Catch-22 è tratta dall’omonimo romanzo antimilitarista di Joseph Heller – edito in Italia con il titolo “Comma 22” – diventato un caposaldo della letteratura d’oltreoceano.
A co-dirigere e produrre la serie anche il Premio Oscar George Clooney, impeganto in prima persona come regista di due episodi e interprete delllo spigoloso Tenente Scheisskopf.
La presentazione si tiene questa mattina al The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica a Roma.
Seguiamo insieme la diretta della conferenza stampa.
Sono presenti Christopher Abbott – protagonista della serie nei panni del bombardiere John Yossarian – George Clooney, Gran Heslov (co-regista), Tessa Ferrer, Kyle Chandler e Giancarlo Giannini (unico italiano nel cast). Insieme a loro, l’altra co-regista Ellen Kuras e lo sceneggiatore Luke Davies.
Apre l’incotro Nicola Maccanico (Responsabile Sky), a cui viene chiesto quanto DNA italiano ci sia nel lavoro: “Vorrei innanzitutto ringraziare chi ha lavorato al progetto, mettendo insieme un cast internazionale di attori e filmaker eccezionali.
Sky basa la sua serialità su due concetti: il valore delle storie e il collegamento con il nostro territorio. E in Catch-22 è inevitabile riscontrare come questi due elementi siano centrali. Storie come questa non hanno età, riescono ad essere sempre contemporanee. Se guardiamo ai conflitti tra gli esseri umani e alle modalità con cui avvengono, notiamo come non sia cambiato quasi nulla”.
Poi, tocca alla star della serie tv, George Clooney: “Abbiamo deciso di portare sugli schermi il romanzo di Heller perché è una pietra miliare della letteratura e fornisce spunti di riflessione cruciali. C’è l’assurdità della guerra di cui c’è sempre bisogno di occuparsi, ma parla anche di quanto sia difficile combattere certi sistemi e di quanto sia difficile farlo dall’interno”.
D’accordo con lui Grant Heslov. Oltre ad interpretare il Dottor Daneeka del campo militare, Heslov ha diretto alcuni episodi: “Come George, credo sia fondamentale continuare a parlare della guerra, della follia della guerra” e fa riferimento ai tanti esempi che ancora oggi ci costringono a non abbassare la guardia sul tema.
Ellen Kuras, invece, racconta di com’è stato lavorare alla regia di Catch-22 in tre, insieme a Clooney e Heslov: “Abbiamo fatto un lavoro non convenzionale, perché ciascuno ha portato il proprio punto di vista – in particolare per gli episodi su cui si concentrava – ma abbiamo diretto tutti gli episodi in tre e dovevamo ricercare la coerenza necessaria”.
Il protagonista Christopher Abbott esordisce con una battuta: “Il mio fegato sta bene nella serie, meno negli ultimi giorni passati a tavola qui in Italia (ride)”. Il suo è un riferimento ai tanti tentativi del bombardiere John Yossarian di ottenere un congedo per fantomatici problemi al fegato. Tutti a vuoto. “Quello che deve fare un attore con un personaggi ocome i lmio è impersonare un vero e proprio viaggio cha va dalla sanità alla malattia mentale. È stato un sogno interpretarlo epoter lavorare con una troupe di questo calibro”.
Parla anche Kyle Chandler, interprete dell’esagitato Colonnello Catchart, che racconta del suo personaggio spietato, raccontando di come abbia provato a renderlo più sfaccettato.
Giancarlo Giannini, invece, dà il volto a Marcello, il proprietario di un bordello romano ai tempi della Liberazione: “Mi sono divertito a recitare in questo film e ad interpretare il mio personaggio, ma è sttao un onore anche perché quello di Heller è il primo vero libro antimilitarista, in grado di cambiare la storia della letteratura.
Devo dire anche che ho scoperto in George Clooney un grande regista. Come Visconti e altri grandi direttori con cui ho lavorato, mi diceva pochissimo. Mi ha inviato gli audio delle mie battute, io le ho studiate e poi no nho dovuto far altro che riproporle”. Nel suo racconto Giannini è visibilmente compiaciuto della sua partecipazione a Catch-22 e si lascia andare a no poche battute.
Gerorge Clooney: “Giannini è una star del cinema, è stato bello lavorare con lui, un onore”.
Tessa Ferrer, nei panni di un’infermiera molto vicina al rpotagonista: “Per il mio personaggio devo ringraziare gli sceneggiatori, perché lo hanno reso più sfaccettato rispetto al libro e per me è stato molto intrigante interpretarlo”.
Luke Davies, da sceneggiatore, racconta di com’è stata scritta la serie: “È stata una grossa sfida, un progetto ambizioso perché è sempre delicato lavorare ad un libro di grande levatura e successo. Portavamo idee, ci ragionavamo su, decidevamo se svilupparle o meno. Poi, ricevere l’apprezzamento di George Clooney appena ha letto ciò che avevamo scritto è stato gratificante”.
Richard Brown è il Produttore Esecutivo di Catch-22 e spiega come si è strutturato il progetto. Si sono seduti al tavolo prima gli sceneggiatori, poi è sttao coinvolto George Clooney. Quando lui ha dato il suo giudizio positivo ed è entrato attivamente nel progetto, è proceduto tutto più speditamente”.
Clooney, come mai ha scelto di interpretare proprio quel personaggio?
