Il film, di Fabio Mancini con la consulenza di Luca Franco, ha vinto il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2017.
I due registi seguono il lavoro dei White Helmets , i Caschi Bianchi, gruppo formato da volontari che prestano il loro soccorso ai civili mettendo a rischio ogni giorno la propria vita
Attraverso le storie di Khalid, Subhi e Mahmound i fondatori dei White Helmets viene rivissuta la guerra in Siria in uno scenario reale dove la morte è compagna abituale di chi cerca di lottare contro il terrorismo.
Last man in Aleppo mostra immagini devastanti che sono un vero e proprio pugno nello stomaco, immagini di macerie dove si scava a mani nude alla ricerca dei vivi ma anche dei morti. Sono i Caschi Bianchi che sono sempre i primi ad arrivare dove i bombardamenti distruggono la vita civile e dove il terrorismo e le bombe squassano palazzi e vite umane.
Ad Aleppo gli uomini dei Caschi Bianchi sono rimasti e non sono fuggiti come altri loro connazionali. Hanno scelto di restare per aiutare chi soffre per salvare vite umane. La loro è una quotidianità drammatica rivissuta in una pellicola dove a fare da sottofondo non ci sono musiche ma il rumore delle bombe che assurda letteralmente il telespettatore.
I volontari siriani corrono disperati da una parte all’altra della città divenuta oramai irriconoscibile, un cumulo di macerie, scheletri di palazzi strade oramai fantasma. Tutti hanno rischiato per la realizzazione di questo film. In primis il regista che ha così commentato: “mi hanno messo in carcere dopo che io avevo girato un film sulla libertà di espressione, sono stato rinchiuso in una prigione segreta ho visto con i miei occhi le torture che subivano gli operatori umanitari, i giornalisti e gli intellettuali. E ho visto con orrore che venivano torturati a morte anche i bambini e le donne, un orrore senza fine”.
Sui volontari di Aleppo il regista ha detto: “seguire le vicende di queste persone mi ha fatto capire che è ancora possibile credere nell’umanità pur vivendo in una guerra folle. Purtroppo la guerra porta fuori il peggio degli uomini ma nello stesso tempo riesce a mettere in evidenza quel lato umano che i caschi bianchi mostrano giorno dopo giorno”.
L’idea del film è nata proprio all’indomani dell’arresto del regista Firas Fayyad.
Last men in Aleppo è una testimonianza fondamentale per chi vuole essere parte del processo storico contemporaneo.
Ecco chi sono il regista e il montatore.
Firas Fayyad è un regista siriano, autore di film e documentari. Con i suoi lavori ha partecipato a festival cinematografici internazionali, dove si è fatto conoscere per la capacità di raccontare i problemi della Siria contemporanea e le trasformazioni politiche nel mondo arabo. Last men in Aleppo ha vinto il Gran Premio della Giuria nella categoria World Cinema-Documentari al Sundance Film Festival 2017.
Steen Johannesen è un montatore danese. Tra i suoi lavori “Who We Were” (2016), “Motley’s Law” (2015) e “Warriors from the North” (2014).
Last men in Aleppo è il suo debutto alla regia