America”, che anticipa “Start”, il suo nuovo, 22esimo album.
“In trent’anni di carriera è la seconda volta che vengo a Sanremo, fammi scendere dalla scalinata”, dice Ligabue che era entrato dagli ingressi laterali del palco. E inizia la gag che lo vede protagonista: scende una prima volta la scala con una chitarra enorme.
Poi torna accompagnato seduto su un trono, con la pellegrina, cioè la mantella rossa del Papa. Un altro sketch pensato e gestito male.
Infine, riprende il posto al microfono e canta “Urlando contro il cielo”, prima che entri Claudio Baglioni e scambi qualche parola con lui per introdurre il loro duetto.
Cantano “Dio è morto”, di Francesco Guccini. Baglioni ci mette un po’ ad adattarsi ai ritmi veloci di questa versione rock, poi proseguono bene. Versione non memorabile, comunque.
Essendo Ligabue l’unico, grande ospite della serata, la sua partecipazione poteva esere gestita molto meglio.
Subito dopo, riprende la gara con Patty Pravo e Briga che cantano “Un po’ come la vita” insieme al cantautore Giovanni Caccamo. Inizia Giovanni Caccamo al pianoforte con Briga che canta la prima strofa, poi entra Patty Pravo, fin troppo lentamente (fa perdere il ritmo alla canzone).
Loro hanno scelto di rivoluzionare il brano, solo il ritornello rimane praticamente identico. Scelta saggia, dal momento che il loro pezzo non era mai parso abbastanza incisivo. Rimane una canzone senza bellezze significative, ma questa sera si sono giocati le loro carte. Giovanni Caccamo ha dato il suo evidente apporto, ma senza smanie di protagonismo.
Ora tocca ai Negrita con Enrico Ruggeri e gli ottoni di Roy Paci. Il peso specifico degli artisti sul palco è niente male, sarà interressante vedere come si integreranno tra loro in “I ragazzi stanno bene”.
Suonano seduti sugli sgabelli e optano per una soluzione “morbida”, in cui gli ospiti si integrano alla versione del brano che abbiamo già conosciuto, senza cambiarla significativamente. Fanno una bella performance, ma l’occasione di avere Ruggeri e Roy Paci poteva essere sfruttata maggiormente.
La Giuria d’Onore, intanto, sta votando.
Adesso tocca a Il Volo con il violinista Alessandro Quarta per “Musica che resta”. L’estro e i virtuosismi di Quarta scompigliano e animano come possono un brano che rimane scontato e banale nel testo. Sull’esibizione, nulla da dire, hanno fatto ciò che dovevano sfruttando al meglio il duetto. L’Ariston tributa una standing ovation francamente del tutto esagerata.
Poi Virginia Raffaele prova a suonare la chitarra insieme a Claudio Baglioni. Ma mentre il conduttore suona gli arpeggi che creano un’atmosfera onirica, la Raffaele armeggia con la chitarra senza sapere dove mettere le mani, rompe le corde e prova a rimetterle senza successo. Ancora una gag così così.
Adesso Anna Foglietta e Claudio Bisio riportano tutti alla gara.
Annunciano Arisa e Tony Hadley insieme alle coreografie dei Kataklò. La canzone è “Mi sento bene” e gli interpreti la trasformano in un vero e proprio musical. Una scelta coerente con l’impostazione del brano, che già di suo strizza l’occhio al musical nelle atmosfere e nella filosofia di fondo.
Stavolta è Melissa Greta Marchetto ad introdurre, insieme a Claudio Baglioni, Mamhood e Gue Pequeno.
Cantano “Soldi”. La proposta più fresca e contemporanea di Sanremo 2019 si conferma con l’aiuto di Gue Pequeno, che partecipa solo nel ritornello senza strafare (con più di qualche sbavatura). Un brano che cresce di serata in serata.
Li segue Ghemon con Diodato e i Calibro 35. Cantano “Rose viola”. Esaltano un brano già valido, integrando alla perfezione tre linguaggi diversi e creando atmosfere molto belle.
