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“È nei giorni tra Capaci e Via D’Amelio che scopriamo degli aspetti fondamentali dell’uomo Borsellino”: così la Presidente Rai Monica Maggioni dà il via alla presentazione del docufilm. “Non dovremo smettere di ricordare quando saranno finiti gli anniversari particolari: è su quella storia che noi costruiamo la nostra”, conclude.
Quindi Mario Orfeo, Direttore Generale Rai: “Quella che racconteremo sarà una storia di dolore, consapevolezza e memoria: questi uomini sono stati celebrati come eroi solo dopo morti”. “Essere consapevoli per rendere consapevoli chi ci guarda” non può che essere l’obiettivo del servizio pubblico. Orfeo sottolinea poi che in sala è ospite vullo, per cui viene chiesto un applauso. Si passa poi agli appuntamenti Rai della giornata: il documentario di Rai Storia per il ciclo di Diario Civile, fiction dedicate all’impegno civile, mentre due giorni dopo andrà in onda una puntata speciale di Cose Nostre in prima serata.
Interviene il Presidente del Senato Pietro Grasso: “A Vullo mi lega un senso comune di colpa, la colpa di essere sopravvissuti”. “La nozione del tempo -prosegue- si confonde e non si comprende più bene: sembra un tempo interminabile. Non si può far passare questo tempo invano: il ricordo di Paolo lo voglio mantenere, anche se certe ferite non si possono mai sanare, come amico che ho conosciuto. Era una persona allegra, un compagno che aiutava gli altri: io stesso ho avuto aiuto nel momento in cui dovevo studiare le carte del maxiprocesso, mi aveva dato i suoi appunti”.
Grasso ricorda la consapevolezza di Borsellino della propria fine: l’eredità he ci lascia è la lotta fino all’ultimo. “Penso che sarebbe orgoglioso di quello che è stato fatto in questi anni, dei cittadini che denunciano il reato o non vanno a comprare nei negozi che pagano il pizzo: sono cittadini della società civile che rivendicano i loro diritti”: il Presidente del Senato auspica che, sulla memoria di uomini come Borsellino, non si può più far finta di non sapere. “Penso che sui cumuli di terra che coprono i loro corpi, dovremmo inginocchiarci e promettere di continuare la loro opera: vedrete che la mafia avrà una fine”, conclude.
Terminati i saluti istituzionali, si entra nella presentazione vera e propria di Adesso tocca a me.
“Il racconto civile è uno dei perni del racconto del servizio pubblico”, esordisce Eleonora Andreatta, Direttore Rai Fiction. “Da un punto di vista della capacità di lavorare sul passato, la docufiction -spiega- è uno dei linguaggi più forti e di maggior impatto: attraverso i materiali documentali e la testimonianza, si può dare a questa storia un aspetto di ancora maggior urgenza”.
“Quando l’anno scorso la Andreatta ci ha proposto l’idea di una produzione su Libero Grassi, all’inizio ero scettico. Su questo genere di lavoro c’è un grande impegno culturale: siamo felici quando riceviamo richieste di proiezione da parte di scuole e parrocchie”, dichiara Giannandrea Pecorelli, produttore Aurora TV. “Sono docufiction che possono alzare la qualità della tv italiana: noi possiamo solo promettere di alzare sempre più il livello”.
Prende la parola Andrea Fabiano, direttore di Rai 1: “Il nostro impegno deve servire anche a dare fiducia alle nuove generazioni. Mai come in questi mesi, tutta la Rai sta lavorando insieme: Rai 1, Rai Fiction, Rai Cultura, Rai Cinema”.
Giovanni Filippetto, coordinatore editoriale: “In Italia la docufiction è poco praticata, ma consente di dare una connotazione più forte. Dietro c’è un grande lavoro di documentazione: questa è una storia che pesa moltissimo”.
Interviene Antonio Vullo, agente della scorta Paolo Borsellino: “In 25 anni abbiamo visto tanti processi e tante condanne, ma ancora qualcosa manca. Secondo me tutto ruota intorno all’agenda rossa: purtroppo, avendo avuto depistaggi e dichiarazioni false, le indagini sono ancora in corso. Il lavoro prodotto comunque, è sicuramente un prodotto idoneo da lasciare alle nuove generazioni”. “Dopo Capaci -sottolinea- lo stato lo ha lasciato solo, eppur elui ha continuato; pure noi della scorta ci siamo accorti che era completamente diversa. Se lo Stato si fosse comportato in maniera diversa, la storia sarebbe stata diversa”.
Il regista Francesco Miccichè ringrazia Vullo: “Antonio ha fatto uno sforzo enorme, perché non è una persona a cui piace apparire: ha sempre vissuto questi 25 anni nel ricordo, rimanendo in disparte. Invece con noi si è concesso, e lo ha fatto con grande generosità”. Anche Miccichè, come l’agente Vullo, ringrazia Bocci per la sua interpretazione, insieme a un cast di ragazzi giovani “che hanno dato l’anima”.
Infine Cesare Bocci, che ha dato il volto al giudice: “La nostra operazione mescola realtà e finzione, pur essendo una finzione completamente appoggiata alla realtà. Questo mix dà sentimenti molto forti quando si guarda l’opera”. Per preparare il personaggio, l’attore ha cercato di conoscere chi fosse Borsellino prima della perdita di Falcone: “Un uomo positivo, che amava fare gli scherzi: la conferma è arrivata dalle tante immagini della vita privata”.
“Quella mafia lì ha perso: c’è stato il risveglio delle coscienze. La mafia è cambiata, ancora c’è, ma quella è stata una grande sconfitta”, riflette in chiusura l’attore.
La conferenza si conclude qui.