Francesca, lei condivide quest’avventura con Renata Centi, quali sono i vostri ruoli?
Abbiamo dei ruoli complementari, a volte una spiega la posizione e l’altra supporta i bambini nel compierla e viceversa.
Perché lo yoga può essere importante per i bambini?
Credo che, soprattutto in una società come la nostra, in cui i più piccoli ricevono continuamente stimoli dall’esterno e non si fermano ad ascoltare né a riflettere, lo yoga può essere uno strumento per imparare un altro approccio alle problematiche.
Quanto è difficile togliere le sovrastrutture che già si creano nell’infanzia?
Tantissimo. Ci vuole un’abitudine al gioco. Prima si riesce a insegnare ai bambini che esiste un altro modo per approcciarsi alle cose, più facilmente diventeranno degli adolescenti più sereni con se stessi e con gli altri.
Quali riscontri ha registrato sino ad oggi?
Estremamente positivi e l’essere arrivate alla terza edizione lo dimostra. All’inizio si è trattato senz’altro di un esperimento. Mi colpisce sempre molto quando alcuni genitori mi raccontano – stupiti – come al rientro a casa hanno visto il proprio figlio, da solo, intento a fare la posizione dell’albero o del cane. È importante che ciò avvenga perché evidenzia che il bambino sta bene in quella posizione.
Quali sono miti da sfatare a riguardo?
Sicuramente che lo yoga corrisponda a ciò che si esegue sul materassino. Si può anche meditare senza effettuare determinate posizioni. Un altro luogo comune consiste nel ritenere che sia rilassante e noioso. Mi piace giocare con le parole, presente in italiano vuol dire anche regalo e non è un caso. Il cuore dello yoga è il qui e ora. Il presente è un regalo se lo sai vivere.
Qual è stato il cambiamento che questa disciplina ha portato nella sua vita?
Ho iniziato a praticare yoga a 38 anni, in un momento in cui si cominciano a effettuare dei bilanci. Lavorando sull’accettazione di ciò che mi capita, ho imparato anche ad accettare i miei limiti e quelli altrui. Consapevolezza è per me la parola chiave. Il mio cambiamento è stato profondo sul piano della percezione di me stessa.
Lei accennava di essersi avvicinata allo yoga in una fase di bilancio. C’entra la scelta di essersi allontanata dal grande circuito televisivo?
Non ho scelto io di allontanarmi dalla tv. Dopo tanti anni di televisione, quando ero in Rai sono stata vittima di un’ingiustizia televisiva nel senso che, per questioni non legate alla mia professionalità e al programma che conducevo, il direttore ha operato una scelta editoriale inserendo altre persone nel mio spazio. Di conseguenza mi sono ritrovata improvvisamente senza il lavoro. Ho deciso di ripartire da lì e forse il mio percorso di yoga, in realtà, è cominciato proprio in quel momento. Ho ripreso in mano me stessa, comprendendo che, togliendo tacchi, trucco e tagliando i capelli, avrei dovuto ripartire da me e da ciò che sapevo fare. Sono arrivata così a La7D e Sky.
Successivamente sono rimasta a casa quando sono era in attesa del mio secondo bambino e la trasmissione che mi era stata proposta era incompatibile con la gravidanza. Tutti questi eventi, alla luce di quanto sto anche studiando, li colloco in una storia di maggiore consapevolezza. Probabilmente ho agito perché le cose andassero in un certo modo per poi trovare il tempo, lo spazio e la voglia di arrivare a realizzare ciò che sto facendo adesso. Avere la possibilità di lavorare facendo ciò che rende felice e che appassiona è l’augurio migliore da fare a chiunque.
In questa nuova fase, cosa resta dell’esperienza al Tg4?
È un bagaglio che porto con me. Adesso mi sento molto lontana da quella Francesca, anche se la ringrazio perché senza di lei oggi non sarei ciò che sono ora.
Prossimi progetti?
A luglio devo sostenere l’esame del master per cui continuo a studiare. Il mio obiettivo è di unire sempre più la professione di giornalista con l’amore per lo yoga. Impartisco delle lezioni private di yoga, ma mi piacerebbe continuare a divulgarlo.