Bravissimi sia Diodato che i Calibro 35 a dare i loro apporto con personalità ma mettendosi al servizio della canzone, che ne esce completamente rivoluzionata. Ghemon aggiunge una parte rappata calibrata sul pezzo e conferma un’intesa perfetta con Diodato (già lo scorso anno avevano duettato). Davvero bravi.
Francesco Renga canta con Bungaro “Aspetto che torni”, mentre Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel ballano un bellissimo passo a due. Gli ospiti rinforzano sensibilmente il pezzo e la loro collaborazione è ottima. Peccato che il pezzo non riesca a sorprendere e a far emergere veri punti di forza.
Ed ora Ultimo e Fabrizio Moro duettano con “I tuoi particolari”. Una coppia che dà forma ad uno dei duetti più prevedibili di questa edizione. Ultimo al pianoforte, Moro alla chitarra acustica accompagnati da un sax soprano (molto bravo), optano per una versione inizialmente lenta e intima che calca sulle dinamiche in grado di spingere l’emotività del pezzo e poi si apre sul finale.
Poi, Claudio Bisio recita un monologo. Cita suo figlio, ventenne che si trova a Sidney, per parlare dei giovani, delle loro abitudini e del modo in cui li guardano gli adulti.
Parla di educazione e di rapporto genitori-figli, è piuttosto complesso e intenso, scritto da Michele Serra. Senza dubbio il momento dal peso specifico maggiore di Bisio in questo Festival.
Sul finale entra il rapper (e vincitore di X-Factor) Anastasio, ospite dell’ultima ora, per cantare “Correre letto a sorpresa”, interpretata come risposta a Bisio, mettendosi nei panni del figlio del co-conduttore.
Per quanto riguarda la gara, arrivano sul palco Nek e Neri Marcorè con “Mi farò trovare pronto”. Versione che abbandona completamente il groove delle serate passate e si affida ad arrangiamenti con pianoforte e archi per una veste di più respiro, lenta e carezzevole. Neri Marcorè non canta, recita le sue strofe. Forse non abbastanza originale come tentativo, però è stato un buon duetto.
È il turno di Boomdabash e Rocco Hunt con il coro di voci bianche Musici Cantori di Milano in “Per un milione”. Stessa versione delle serate passate, con Rocco Hunt semplice membro aggiunto della band e i piccoli Musici a dare un piccolo contributo. Nulla di troppo entusiasmante.
Si prosegue con gli Zen Circus e Brunori Sas che cantano “L’amore è una dittatura”. Versione rivista ma non stravolta, che nell’arrangiamento dà spazio agli ottoni dell’orchestra e rinuncia al ritmo incalzante delle prime serate per prendersi pause che modulano il pezzo e danno ancora più spazio al testo. Brunori Sas non porta nulla di eccezionale, ma si rivela perfetto per mettere in risalto un testo come quello scritto da Andrea Appino. Bella versione per un Festival degli Zen Circus in crescendo.
Paola Turci e Beppe Fiorello cantano “L’ultimo ostacolo”. Eleganti, complici sul palco, emozionati. Quasi non toccano il brano ma lo elevano ugualemente. Fiorello bravo sia a cantare sia ad incastore alcuni versi recitati sul finale.
Seguono Anna Tatangelo e Syria. La Tatangelo ha raccontato che in uno dei suoi primi provini cantò una canzone di Syria e ci teneva ad averla al suo fianco in questa occasione per chiudere un cerchio. Un bel duetto, con gli arrangiamenti cambiati di molto ma in maniera estremamente delicata per fare spazio al dialogo caldo tra le voci. Il brano, purtroppo, resta banale, ma Syria si è dimostrata molto brava e la coppia ha funzionato.
