Le prime immagini hanno mostrato chiaramente come Rai Fiction ha puntato l’attenzione sull’unico sopravvissuto alla strage nella quale hanno perso la vita gli agenti di scorta Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli. È stato soltanto Antonio Vullo a sopravvivere all’attentato. Ed è proprio lui, sconvolto e incredulo, ad aggirarsi nell’inferno provocato subito dopo lo scoppio dell’auto nella quale i corpi del giudice e dei suoi giovani agenti di scorta erano oramai semi carbonizzati. Antonio Vullo ha ricordato quei momenti drammatici in un accostamento tra le immagini della fiction e il suo vero volto quale è oggi.
Allo stesso modo si è proceduto con Paolo Borsellino. Lo speciale infatti ha accostato il vero Paolo Borsellino, attraverso gli archivi storici della Rai, all’attore Cesare Bocci che lo ha interpretato. Il continuo susseguirsi di documenti reali e di scene ricostruite, l’alternarsi di testimoni tra cui l’attuale presidente del Senato Pietro Grasso, ha conferito al docufilm un’atmosfera particolarmente coinvolgente. La costruzione dello speciale è stata curata nei minimi particolari. Lo stesso Cesare Bocci ha fatto di tutto per rendere credibilità al giudice Borsellino con la sua interpretazione. Vi è quasi del tutto riuscito.
La docu-fiction ha dato spazio anche ad episodi poco conosciuti della vita del magistrato. Lo abbiamo visto a pranzo in un ristorante mangiare con gusto. Poi alla fine il proprietario del locale ha chiesto al giudice se il cuoco poteva salutarlo. Non si trattava di ricevere un encomio per l’alto livello dei piatti presentati. Lo chef dinanzi al giudice è scoppiato in un pianto dirotto e gli ha chiesto umilmente scusa per la presenza della Mafia che sta uccidendo la Sicilia.
Da sottolineare inoltre il brindisi fatto da Borsellino con gli esponenti della polizia locale: alzando il bicchiere ha detto: “brindo alle persone oneste“. Abbiamo ascoltato anche le testimonianze del fratello di Borsellino, Salvatore. Abbiamo constatato la devozione che provavano gli agenti di scorta verso il magistrato la cui unica preoccupazione era di essere ucciso da solo sperando che fosse almeno salvata la vita ai ragazzi che lo scortavano. Purtroppo non è stato così.
Lo speciale ha ricostruito anche l’incontro di Paolo Borsellino con Leonardo Messina. Messina ha raccontato di essersi pentito dopo aver ascoltato in Tv le parole della vedova di Vito Schifani dinanzi alla bara del marito. Rosaria Costa, vedova Schifani, imponeva ai mafiosi a pentirsi con parole talmente gravi e coinvolgenti che avevano fatto breccia in un cuore arido e feroce come quello di un boss.
È stato ricostruito anche il momento cruciale dello scoppio della bomba, mentre le scene dei funerali degli agenti di scorta sono state quelle originali.
Insomma un docufilm che ha sicuramente apportato un contributo alla celebrazione di Borsellino e dell’opera da lui intrapresa. Alla fine il messaggio del magistrato è stato chiaro per tutti: non arrendersi mai. Lui infatti era convinto che lo Stato avrebbe potuto vincere la guerra contro la mafia. Così non è stato perché nell’ omicidio di Borsellino non ha influito soltanto la decisione della mafia ma soprattutto la presenza di organi deviati all’interno dello Stato. Non a caso lo stesso Antonio Vullo, presente alla conferenza stampa di presentazione, ha sottolineato che “per avere la verità sulla morte di Borsellino ci vorrebbe ‘un pentito di Stato’“.
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