Salvo Sottile entra nel carcere di Lecce e trascorre un’intera giornata con i detenuti, per scoprire come si vive in solitudine, silenzio e mancanza di libertà.
Per la prima volta il viaggio di Sottile inizia all’alba, attraversando l’enorme porta di metallo dell’Istituto con l’ispettore capo della polizia penitenziaria Maurizio Migliaccio, nell’arma da 27 anni. Insieme passano dal cellario, dove i detenuti vengono privati dei loro beni personali, fino alla sala dove vengono schedati, ripercorrendo un iter di passaggi burocratici che assumono anche un forte significato simbolico, scandendo per i detenuti il distacco dalla libertà e l’ingresso nella lunga “notte” della vita carceraria.
Nel cortile dove i detenuti trascorrono l’ora d’aria Salvo Sottile rincontra Luigi, un carcerato conosciuto durante una precedente visita, che gli racconta come riesce ad andare avanti grazie alla famiglia e alla fidanzata, conosciuta quando era già in carcere e che aspetta la sua uscita.
Il desiderio di uscire si respira ovunque nel carcere, anche nei laboratori didattici di cucina, tessitura e falegnameria dove i detenuti hanno la possibilità di imparare un mestiere che potrebbe servirgli una volta “fuori”; o nei corsi di scrittura e lettura del collettivo “La Rosa dei Venti” che offre ai detenuti una sorta di “evasione” metaforica che culmina in uno spettacolo teatrale annuale.
Questa è l’occasione per loro di entrare in contatto con le proprie famiglie e i propri amici ma anche con la società civile, durante le repliche che vengono messe in scena davanti agli studenti delle scuole del leccese.
Sottile incontra Riccardo Secci, comandante della Polizia Penitenziaria, che racconta come il momento più complicato per le forze dell’ordine sia proprio la notte, quando tutto tace e la routine rischia di far calare l’attenzione delle guardie. Proprio qui avviene infatti la maggior parte di tentati suicidi e di autolesionismo, un fenomeno che in Italia conta migliaia di casi nella disperazione e nel delirio della notte carceraria: oltre 10.423 atti di autolesionismo e 1.198 tentati suicidi solo nel 2018.
La sera è anche il momento in cui rientrano in carcere i detenuti in semilibertà come Giovanni che svela la difficoltà dei carcerati nel gestire il rapporto con i figli con i quali hanno poche occasioni di contatto e che spesso non sono nemmeno a conoscenza del motivo per il quale non possono stare con il proprio papà. Nel suo attuale stato di semilibertà Giovanni sta cercando ora di recuperare il rapporto con le figlie, alle elementari all’inizio della pena, e che adesso riabbraccia da nonno.