Gli Ex-Otago con il cantautore britannico Jack Savoretti cantano “Solo una canzone”. Savoretti canta due strofe da solo, in inglese, e fa ascoltare qualcosa di diverso che aiuta il pezzo a prendere aria e a crescere. Hanno scelto la strada giusta, se percorrendola avessero osato di più sarebbe stato davvero ottimo.
Tocca ad Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci e il disegnatore Massimo Ottoni.
Anche in questo caso la scelta è quella di aumentare gli archi negli arrangiamenti e creare atmosferiche intime e intense. Il pianoforte di Paolo Jannacci dà un contributo fondamentale in questo senso.
Virginia Raffaele, Anna Foglietta e Melissa Greta Marchetto presentano insieme Loredana Bertè e Irene Grandi.
Lo stile di Irene Grandi è effettivamente perfetto per dar manforte alla Bertè in “Cosa ti aspetti da me”. La lunga lontananza dal palco si vede e si sente ma ne viene fuori ugualmente un duetto di tutto rispetto con una coppia ben assortita.
Tra le altre cose, Loredana Bertè oggi è stata poco bene e non ha partecipato alle prove. Pare fosse a rischio addirittura la sua esibizione di stasera.
Daniele Silvestri canta “Argento vivo” con Manuel Agnelli e Rancore. Duetto molto atteso per una delle canzoni più belle e significative di Sanremo 2019.
Agnelli aggiunge delle parti cantate vocalmente difficili (quasi del tutto identiche a quelle che si possono ascoltare nella versione su disco, stilisticamente molto diverse dal mood del brano) e se la cava benissimo, aggiungendo potenza e atmosfere ad un brano che già avevamo imparato ad apprezzare.
Ora è Einar a cantare “Parole nuove” con Biondo e Sergio Sylvestre. Il trio rianima un brano sostanzialmente scontato e senza veri punti di forza. Non possono fare il miracolo, ma se la cavano.
Adesso Claudio Baglioni dedica qualche pensiero alla tragedia del Ponte Morandi, del 14 agosto 2018. Oggi sono iniziati i lavori di demolizione di ciò che rimane del ponte, in vista della ricostruzione che inizierà subito dopo.
Poi Claudio Bisio introduce Simone Cristicchi ed Ermal Meta che cantano “Abbi cura di me”. Accarezzano il pezzo e poi lo lasciano crescere verso un finale emozionante. Un bel pezzo e un duetto che gli ha reso giustizia.
Livio Cori e Nino D’Angelo con i Sottotono interpretano “Un’altra luce”. Livio Cori prende in mano il pezzo e, appoggiandosi all’hip hop e ai suoni più elettronici dei Sottotono (protagonisti di un intervento discreto ma efficace), lo porta fuori dalle secche in cui ha rischiato di cadere dopo le prime serate anche per via di un Nino D’Angelo non in gran forma.
Ora Achille Lauro e Morgan, coppia potenzialemnte esplosiva. Cantano “Rolls Royce”.
Achille Lauro ha scelto Morgan perché voleva portare un artista profondamente rock ‘n roll per interpretare al meglio lo spirito della sua canzone.
Obiettivo raggiunto con tutto lo spirito dissacrante necessario, ma ci si poteva aspettare qualcosa in più. Troppa parodia di sé stessi.
I duetti sono terminati: tutti e 24 gli artisti hanno fatto ascoltare le loro canzoni.
Una parte consistente delle collaborazioni è stata positiva ed ha aggiunto qualcosa alle versioni delle prime serate. In alcuni casi il risultato è particolarmente riuscito, in altri è stato al limite dell’ininfluente. Tuttavia, l’impressione è che nessuno di questi connubi potrà concedere a qualcuno lo sprint per cambiare significativamente il corso della gara.
Il Governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, sale sul palco e consegna ai conduttori la busta che contiene il nome del vincitore del Premio per il miglior duetto.
Lo vincono Motta e Nada con “Dov’è l’Italia” mentre il pubblico in paltea rumoreggia e ulula in maniera cafonesca.
La quarta serata di Sanremo 2019 finisce qui.