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Voi avete vinto la scorsa edizione di Pechino Express: cos’è successo dopo questa vittoria?
Andrea Pinna: sicuramente tanta soddisfazione, una bella sensazione non tanto perché abbiamo vinto, ma per l’affetto delle persone che hanno tifato per noi. Poi la vita non cambia: magari c’è qualche occasione in più, ma niente di sconvolgente.
Roberto Bertolini: Sottoscrivo. Ci ha fatto piacere riscontrare l’attenzione e l’affetto delle persone nei nostri confronti; la vita però, è rimasta legata ai nostri precedenti lavori.
E Pechino Addicted come nasce?
R.B: Siamo stati contattati da Magnolia, che ci ha proposto questa bellissima occasione. All’inizio abbiamo esitato, perché sapevamo di non avere particolari meriti, poi però abbiamo detto si perché ci eravamo innamorati del viaggio l’anno precedente, e poi eravamo molto felici che ce lo avessero chiesto.
A.P: È la prima volta che viene sperimentato qualcosa dopo Pechino: in quattro edizioni sono emerse anche altre coppie, e siamo felici che comunque abbiano scelto proprio noi.
Beh, voi avete avuto il merito di aver battuto Son Pascal…
(ridono) A.P: Si, certe volte la gente era più felice che avesse perso lui, più che avessimo vinto noi: sconfiggere il “nemico” ha aiutato, in quanto ad affetto degli spettatori.
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Quali sono stati i luoghi che avete preferito?
A.P: Nell’edizione in cui ho partecipato, il Brasile. Quest’anno invece mi hanno colpito molto la Colombia e Città del Messico, che mi è rimasta nel cuore.
R.B: L’anno scorso Rio, che è meravigliosa, e quest’anno la Colombia è stata una grande scoperta. A differenza di quando ero concorrente, mentre su Rio nutrivo grossissime aspettative, da Città del Messico e dalla Colombia non sapevo cosa aspettarmi: invece sono rimasto sorpreso.
Dopo due puntate si può già tentare un bilancio: avete notato delle differenze tra l’edizione di Pechino a cui avete partecipato e quella attualmente in onda?
A.P: Quest’anno il cast è più conosciuto, però riserva meno “colpi di scena”, nel senso che alcuni concorrentii danno al pubblico esattamente quello che il pubblico si aspetta da loro. Il personaggio di Tina Cipollari ad esempio, i telespettatori lo conoscono già. Nel nostro caso invece, i personaggi sono emersi col tempo.
R.B: Non sono d’accordo. Secondo me quest’anno il 70% dell’interesse è catalizzato verso la Cipollari, è vero, ma l’anno scorso nel cast c’erano più soggetti particolari. Pensa a Fariba, Shalpy, a Naike… Solo che erano meno conosciuti. L’anno scorso, soprattutto, c’era una competizione diversa: noi eravamo più presi dal viaggio, ci lasciavamo affascinare dai luoghi, e questo ci ha permesso di approcciarci al viaggio in maniera differente. Quest’anno sono più agguerriti, molto più agguerriti.
Visto che il format si ripete da cinque anni, se foste i conduttori, cambiereste qualcosa?
A.P: Io farei quello che abbiamo fatto a Pechino Addicted: non mostrerei solo la povertà di quei paesi, ma anche la ricchezza. Farei vedere i i due estremi: il voler raccontare sempre e solo il disagio, non offre un quadro completo. Esiste un aspetto opposto, che va andrebbe raccontato. A questo scopo io inserirei delle prove apposite: ad esempio una in cui i concorrenti devono trovare l’uomo più ricco della città.
R.B: Io filmerei le notti, perché quella è una parte che manca nel programma. Per motivi logistici si arriva e si viene lasciati soli, però è uno dei momenti più autentici perché si conosce davvero la gente del posto.
Dopo Pechino Addicted avete altri progetti in coppia?
A.P: No, io al massimo tornerò in palestra da lui.
Progetti singoli invece?
A.P: Per adesso to scrivendo un libro, avevo iniziato l’anno scorso poi mi sono un po’ perso: ora mi piacerebbe finirlo. Sarà un romanzo leggero.