“La realtà è che appena ho letto il nome (Scheisskopf, la cui traduzione non è esattamente un complimento, ndr), ho pensato fosse un ruolo perfetto. Poi, poter urlare alle persone sempre terapeutico”
Trattando un tema come la guerra in chiave drammatico/ironica, il messaggio arriva più velocemente? Visto che è sempre impegnato, emotivamente che differenza c’è tra caricarsi per combattere un evento naturale e nel farlo per uno bellico, dunque causato dall’uomo?
Clooney: “Un po’ complicato rispondere. Sicuramente ho lavorato spesso per raccogliere fondi, l’ho fatto anche per Abruzzo, in generale nelle calamità naturali. Noi però non ci occupiamo delle politiche per affrotnare direttamente il problema. Quello che possiamo fare possiamo porre l’attenzione e dovremmo farlo sempre di più”
Perché è stata scelta la Sardegna per girare il film? Clooney, ha intenzione di comprare una casa anche lì? Giancarlo Giannini, lei mi dice qualcosa in più sulla sua esperienza?
Giannini: ”Io una casa in Sardegna ce l’ho (ride, ndr). George ha detto che non facciamo politica, ma lui in realtà è un vero politico. Anzi, spero che diventi il Presidente degli Stati Uniti.
Il mio personaggio è bellissimo, abbastanza complesso, l’unico personaggio italiano. Un fanfarone che gestisce un casino, con una filosofia italiana mescolata a quella di un pazzo tra i più pazzi nel dramma della guerra”
George Clooney: “Non posso dire altro se non che la Sardegna è fantastica”.
Com’è stato calare una storia così americana in Italia? Com’è stato lavorare con la crew italiana?
Luke Davies, sceneggiatore: “Il mio lavoro è stato fatto per lo più a Los Angeles. Quello in italiana per le riprese è stato più un viaggio di ricognizione. Il romanzo, comunque, è universale nella sua essenza, quindi la nazionalità non conta molto.
Certo, prima di trovare in luogo in cui girare in Italia abbiamo pensato di girare in Inghilterra, per motivi fiscali. Abbiamo visto un luogo abbandonato in Cornovaglia, ma era impossibile far credere che ci trovassimo a Pianosa.
Appena scesi dall’aereo, ci siamo trovati in mezzo ad una tempesta, abbiamo scattato un selfie e l’abbiamo inviato alla Paramount, per far capire che non era possibile lavorare lì.
Abbiamo fatto diversi film in Italia, amiamo lavorare con il cast tecnico italiano, tra i migliori in assoluto”.
Christopher Abbott: “L’esperienza in Italia è stata bellissima. Tecnicamente tutti sono stati bravissimi, però al tempo stesso l’atmosfera era rilassata, si andava piano piano e l’Italia è il posto migliore per lavorare e non lavorare contemporaneamente. Impegnarsi e riposare, per me è fantastico (ride, ndr)”.
Tessa Ferrer: ”Gran parte del tempo l’ho passato in Sardegna a vedere undici uomini che giocavano nell’acqua, un’esperienza da sogno”.
Giannini: ”Comunque, Heller ha vissuto in Italia e si vede perché la racconta benissimo, per cui nessuno sforzo legato all’ambientazione“
Christopher Abbott, com’è stato interpretare personaggio in continuo cambiamento, che pian piano diventa pazzo?
Abbott: “Innanzitutto, c’è un’ottima sceneggiatura, è già tutto lì. Quindi, per me è stato chiaro come sarei riuscito a rendere il personaggio ed è venuto da sé. La figura di un esistenzialista che finge di essere pazzo, e poi inizia chiedersi se lo è diventato davvero. È stato impegnativo trovare l’equilibrio tra umorismo e dramma, ma per un attore è bello fare questo lavoro di ricerca”.
Come pensa Clooney che siano cambiate l’importanza e il livello delle serie tv da ER a oggi? Il sentimento antimilitarista è assopito dal fatto che a noi occidentali sembra una cosa lontana?
Clooney: “Credo che negli Stati Uniti, siccome abbiamo un esercito di volontari, non tanti americani si ricordano che siamo ancora impegnati in luoghi come l’Afghanistan e sì, dimentichiamo che continuiamo a mettere in pericolo le nostre vite e quelle degli altri.
Quando abbiamo fatto ER la tv stava iniziando a cambiare, dai Soprano’s in poi. Improvvisamente, c’è stata la possibilità di fare cose con una qualità cinematografica, pur trattandosi di serie tv. Negli ultimi 4-5 anni, lo scenario è stato stravolto con una miriade di grandi opportunità. È più difficile fare film a basso budget, ma ci sono più possibilità di fare fare queste cose, anche grazie alle piattaforme di streaming”.
Per voi cosa ha significato il viaggio nell’idea della guerra?
Clooney: “Quando si riflette sulla guerra, man mano si iniziano a fare distinzioni, a parlare di guerre giuste o giuste. Ma bisogna sempre tenere presente che alla base c’è una totale assurdità nel mandare a morire i più giovani”.
Ellen Kuras: “In questa satira che abbiamo fatto emerge come certe persone che già hanno il potere traggono ancora più vantaggio dalla guerra”.
Luke Davis: “Facendo le ricerche documentali ho completamente mutato – rispetto all’inizio – il valore del coraggio di questi giovani. La morte è così vicina che finisce per trasformare il tuo atteggiamento nei confronti della vita”.
La conferenza stampa di presentazione di Catch-22 finisce qui.