Aveva 59 anni ed una voce ancora bella e potente, sì che aveva già preso impegni per il 2017 con il Teatro Carlo Felice di Genova – città dove era nata – per il ruolo di Elisabetta di Valois nel “Don Carlo” di Verdi, suo cavallo di battaglia. Ma l’anno scorso, il 21 agosto, “Una malattia breve, terribile, incomprensibile – disse il tenore Fabio Armiliato, suo compagno di arte e di vita dal 2000 – me l’ha portata via in questi mesi. Se ne è andata la più grande cantante lirica degli ultimi venti anni”.
Il cordoglio del mondo della lirica, a partire dalla Scala di Milano – è sorto immediato da ogni parte del mondo e da chi l’aveva conosciuta come donna e come artista dalla fortissima personalità. L’Italia l’aveva amata, Roma l’aveva adorata, perché stretto era il suo rapporto con l’Opera, ed anche col Maestro La Vecchia, fondatore e direttore dell’Orchestra Sinfonica di Roma (ora purtroppo sciolta), guidata dal quale ella cantò nel 2011 una memorabile “Tosca” con Fabio Armiliato, nell’Auditorium della Conciliazione.
La Dessì aveva studiato canto a Parma, debuttato nella Piccola Scala di Milano nel 1982, con “La pietra di paragone” di Rossini da vera belcantista: poi col tempo la sua voce era cambiata assumendo i colori del soprano lirico drammatico. E questa fu sino in fondo lei, Dessì grande Tosca, grande Norma, grande Aida, e Leonora e Gilda.
La sua morte è parsa a tutti davvero incomprensibile, come ha affermato il tenore Armiliato, data la sua pienezza esistenziale, la carica musicale e la forte presa sul pubblico. Daniela Dessì si era imposta nel 1980, col primo premio del Concorso Internazionale Rai: al Teatro alla Scala di Milano era stata diretta da Riccardo Muti nel “Don Carlos”, nel “Falstaff” e nel “Requiem” di Verdi.
Alla Staatsoper di Vienna l’aveva guidata Claudio Abbado, al Metropolitam di New York James Levine, alla Deutsche Opera di Berlino Giuseppe Sinopoli.
Al Teatro Comunale di Bologna, nei ruoli verdiani fu guidata da Daniele Gatti: ed ancora ella cantò al Rossini Opera Festival di Pesaro e all’Arena di Verona, diretta da George Prêtre e Zubin Metha. Negli ultimi anni affrontò al Massimo di Palermo “La Gioconda” di Ponchielli, opera pesantissima da interpretare: ma va anche ricordata la collaborazione cameristica col M° Francesco La Vecchia, per i raffinati “Quattro ultimi lieder” di Richard Strauss, che il soprano eseguì all’Auditorium Conciliazione a Roma.
Quanto al Teatro dell’Opera nella capitale, ella ebbe la direzione di Gianluigi Gelmetti in “Iris” di Mascagni e nel “Trittico” di Puccini, in cui fu prima esecutrice storica dei tre distinti ruoli di Giorgetta, di Lauretta e di Suor Angelica. All’Opera cantò ancora “Francesca da Rimini” di Zandonai col compagno Fabio Armiliato e “La fanciulla del West” di Puccini, diretta dal M°Gelmetti.
Ma qui nel 2009 andò anche incontro ad uno spiacevole episodio col grande ma pungente regista Franco Zeffirelli, sotto la cui regìa doveva cantare nella “Traviata”: questi in conferenza-stampa le si rivolse con rozzi riferimenti alla sua giovinezza matura. Difesa dal M°Gelmetti per la sua tuttora splendida voce, la Dessì signorilmente ritirò la partecipazione a “La Traviata”, e al successivo “Falstaff” di cui Zeffirelli avrebbe avuto la regìa, vivendo così l’unico iniquo affronto della sua carriera. Una carriera luminosa e tutta in salita, interrotta solo dalla prematura morte.