La narrazione si apre su un raduno di sostenitori di Jimmy Carter: è il 9 ottobre 1980, mancano 26 giorni alle elezioni. Tra la folla, un uomo si agita: cerca di estrarre un’arma dalla tasca, ma alla fine desiste. Si precipita all’aeroporto, dove non passa inosservato: ispezionata la sua valigia, scoperte le pistole che vi sono contenute, i poliziotti procedono all’arresto. Possesso illegale di armi: questo è il capo d’imputazione che pende su John Hinckley, che può tornare a casa dopo aver pagato la cauzione.
Intanto, la campagna elettorale procede. Già governatore della California, Reagan è intenzionato a dimostrare quanto vale: “Noi non siamo mai stati presi sul serio, per tutta la vita: a Hollywood, poi per il governatorato, non ci davano uno straccio di possibilità”, dice alla moglie. Ecco perché, nonostante la decisione sia arrivata tardi, ha scelto comunque di correre per le presidenziali. Prima dei confronti con gli avversari ripassa quello che deve dire, non si risparmia qualche uscita politicamente scorretta: i giornalisti non gli risparmiano articoli di fuoco, a lui e la moglie, ma l’attore non cede. Fino all’insediamento alla Casa Bianca. A dispetto degli indici di gradimento bassi, dell’opposizione democratica.
Il racconto di Killing Reagan prosegue su due binari distinti: da un lato la vita del nuovo Presidente degli Stati Uniti, tra riunioni e impegni; dall’altro la quotidianità del 25enne John Hinckley. Un mitomane che brama Jodie Foster: si chiude in camera imitando De Niro in Taxi driver, è convinto che diventerà uno scrittore di successo: tutto mentre le foto di Jodie Foster lo guardano dai muri della stanza. Molto somigliante al vero Hinckley, arriva a telefonarle a casa, a seguirla al campus universitario. Un’escalation di follia, con lo sguardo sempre più allucinato. E l’apice della pazzia è proprio rivolto a Jodie Foster: un gesto significativo per attirare la sua attenzione.
Il 30 marzo 1981, mentre Reagan esce dal Washington Hilton Hotel, Hinckley spara. Non uccide nessuno, ma ferisce gravemente quattro persone: il Presidente, il portavoce della Casa Bianca, un ufficiale della polizia e uno della sicurezza.
Gli eventi si susseguono in maniera lineare, senza flashback. Il film mostra anche quanto avvenuto subito dopo: la fuga di notizie infondate, Reagan in sala operatoria, Hinckley preoccupato che la Foster sappia. I consensi del presidente sono in rialzo.
Il tv movie si conclude con le parole della lettera scritta agli americani 13 anni dopo, quando Reagan seppe di essere malato di Alzheimer: fu l’ultimo saluto, Lasciava agli americani l’augurio di un grande futuro per il Paese, pronto a sostenere la battaglia con la malattia. Ancora una volta affiancato dall’inseparabile moglie.
L’appuntamento è alle 20.55 su National Geographic, canale 403 di Sky.