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La televisione italiana intesa come servizio pubblico è considerata dall’artista come un potente mezzo di cambiamento e di crescita culturale. Il decennio Anni Settanta è stato caratterizzato, infatti,da due fattori: il radicalismo e l’edonismo degli anni Ottanta che stavano per arrivare. La Rai, per Vezzoli, ha avuto in quel periodo una missione culturale di grande spessore grazie soprattutto alle collaborazioni con i registi Bernardo Bertolucci, Federico Fellini, Paolo e Vittorio Taviani.
E’ stata una Tv in grado di coniugare tradizione e carica innovativa, promuovendo l’autonomia che sarebbe arrivata successivamente e anticipando le nuove tecniche proposte dalla tv commerciale allora in fase di formazione.
Vezzoli sottolina come i suoi programmi siano mutati: niente più missione pedagogica, si resta ancorati alla cultura ma si apre all’informazione e alla comunicazione.
“TV 70” si presenta ai visitatori come una sequenza di associazioni, non solo visive, che prende forma all’interno della Fondazione Prada negli spazi della galleria Nord, del Podium e della galleria Sud. La successione di documenti proviene dagli archivi delle Teche Rai: c’è così un accostamento tra immagini e dipinti,
Ci sono tre sezioni distinte e ognuna affronta le relazioni della televisione pubblica italiana con l’arte, la politica e l’intrattenimento.
La prima parte, “Arte e Televisione”, riflette sull’impiego artistico del mezzo televisivo. Gli autori sono intervistati o ripresi mentre realizzano i propri lavori (come Alighiero Boetti, Alberto Burri, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso e Michelangelo Pistoletto) ma accanto ci sono personaggi pubblici, protagonisti della cultura popolare.
La TV si impossessa dell’arte. E seguendo questa dualità si collocano da una parte le sperimentazioni di Giulio Paolini, che realizza per la Rai scenografie di adattamenti di classici del teatro e della letteratura come Casa di bambola e Don Chisciotte, e dall’altra l’uso sovversivo e spiazzante del mezzo da parte di Fabio Mauri con la sua opera Il televisore che piange (1972).
La seconda sezione, “Politica e Televisione”, analizza i messaggi politici degli anni Settanta attraverso la presentazione brevi filmati dei telegiornali dell’epoca. Il fine è mostrare il clima degli anni di piombo segnati da stragi di stato, atti di terrorismo, strategia della tensione e proteste sociali. La mostra propone la serie di 12 collage su carta Non capiterà mai più (1969) di Nanni Balestrini che manipola e demolisce i linguaggi di massa e il video di Ketty La Rocca Le Mani (1973) che declina un nuovo vocabolario al femminile. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta Carla Accardi mette in discussione la pratica artistica come prerogativa maschile ed elabora un linguaggio anti-istituzionale che cancella il confine tra privato e pubblico, intimità e condivisione. Le sue opere coesistono, nel percorso della mostra, con estratti di programmi televisivi, come Si dice donna, e filmati di manifestazioni dei gruppi femministi attivi in quel decennio.
La terza parte, “Intrattenimento e Televisione”, è introdotta dall’installazione di Giosetta Fioroni La spia ottica (1968) che si concentra sul corpo della donna come oggetto del desiderio e al contempo come persona dotata di garnde intelligenza. Questa sezione si basa sulla liberazione sessuale e il consumo del corpo femminile che da quegli anni si iniziava a fare in tv. Francesco Vezzoli interpreta questa dinamica mettendo insieme estratti di programmi televisivi come Milleluci , Stryx, C’era due volte e Sotto il divano e opere di artiste quali Tomaso Binga Bianca Menna), Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano e Paola Mattioli.
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“TV 70” si conclude all’interno del Cinema della Fondazione Prada con la proiezione di un montaggio di estratti televisivi ideato da Vezzoli. Inserendo le icone che hanno segnato la sua infanzia e adolescenza all’interno del flusso televisivo che ingloba generi e registri diversi, l’artista trasforma i filmati d’archivio in una materia viva e la memoria intima e personale in una narrazione condivisa. Nel Cinema è esposta anche l’installazione di Gianni Pettena Applausi (1968), un invito ironico rivolto al visitatore che vive la doppia e ambigua condizione di spettatore televisivo e pubblico di una mostra d’arte.
La mostra “TV 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai” sarà completata da una pubblicazione illustrata edita da Fondazione Prada che includerà testi di teorici e critici d’arte, di studiosi e
professionisti della televisione in ambito sia italiano che internazionale