Da poco ha debuttato alla Sala Umberto di Roma, dove è rimasto fino al 5 febbraio, per poi andare in tournée, con il musical – noir, Serial killer per signora, di Douglas J. Cohen, in cui è protagonista e regista. Accanto a lui, l’amico e il collega di sempre, con il quale da anni ha formato un bel sodalizio artistico, Giampiero Ingrassia, altro figlio d’arte, del grande Ciccio. Abbiamo incontrato Gianluca Guidi che ci ha parlato a 360 gradi del suo percorso professionale, della sua opinione sul varietà e del padre Johnny Dorelli.
Su Sky Atlantic e Sky Cinema 1 lei ha partecipato alla serie tv diretta da Paolo Sorrentino, The Young Pope, dove interpretava Padre Federico Amatucci. E’ in preparazione la seconda serie. Ci sarà anche in questa?
“Non so assolutamente nulla, se mi hanno riconfermato. La preparazione della seconda serie è già in cantiere, ma se io ci sarò dovreste chiederlo a Sorrentino. Lui sicuramente lo sa. E se dovessi essere chiamato, lo saprò anch’io quando mi arriverà l’eventuale scrittura”.
A proposito di tv, lei, se li guarda, che programmi televisivi preferisce?
“Avendo due figli che prendono fisicamente in mano il telecomando, il pomeriggio i padroni della tv sono loro. Guardiamo molto i programmi Sky, Elementary e Fox Crime. La sera, il canale che seguo e La7, mi piace molto”.
Lei è veramente un figlio d’arte doc. Cosa ha ereditato dai suoi famosi genitori?
“Sicuramente l’aver conosciuto persone importanti, un mondo televisivo e teatrale che oggi non esiste più, un pezzo di storia teatrale e televisiva che oggi non si ripeterà mai più, attori e attrici con la A maiuscola. E di tutto ciò sono contento, entusiasta, devo ringraziare i miei di avermi permesso di conoscere così tante celebrità”.
La si vede molto in teatro ma pochissimo in televisione. E’ una sua scelta?
“No. Se venissi chiamato per uno spettacolo, una fiction accetterei. Si vede che non sono nei pensieri dei dirigenti televisivi. Ma poi oggi le cose sono cambiate da quando anche i miei facevano i varietà tv”.
A proposito di varietà televisivi, perché oggi non se ne fanno più come una volta? E’ cambiato il gusto del pubblico?
“Non ne ho la più pallida idea, bisognerebbe chiederlo sempre ai dirigenti televisivi. Forse perché mancano i validi autori di una volta, come Amurri e Verde, Terzoli e Vaime, Garinei e Giovannini che fecero in tv Il Musichiere con Mario Riva, per non parlare dei grandi registi come Antonello Falqui, Romolo Siena, Enzo Trapani. Forse sarà cambiato anche il gusto del pubblico, che magari preferisce anche cose più veloci, battute mordi e fuggi. Però stranamente quando Raiuno manda in onda Techetechetè, quel programma che ripropone i vecchi varietà di una volta e il diverso modo di fare spettacolo, fa un boom di ascolti. Perché? Poniamocela questa domanda”.
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Parlando dei varietà del passato, non possiamo non citare suo padre Johnny Dorelli, che ha fatto tante trasmissioni brillanti come Johnny Sera, Johnny 7, Canzonissima con Vianello e le Kessler. Torneremo a vederlo in futuro in tv?
“Che dire? Non penso proprio. Mio padre è un uomo, un personaggio che si è tolto di messo da solo. I tempi cambiano, ci sono nuove generazioni. Secondo me, avendo intuito tutto questo, è sparito per sua volontà dalla scena. Ognuno deve fare il suo tempo e intelligentemente lui l’ha fatto, pur rimanendo un personaggio, un cantante che la gente, il pubblico, ricorda con affetto”.