Alla conferenza stampa prendono parte Giuseppina Paterniti – Direttore Tg3, Stefano Coletta – Direttore Rai3, Federico Cafiero de Raho – Procuratore Nazionale Antimafia, Massimiliano D’Angelantonio – Colonnello del Ros dei Carabinieri, Don Rito Alvarez – Fundación Oasis de Amor y Paz ONG, Valerio Cataldi – Tg3
Ecco le dichiarazioni degli intervenuti
Prende la parola Stefano Coletta direttore di Rai 3: io rivendico la professionalità del prodotto di grande rigore e sullo stile documentaristico. Le cinque puntate procedono come se fosse una miniserie. Narcotica si inquadra nel servizio pubblico della Rai ed è competitivo con tutti i prodotti dei nuovi media come Netflix e Amazon.
Viene sottolineato che il documentario è in lingua originale con i sottotitoli in italiano per rendere al meglio l’emozione e le sensazioni di coloro che parlano nella propria lingua. Emozioni che non potrebbero forse essere comunicate in egual maniera ai telespettatori con il doppiaggio.
Interviene Giuseppina Paterniti direttore del Tg3: Abbiamo realizzato un prodotto di grande professionalità e, in un momento come l’attuale, è necessario sperimentare per approfondire le varie tematiche cercando sempre di evitare tutto ciò che non è reale ed è invece etichettato come fake. Noi vogliamo raggiungere il pubblico giovane e siamo certi che questo viaggio sicuramente prenderà loro il cuore.
Viene mostrato uno spezzone molto ampio della prima puntata con i campi di coltivazione della coca e i bambini che raccolgono foglie con enorme fatica. Sono ragazzini di 12-13 anni che svelano i loro sogni e qualcuno ha confessato che vorrebbe diventare un ingegnere civile. Poi soggiunge: non so se ci riuscirò. Portano sulle spalle ingenti pesi e lavorano tutto il giorno per una paga miserrima. Su di loro si arricchisce il business della droga.
Valerio Cataldi del Tg3: Il viaggio inizia in Messico dove ogni giorno ci sono 91 omicidi e finisce in Albania interessando anche la nostra Calabria. La notizia sconvolgente non molto conosciuta è la seguente: una dose di Coca corrisponde a due o tre settimane di lavoro per un bambino. La Colombia da poco ha intrapreso una lotta per combattere il narcotraffico.
Valerio continua: questo reportage ha confermato la passione per il mio mestiere perché porta allo scoperto realtà poco conosciute. I bambini con sacchi sulle spalle di peso ingente costituiscono una tra le immagini più sconvolgenti.
Interviene Don Rito Alvarez – Fundación Oasis de Amor y Paz ONG: io avevo un piccolo amico di 13 anni con il quale giocavo. Fu arruolato e, un anno dopo, a 14 anni è stato ucciso. Questo ricordo per me è indelebile, sono sacerdote dal 2000 e, quando ho guardato i bambini negli occhi e mi sono accorto della loro sofferenza, ho avuto l’idea della fondazione. Voglio che si conosca la cruda realtà in cui vivono anche le bambine che, a soli 11 anni, magari per avere soltanto un libro, sono costrette a prostituirsi e si ritrovano mamme a un’età così acerba.
Prende la parola il procuratore nazionale antimafia Massimiliano D’Angelantonio colonnello dei Ros dei Carabinieri: questo documentario deve essere un insegnamento su tutto ciò che accade in certi territori. Ad esempio abbiamo scoperto che esiste un cartello della droga che si pone tra i narcotrafficanti e l’esercito dello Stato. Tutto ciò accade perché il problema della droga è considerato soltanto a livello locale: invece dovrebbe essere considerato un problema internazionale.
Il procuratore conclude: in Italia la ‘Ndrangheta domina sul territorio della Calabria. Ma non solo. Controlla i flussi di droga in tutta Europa e anche oltre. Bisogna accrescere la consapevolezza di tutto quanto c’è dietro la droga. Si pensi che soltanto in Calabria il business degli stupefacenti è di 30 milioni di euro all’anno.