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Maledetti Amici Miei – Carlo Verdone Nella Prima Puntata
Lo spettacolo nel quale Giovanni Veronesi, Rocco Papaleo, Sergio Rubini e Alessandro Haber raccontano non solo la loro amicizia e le loro carriere, ma ripercorrono anche la grande storia della commedia all’italiana. Con un titolo ispirato all’indimenticabile film “Amici miei” di Mario Monicelli.
A completare il cast di tutto rispetto, Margherita Buy e Max Tortora, mentre gli ospiti della prima puntata sono stati Carlo Verdone e Giuliano Sangiorgi, cantante della band salentina dei Negramaro.
I quattro protagonisti di Maledetti Amici Miei sono considerati tra i più apprezzati attori e registi della loro generazione, sono amici da trent’anni ed hanno collaborato in decine di commedie e spettacoli teatrali.
Per usare le loro parole, hanno deciso di “vuotare il sacco, senza freni e senza pudori”, con uno show ironico, divertente e dissacrante, fatto di musica e recitazione, monologhi e spettacolo, risate e nostalgia, amicizia e trabocchetti.
Maledetti Amici Miei – Appuntamento settimanale su Rai 2
Uno spettacolo a settimana, accompagnato dalla superband formata Roberto Dell’Era (basso chitarra e voce), Federico Poggipollini (chitarra e voce), Beppe Scardino (sax e flauto), Simona Norato (piano, chitarra e voce), Valeria Sturba (theremin, sinth e voce) e Sergio Carnevale (batteria e voce).
Per metà, è il gruppo musicale molto apprezzato al Dopofestival di Sanremo 2019, condotto proprio da Rocco Papaleo, insieme ad Anna Foglietta e Melissa Greta Marchetto.
Maledetti Amici Miei – Paolo Conte
Ma se parliamo di musica, la vera star di Maledetti Amici Miei sarà Paolo Conte. Sebbene solo durante la sigla, parteciperà a ciascuna puntata con la reinterpretazione delle sue storiche canzoni.
Di seguito potrete ripercorrere la diretta di Maledetti Amici Miei.
Durante l’anteprima, i quattro protagonisti si prendono in giro tra di loro, scherzando sull’esordio e sul patto di sincerità che lo sottende.
Maledetti Amici Miei – Rocco Papaleo apre la trasmissione di Rai 2
Poi, Rocco Papaleo apre lo show e si concede la sua classica ironia: “Rai2 è il canale dei migranti tra Rai1 e Rai3, Rai2 è un compromesso storico, Rai2 è la rete dell’accoglienza”.
La diretta di Maledetti Amici Miei – Haber, Rubini, Veronesi
A lui si aggiungono, via via, Giovanni Veronesi, Sergio Rubini e Alessandro Haber. Ciascuno prendendo simpaticamente in giro l’altro per presentarlo.
Ed eccola, la sigla cantata da Paolo Conte. Si tratta della canzone “Azzurro”.
Maledetti Amici Miei – Il regista Giovanni Veronesi si diletta anche come operatore
Giovanni Veronesi, Rocco Papaleo, Alessandro Haber e Sergio Rubini scendono dalla terrazza e lo raggiungono nello studio di registrazione, dove canta insieme ad una piccola orchestra.
Il regista Giovanni Veronesi partecipa anche come operatore, riprendendo in prima persona l’esibizione di Paolo Conte. “Servili, servilissimi!”, si raccomandano a vicenda al cospetto di un idolo.
Subito dopo, i quattro tornano sul palco. L’ottima scenografia li colloca in cima ad un palazzo, sulla terrazza, tra i tetti e le antenne degli edifici vicini, al chiaro di luna piena.
Giovanni Veronesi parla di un amico al piano di sotto. Il vicino è niente meno che Giuliano Sangiorgi, cantante dei Negramaro. Veronesi e i suoi sodàli gli chiedono con immancabile ironia di preparare una sigla di chiusura.
