E’ la quarta volta che Bova interpreta Ultimo. La prima miniserie andò in onda nel 1998. I successivi appuntamenti nel 1999 e nel 2004. Tutti accolti con notevole gradimento di pubblico. Ma, a parte, la storia di “Ultimo”, che cosa è cambiato nell’attore che lo interpreta? Negli ultimi nove anni avrà migliorato la propria recitazione?
Diciamo subito che l’intento con cui Mediaset propone la fiction è senza dubbio encomiabile, soprattutto se si pensa che è dedicata a Giovanni Falcone. Inoltre la drammaticità delle tematiche affrontate ha una base realistica, contrariamente ad altri prodotti quali ad esempio “L’onore e il rispetto”, nei quali era presente una criminalità da feuilleton. E questi argomenti sono sempre moltro seguiti dalla platea televisiva. Lo dimostra l’ottimo risultato d’audience conquistato dalla prima puntata di “Ultimo”: 6.495.000 spettatori con uno share del 22,67%. Naturalmente la seconda parte, con l’happy end finale e l’assoluzione del protagonista ha stabilito il primo record d’ascolti del nuovo anno: 7.048.000 spettatori con il 24, 56% di share.
Ma i buoni sentimenti si infrangono contro una serie di elementi negativi. Il primo è senza dubbio l’interpretazione di Bova, sempre la stessa, immobile nel tempo, supportata da una limitata gamma di espressioni.
Poi ci sono le molte scene violente, mostrate con dovizia di particolari in orario ancora accessibile al pubblico infantile. Certo, sono propedeutiche alla comprensione della vera anima della mafia, ma tanti morti ammazzati per fiction in così poco tempo rappresentano un ingrediente pericoloso da assimilare per persone particolarmente sensibili. Tali immagini truculente sono state accompagnate da un linguaggio crudo e spietato che non si è fatto scrupolo di usare termini anche volgari. Tutto in una prima serata televisiva.
Da sottolineare la bravura recitativa del piccolo Diego, a cui viene ammazzata la madre Francesca, sotto i suoi occhi. Ma quando il bambino si intrufola nella villa dei capi mafiosi e col suo telefonino fotografa tutto quello che può, consegnando le immagini a Ultimo, beh, qui si è in presenza di una certa ingenuità nella sceneggiatura.
Per quanto riguarda i personaggi della vicenda raccontata, sono tutti rigorosamente suddivisi in buoni e cattivi, per cui è facile prevedere che la preferenza del pubblico è tutta per i salvatori della patria, i carabinieri che, agli ordini di Ultimo, riusciranno ad assicurare i malavitosi alla giustizia.
Altro limite è la superficialità con cui i personaggi sono tratteggiati e la prevedibilità di quanto può accadere nella trama tra un passaggio e l’altro della sceneggiatura.
Resta la storia vera, piena di tragedia e di sentimenti positivi. Resta il messaggio: la mafia si combatte con umiltà come hanno fatto i Carabinieri, con la loro dedizione coronata alla fine da successo.
Ma prima di arrivare a risultati positivi, la strada è lastricata di difficoltà. Ultimo, come racconta la fiction all’inizio, è stato traferito al Nucleo Ecologico dei Carabinieri ed è sotto inchiesta per non aver perquisito il covo del boss mafioso Partanna subito dopo la cattura. Si trova ad indagare sull’uccisione di Francesca, madre del piccolo Diego, massacrata perchè testimone di alcuni delitti. Ma conosce anche Lidia e ritrova un amico di vecchia data. Su queste tematiche si sviluppa tutta la storia successiva.