La singolarità di questo appuntamento è rappresentata dal fatto chei a raccontare Troisi è lo stesso attore, con il giovane Antonio Piccolo che dà voce ai pensieri e alle riflessioni del comico napoletano scomparso prematuramente.
La narrazione ha come denominatore comune le più significative e celebri apparizioni di Troisi in tv, riprende gli aneddoti dei suoi film e da spazio alle testimonianze degli amici più cari tra cui Roberto Benigni, Lello Arena, Gianni Minà, Enzo Decaro, Pino Daniele, Renzo Arbore. Artisti che gli sono stati accanto durante la sua vita professionale ricca di momenti intensi, comici, poetici. Una vita e un percorso sospesi tra la delicatezza e la malinconia.
Massimo Troisi, a distanza di venti anni, rimane un personaggio amatissimo anche dal pubblico più giovane. Quello che colpisce è la tenerezza con la quale viene ricordato da chi ha lavorato con lui. La sua maggiore dote professionale è l’aver creato personaggi nei quali è stato facile identificarsi. Infatti, i protagonisti dei suoi film, spaccati della filosofia napoletana, indolente e fatalista, sono sempre stati uomini timidi, pigri e sognatori. E in tanti si sono riconosciuti nel personaggio dell’emigrante di “Ricomincio da tre”, o del timido corteggiatore di “Scusate il ritardo. Delicati, struggenti, ma leggeri e ironici, i racconti della sua famiglia, gli sketch di No-Stop con gli amici della smorfia, gli aneddoti della sua infanzia e dei suoi primi approcci con il cinema.
Di Massimo Troisi è sempre stato notato notato il lato malinconico e poetico, ma c’è un altro aspetto meno noto, però egualmente interessante che manca al pubblico, soprattutto a quello napoletano: Troisi è stato anche un uomo irriverente e provocatore che tra le righe riesce a parlare di politica e smonta i luoghi comuni su Napoli, sulla povertà, sulle dinamiche interne alla famiglia. Un personaggio a tutto tondo appassionato di calcio e legatissimo alla sua terra, innamorato del cinema e del teatro, che ha fatto della modestia, dell’umiltà e della discrezione, il suo stile di vita.
Il documentario ripercorre la carriera di Massimo, il suo rapporto con la città di Napoli, con il dialetto e con le donne. I sodalizi più importanti della sua carriera, dagli inizi con la Smorfia fino alla collaborazione con Ettore Scola che ne ha voluto la presenza in tre suoi film. La parte finale è forse la più commovente: la lavorazione de Il Postino, il suo capolavoro, il film che ha concluso poche ore prima di morire nel 1994.