Alessandro Haber e Sergio Rubini raccontano il mondo del cinema visto da loro, con due monologhi.
Il punto di vista è quello di giovani attori alle loro prime esperienze importanti. Tra gaffe e personaggi grotteschi sul set e nelle produzioni.
Il racconto, com’è ovvio, è solo ispirato alle loro esperienze, ma di certo realistico.
Poi, Rocco Papaleo si concede una breve presentazione della band, che chiama i “Famiglia Papaleo”. Evidentemente, per rimarcare proprio la continuità con la sua esperienza a Sanremo 2019.
Mentre il monologo successivo è di Giovanni Veronesi. Scherzando, racconta aneddoti verosimili della sua esperienza pluridecennale di regista.
Sul finale, introduce Max Tortora, che si presenta al pianoforte.
Accompagnato al piano dal Maestro Stefano Scartocci, gioca con le interpretazioni di alcuni capolavori della canzone italiana e internazionale. Dalle canzoni di Sergio Endrigo a quelle di Antonello Venditti, Gipsy kings, Patty Pravo, Franco Battiato e Simply Red, sottolinea come cambi il senso dei testi al variare dell’espressività o di solo piccole parti dei versi.
Dopo una parentesi in cui vengono prese di mirà l’età e la scarsa tenuta fisica di Alessandro Haber, è il momento di Margherita Buy. Sbuca dalla finestra di una mansarda del palazzo di fianco e parla di ansia. “In effetti, sei Professoressa di ansia”, le dice Giovanni Veronesi.
Il suo è un elogio scherzoso e paradossale dell’ansia come fonte di virtù, dei suoi presunti lati positivi in termini di difesa dalle minacce. Il suo appello ai genitori: “Mettete tantissime ansie ai bambini. Ansia e una fraccata di fobie, così non andranno da nessuna parte”.
Alessandro Haber, a stretto giro, presenta Carlo Verdone.
Da appasisonato di musica rock e batteria, l’attore e regista non poteva che annunciarsi alle percussioni, insieme alla resident band.
Carlo Verdone ha collaborato in molti film con tutti i protagonisti di Maledetti Amici Miei. Sia da attore che da regista.
Racconta proprio una di queste esperienze: quella con Margherita Buy sul set di “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”, film del 1992. Uno dei momenti più famosi in quella pellicola è il bacio appassionato tra i due, per il quale, però, sono serviti molti ciak (più di 30) a causa di un temporale che terrorizzava la Buy.
Riprese a cui sono legati altri momenti esilaranti durante le settimane passate in Inghilterra. Come la scoperta di una stramba collezione di sculture.
I ricordi, poi, continuano con gli aneddoti di altri film, a cominciare da quelli legati a “Italians”, del 2009, diretto da Giovanni Veronesi. In quel caso, tra le scene ad esser rimaste impresse nella mente degli spettatori c’è quella del massaggio sadomaso in cui il personaggio interpretato da Verdone si trovò coinvolto inconsapevolmente, dopo essersi appartato con una prostituta. Giovanni Veronesi ricorda divertiro come fece usare una vera frusta per quel girato all’insapita di Verdone.
E poi gli fa una sorpresa: fa entrare l’attrice che interpretava la escort, la russa Ekaterina Malikova. Propone anche che rifacciano la scena in cui lei le mette in bocca un’oliva già premasticata.
Il momento con Carlo Verdone finisce subito dopo, con una certa frettolosità.
Intanto, dopo un nuovo monologo di Sergio Rubini, Giovanni Veronesi si affaccia dalla terrazza per accertarsi che Giuliano Sangiorgi stia componendo la sigla di chiusura. Ma gli strani rumori dal bagno e i versi smozzicati non promettono nulla di buono…
Allora, per adesso canta Alessandro Haber. Prima di concedergli il palco, però, i compagni gli controllano la pressione, prendendolo nuovamente in giro per la sua anzianità rispetto a loro.
