Nella scorsa puntata avevamo lasciato Giovanni Franza (Alessio Boni) alle prese con una vera e propria tragedia abbattutasi sulla sua distilleria. Il figlio Antonio (Roberto Gudese) si era affidato di un personaggio poco raccomandabile e, per dimostrare a tutti i costi al padre la propria bravura, era caduto in una vera e propria truffa. La conseguenza è che arriva la Guardia di Finanza e pone i sigilli alla distilleria Franza. Distrutto da tutto quanto è accaduto Giovanni decide di chiudere per sempre i suoi rapporti con il figlio. Per Antonio il susseguirsi di questi eventi rappresenta un colpo insostenibile per la sua dignità. Non è soltanto lo scandalo ma soprattutto il disconoscimento del padre ad agire in maniera determinante sulla sua psiche già fragile.
La quarta puntata inizia nella maniera peggiore visti tali presupposti. La conclusione della serie porta ad un vero e proprio capovolgimento degli equilibri della famiglia Franza. Infatti finisce il predominio maschile ed inizia quello femminile. Tutte le lotte affrontate dalle sorelle Franza per affrancarsi dalla dittatura paterna avranno finalmente un risultato positivo. L’azienda di famiglia non sarà più gestita da Giovanni e da suo figlio Antonio ma dalle donne di famiglia. Infatti il nome cambierà in “Sorelle Franza“. Sarà questo il nuovo corso della distilleria fondata da Giovanni. Il capofamiglia, padre padrone per ben tre puntate e per circa un ventennio nella storia, sì pentirà e chiederà scusa alle proprie figlie. In particolare cercherà di instaurare un nuovo rapporto con Maria Teresa (Cristiana Capotondi), la giovane che ha avuto il coraggio di allontanarsi da Bassano del Grappa (dove sono ambientate le vicende raccontate) e di trasferirsi a Padova dove si è brillantemente laureata in chimica.
Naturalmente ad aiutare le sorelle Franza, oltre alla propria determinazione, ha contribuito moltissimo l’impegno della madre Franca (Stefania Rocca). La donna si è manifestata molto aperta nei confronti delle figlie da mettersi anche lei al passo con i tempi, nonostante fosse la rappresentante di un’epoca abbastanza oscurantista e maschilista.
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“Di padre in figlia” ha raccontato un arco di tempo che va dal 1958 agli anni 80. La serie ha cercato di rappresentare anche le tensioni, i conflitti, le lotte di classe da parte delle donne a cominciare dalla rivoluzione del 1968 per guadagnare la parità e i diritti civili.
Non ci sarà una seconda stagione. Gli sceneggiatori stanno già lavorando ad un progetto differente. La regia della serie è stata affidata a Riccardo Milani, il soggetto è un’idea di Cristina Comencini.
Tutte le 3 puntate precedenti hanno avuto un grande successo di pubblico. La serie ha anche superato i 6 milioni di telespettatori mostrando così di aver conquistato il gradimento da parte della platea televisiva di Rai 1.