Ciò significa che al massimo tra dieci anni potremmo trovarci a vivere un cambiamento climatico senza precedenti. Se la tendenza non verrà invertita, nel giro di qualche decennio avremo conseguenze potenzialmente catastrofiche per la vita sul nostro pianeta.
L’IPCC è il più importante organo scientifico internazionale che studia i cambiamenti climatici e in quell’occasione ha messo nero su bianco qualcosa che già abbiamo già iniziato a cogliere nelle esperienze tangibili del nostro quotidiano, oltre che nelle cronache dei disastri sempre più frequenti.
Fino a pochi anni fa, l’ampio dibattito esistente sul tema veniva considerato appannaggio di ecologisti e addetti ai lavori. Solo alcuni – come, del resto, accade ancora oggi – si ostinavano a negare le teorie sul cambiamento climatico, assimilandole a paranoie catastrofiste. La realtà, però, sta presentando il conto ed ora siamo costretti ad agire in tutta fretta per evitare il peggio.
Il fornitore di energia Edison ha da poco messo in onda una campagna pubblicitaria tesa a responsabilizzare sui meccanismi di produzione ed utilizzo dell’energia elettrica. Generare elettricità è tra le attività umane ad impattare maggiormente sui livelli di emissioni di sostanze – come l’anidride carbonica – in grado di influenzare il cambiamento climatico.
Imparare a farne un uso responsabile è un’urgenza, insieme alla ricerca di modi sempre più puliti per produrla e immagazzinarla.
Il protagonista dello spot tv di Edison è un cucciolo di orso polare, tra le figure iconiche dell’ambiente naturale nell’immaginario collettivo, oltre che ispiratore di una certa tenerezza.
Ma c’è dell’altro. Lo scioglimento dei ghiacci artici e le difficoltà crescenti nella sopravvivenza degli orsi polari sono attualmente il fronte più eclatante di un disastro già in corso.
Tanto più che la riduzione delle calotte artiche porta come conseguenza non solo la distruzione di ecosistemi dal valore inestimabile, ma anche innalzamento del livello dei mari e mutazioni climatiche evidenti. A catena, tali alterazioni ne alimentano altre, in un circolo vizioso potenzialmente letale nel medio-lungo periodo.
Tutto ciò è ampiamente documentato, pure con immagini piuttosto crude degli orsi polari disorientati e affamati, costretti a muoversi in habitat diversi dal loro naturale.
Nello spot di Edison, un’orsa vigila sul suo cucciolo, che saltella vivace sul ghiaccio del Circolo Polare Artico.
Lo strato ghiacciato, però, è sottile e frammentato: il piccolo cade nelle acque gelide e riaffiora poco dopo in una fontana cittadina milanese. È sera e le vie sono semideserte. Esce dall’acqua spaesato – ma nemmeno troppo – e inizia a vagare fino ad imbattersi in un centro Edison.
Lì entra e passa in rassegna incuriosito gli aspetti della produzione ed utilizzo dell’energia su cui si concentra l’impegno del marchio. L’energia eolica e la limitazione degli sprechi – cui l‘orsetto contribuisce attivando con il naso il comando dello spegnimento di luci superflue – la fornitura per la ricarica di auto elettriche e la produzione di energia da pannelli fotovoltaici.
Nel frattempo, la voce fuori campo – oltre ad illustrare le attività di Edison – sottolinea: “Il modo in cui utilizziamo l’energia ogni giorno, non riguarda solo noi”. È l’aspetto che risalta di più dello spot.
Edison non è nuovo a questo tipo di impegno, né si può dire che sia l’unico operatore del settore a darsi un’immagine del genere, una tendenza in atto da anni per tutti.
In questo caso, però, risalta la specifica intenzione di evidenziare il collegamento immediato tra le nostre abitudini quotidiane e determinati mutamenti a livello ambientale e climatico. Se la consapevolezza di tale legame è in aumento, non si può certo dire che abbia raggiunto livelli soddisfacenti e funzionali alle sfide enormi cui siamo di fronte. Da qui, l’importanza della scelta.
Inoltre, è evidente il tentativo di porci davanti all’assunzione di un impegno quotidiano concreto. Come se avessimo il dovere di dimostrare a quel cucciolo piombato a Milano dall’Artico, a causa della rottura del ghiaccio, che stiamo facendo qualcosa per scongiurare il peggioramento della situazione. Noi che siamo i principali responsabili di quanto sta accadendo, siamo anche i primi chiamati a trovare un rimedio.
Lo spot tv completo dura 45 secondi – ma ne esistono anche versioni di 30 o 15 secondi – e si chiude con il ritorno dell’orsetto in strada, dove incrocia lo sguardo intenerito di una bambina che lo saluta sorridente dalla finestra, mentre tiene in mano un orso di peluche. La presenza della bambina in questo caso è simbolo della benevolenza di cui siamo capaci verso la natura e della necessità di coltivare una simile predisposizione a partire dalle generazioni più giovani.
Infine, il piccolo si tuffa dalla fontana da cui era emerso e torna tra i suoi amati ghiacci.
Quello della produzione di energia elettrica non è l’unico settore ad impattare sugli ecosistemi del nostro pianeta. L’uso domestico di elettricità – a cui fa più immediato riferimento lo spot – d’altro canto, influisce meno di altri su consumi che dipendono per lo più da altre attività, che però sono comunque di natura antropica.
Così come ci sono da annotare i tentativi diffusi di darsi un’immagine eco-friendly come passepartout per la benevolenza dei consumatori, funzionali alla concentrazione su determinati business. Oppure le difficoltà per molti nel sostenere il costo dell’adeguamento ai modelli virtuosi, in assenza di politiche efficaci.
Si tratta di obiezioni sulle quali ragionare nei discorsi su certi temi, ma che vanno oltre l’obiettivo che può raggiungere Edison con questo spot.
È indiscutibile quanto sia importante anche solo il tentativo di coltivare una consapevolezza diffusa. La necessità ineludibile di continuare ad impegnarsi, sempre di più, per migliorarci e mitigare il nostro impatto. Che si tratti di ciò che facciamo tra le mura di casa nostra, al lavoro o in altre occasioni in cui siamo in grado di incidere. In questo, una vera comunione d’intenti tra fornitori e consumatori è fondamentale.