Una volta accertate le sue buone condizioni, Sergio Rubini lo introduce con un annuncio in perfetto stile sanremese. Sbaglia di proposito il suo nome, più volte, confondendolo con Giorgio Gaber, per sottolinearne l’inesistenza come cantante.
Haber canta “Margherita” di Riccardo Cocciante. Una versione molto personale (se vogliamo, a tratti imprecisa), ma intensa.
Una sirena annuncia l’inizio della fascia di “seconda serata”. Giovanni Veronesi, Sergio Rubini, Alessandro Haber e Riocco Papaleo suonano la carica della trasgressione e invitano tutti a mollare i freni inibitori.
La band alimenta l’atmosfera con un rock incalzante, mentre Veronesi raggiunge un’anziana signora seduta in platea e la convince a dire una parolaccia. Lo stesso fa Rubini che esorta il pubblico a lasciarsi andare agli istinti sessuali.
Sulle esperienze sessuali di Rocco Papaleo ironizzano anche lo stesso Papaleo e Veronesi.
È il prologo del monologo successivo di Rocco Papaleo, sulla sua prima volta.Impacciato, goffo, in tenda da campeggio con una ragazza alla quale non piaceva granché. Tutto chiuso con una scena ridicola di fronte ad una famiglia che campeggiava nella tenda vicina.
Si tratta di un monologo già recitato dall’attore lucano in altre occasioni, tra i suoi più conosciuti.
Chiude cantando “È l’amore che se ne va” – canzone scritta da lui -accompagnato dalla band.
Lo spazio successivo è per Max Tortora, nei panni di uno strambo attore fittizio: Sergio Appizzo. Un suo tic non proprio edificante (perfettamente in linea con il suo cognome), dicamo così, manda all’aria tutte le scene in cui si cimenta.
I quattro protagonisti della serata proseguono partecipando al monologo di Alessandro Haber sull’amicizia e l’onestà.
Un momento intenso, in cui tutti sfoggiano un bel ritmo.
Infine, arriva Giuliano Sangiorgi a cantare la bella sigla di chiusura. Un brano scritto appositamente per lo show e che calza alla perfezione – benché più intimista – con le atmosfere vissute durante la serata.
Durante i saluti, ciascuno dei protagonisti fa una dedica per la serata. Margherita Buy la dedica a Madre Terra, Sergio Rubini – con sarcasmo verso i razzisti – ai migranti, Rocco Papaleo ed Alessandro Haber alle loro figlie. Giovanni Veronesi sceglie di dedicare lo show ad Emma Marrone.
Maledetti Amici Miei si chiude qui.
Un programma che mancava da tempo alla voce intrattenimento. Una buona idea, scritta, costruita e portata in scena bene per essere uno svago leggero, di certo senza pretese “alte”, ma coinvolgente e divertente.Tutti i protagonisti sono stati decisamente all’altezza, tra sprazzi di cinema, tanto teatro, commedia, comicità e buona musica.
Oltretutto, senza forzature, tentativi di passaggi iperbolici o di strappare risate a tutti i costi: lo show non ha perso mai di tono, facendo leva solo sulla forza della sua costruzione. Un racconto di se stessi e della commedia sceneggiato ad arte per farsi verosimile, per farsi spettacolo.
Nel quadro complessivo ciascuno sembra aver dato il suo meglio, in perfetta armonia con tutto il resto, con buoni tempi. Così come è da sottolineare la scenografia, notevole per un programma televisivo di questo tipo.
Se volessimo trovare qualche difetto, potremmo tirare in ballo i cliché tematici o alcune “cadute” nei testi, qua e là. Non abbiamo potuto captare chissà quali spunti di riflessione e andare oltre l’autoreferenzialità insita nell’idea di base.
Ma ad emergere è comunque la solidità dello spettacolo. In pochi, tra coloro che hanno fatto intrattenimento negli ultimi anni, possono vantare la certezza di aver reso la prima serata godibile come è riuscito a fare Maledetti Amici Miei.