Indice dei contenuti
Italia 1 ha proposto La pupa e il secchione e viceversa di cui vi proponiamo la recensione. La prima puntata è andata in onda martedì 7 gennaio in prima serata con la conduzione di Paolo Ruffini. Era il 2010 quando il programma era andato in onda sulla giovane rete Mediaset, per l’ultima volta.
La pupa e il secchione e viceversa recensione
Preceduto da un gran battage pubblicitario che ne ha amplificato l’attesa, il programma ha mostrato immediatamente la sua vera identità. Molto differente da quella del passato. Negli ultimi dieci anni l’intrattenimento televisivo è cambiato per l’apporto di numerosi altri ingredienti propri, non solo dei reality, ma anche dei varietà trash che hanno creato una sorta di nuovi mostri del piccolo schermo.
La pupa e il secchione e viceversa ha inglobato nella propria, già discutibile essenza spettacolare, tutto lo scibile trash passato nell’ultimo decennio in tv. Mentre, però, il programma del passato conservava una patina di ingenuità e molte situazioni potevano risultare credibili, come l’ignoranza delle pupe, l’edizione 2020 è cambiata. E’ diventata molto più studiata e costruita e per questo del tutto inverosimile. Riesce, infatti, impossibile pensare che una ventenne non conosca le più elementari tabelline.
Ci rifiutiamo di pensare che esista una persona adulta secondo cui il risultato di 2 per 4 sia 6. Si è voluto insistere su una delle caratteristiche dell’edizione del 2010 che aveva consacrato Francesca Cipriani come la summa dell’ignoranza in una pupa. Allora avevamo gridato all’ignoranza giovanile dandone la responsabilità ai fragili e insicuri modelli di una televisione in degrado. Oggi abbiamo compreso la scarsa considerazione che hanno gli autori per il pubblico, insistendo troppo su situazioni alle quali neppure un bambino crederebbe.
La pupa e il secchione e viceversa recensione – voyeurismo ostentato
Nell’edizione 2020 de La pupa e il secchione e viceversa c’è molto del Grande Fratello nel nudismo ostentato, nelle docce osé, nella pruderie dei comportamenti. La regia ha sempre furbescamente indugiato sul lato B delle statuarie pupe, con inquadrature che nulla lasciavano all’immaginazione ed alle quali loro stesse hanno partecipato con impegno.
Ma c’è anche molto degli altri reality di casa Mediaset: da L’isola dei famosi a La Talpa, solo per citarne alcuni.
L’obiettivo di stimolare voyeurismo e di comunicare al pubblico un erotismo di bassa lega, era del tutto evidente. A incrementare una robusta dose di trash arriva anche il linguaggio spesso scurrile con cui, soprattutto le pupe si esprimono. Molti i termini non propriamente eleganti, che sottolineano una superficialità di vedute e la rappresentazione di discutibili modelli, soprattutto femminili.
Il limite più evidente del programma è l’incapacità di assumere una veste più moderna e credibile. Si continua a far leva sul trash, sull’erotismo, sulle inquadrature particolari per catturare audience. Si fanno pronunciare perle di volgarità a ragazze che, probabilmente, nella vita hanno un diverso stile di vita. Ma si adeguano per quei maledetti quindici minuti di visibilità televisivi.
E, per favore, non ci si adagi sui risibili bagni di cultura generale e su qualche momento di retorica strappa – audience.
Analisi dei conduttori e della giuria
Paolo Ruffini, nel ruolo del conduttore, è apparso quasi estraniato dal contesto. Freddo e distaccato, sguardo spesso ironico, come a prendere le distanze. Insomma come se volesse distinguersi dal nulla cosmico in cui, volontariamente, si è calato.
Francesca Cipriani, la pupa per antonomasia, ha avuto, almeno fino adesso, un ruolo limitato. Quasi avesse timore di tornare alle origini da cui aveva spiccato il volo nell’universo di una falsa televisione.
I giudici? Giudizio per adesso rimandato.