Negli anni 90 tali pubblicità rappresentavano una ventata d’innovazione perché nascevano i primi telefoni cellulari, destinati a diventare dei veri e propri status symbol.
Oggi, in televisione, avviene un vero e proprio bombardamento di spot ad opera dei quattro ormai ben consolidati gestori della telefonia mobile (senza dimenticare le altrettante nuove compagnie di telefonia fissa ed Adsl).
Complice un regime di libera e sfrenata concorrenza, le compagnie lanciano di continuo i nuovi spot senza nemmeno farci assimilare il precedente e ricercano testimonial d’eccezione. Nel loro perenne e spasmodico tentativo di offrirci la tariffa più conveniente sembrano far ben poca attenzione alla qualità dei contenuti che ci propinano.
Dopo anni di trio Aldo, Giovanni e Giacomo, la Wind è di recente tornata a due suoi celebri testimonial : Vanessa Incontrada e Giorgio Panariello. L’attrice e conduttrice spagnola è quasi sparita dal piccolo schermo: se si eccettuano i Wind Music Awards e qualche fiction, l’ultima sua conduzione risale al 2010 con il flop di Let’s dance su Canale5. Negli ultimi anni hanno fatto molto discutere le sue polemiche contro Zelig (accusò di maschilismo l’entourage del programma), programma peraltro da lei condotto per molti anni, e contro Antonio Ricci (parlò di inutilità delle veline nella tv) fino alla recente inchiesta della Procura di Milano in cui è coinvolta per presunte irregolarità nella dichiarazione dei redditi. Pur apprezzandone la genuinità, nello spot Wind ha accanto un Giorgio Panariello che ricicla solite battute, ormai stantie e consunte. Gioca nella pubblicità a fare il comico “incompreso”, ma paradossalmente è proprio quello l’effetto che la sua comicità suscita ultimamente. Non fa ridere, non strappa un sorriso e la massiccia sovraesposizione non migliora certo le cose.
La sovraesposizione è dunque il principale limite di tali pubblicità e un esempio lampante è rappresentato anche dalla testimonial Tim, Chiara Galiazzo vincitrice di XFactor 6. Causa i frequentissimi spot trasmessi a tutte le ore, si è passati ben presto dall’apprezzarne le doti canore al non volerne più sentire la voce.
Qualitativamente non se la passa meglio la pubblicità Vodafone, in cui in occasione del Natale si è riunito tutto lo zoo degli animali protagonisti degli ultimi spot: l’orso doppiato da Diego Abatantuono, Pino il pinguino che canta con la voce di Elio e la foca dall’inconfondibile voce di Luciana Littizzetto. Le voci celebri alle spalle dei pupazzi non bastano a salvare uno spot modesto, dalle battute e canzoni piuttosto banali e che fa soltanto rimpiangere i suggestivi scenari delle originarie pubblicità Omnitel con la bellissima Megan Gale.
Stesso identico discorso per Tre, passata dal famigerato tormentone “Videochiamami” di Valeria Marini rivolto a Claudio Amendola alle attuali indagini di mercato condotte nello spot dalla coppia Raoul Bova – Teresa Mannino. Anche in questo caso battute davvero di profilo basso che non divertono, ma anzi alla lunga irritano il telespettatore.
Sembra dunque essersi affermata, rispetto a questo tipo di campagne pubblicitarie, una rigida e matematica relazione dalla quale non si scappa: quella di diretta proporzionalità tra frequenza/ripetitività di tali spot e precario livello qualitativo degli stessi.