il nuovo appuntamento segue il trend della terza rete di concedere spazio e attenzione alla cultura declinata in tutte le sfaccettature. Non a cao Achille Bonito Oliva prende il posto di Passepartout condotto da Philippe Daverio nella medesima fascia oraria.
“Fuori quadro è una trasmissione di educazione al gusto del contemporaneo attraverso una trama che non vuole essere pedante ma piuttosto penetrante. La speranza è di poter guidare lo spettatore nelle molteplici direzioni dell’arte contemporanea che non è un labirinto ma una strada con molti sentieri luminosi”, ha annunciato il critico d’arte nel definire e far conoscere lo spirito della sua nuova creatura televisiva.
Non solo: Fuori dal quadro vuole proporre un concetto di arte totale, articolato in molteplici direzioni in una sintesi onnicomprensiva di tutte le manifestazioni artistiche. Le puntate del programma saranno dodici per altrettante settimane e saranno a tema.
Ogni domenica verrà affrontato un tema e analizzato sotto i molteplici aspetti come ad esempio riflessioni storiche, intervista ad esperti italiani e stranieri corredate da una gran quantità di immagini e inserti di video arte. Ci sarà anche una rubrica specifica dal titolo “Opera aperta” che documenterà le varie sfaccettature del tema affrontato.
Il noto critico d’arte ribadisce ancora una volta che la sua sarà “una trasmissione interdisciplinare, transnazionale e multimediale.Ogni appuntamento” continua Achille Bonito Oliva, “coprirà lo spettro completo dell’arte che comprende il critico che spiega, l’artista che crea, il museo che storicizza,il collezionista che tesaurizza, il gallerista che espone, i media che celebrano, il pubblico che contempla”.
Nel corso di ogni puntata si andrà anche indietro nel tempo per documentare come si è passati dalla separatezza dei vari settori artistici ad una sorta di avanzata osmosi o meglio di rispettive integrazioni e contaminazioni. In altre parole un capolavoro non può essere separato sia dal contesto storico che da quello di tutte le altre arti che hanno caratterizzato quel periodo.
Si vedrà come un tale processo sia iniziato già nel Seicento con il barocco dove si avverte l’esigenza di una spettacolarizzazione più articolata. Questa idea di arte totale trova nell’Ottocento una sua applicazione e definizione con il lavoro del musicista tedesco Richard Wagner che realizza il suo teatro: lo progetta, lo costruisce, ne realizza le scene, compone la musica. E’ uno spazio nel quale il pubblico coabitava con l’arte per molte ore, tanto che le opere erano così lunghe da spingere gli spettatori a mangiare nei palchi
Il concetto di arte totale prosegue nella contemporaneità e Bonito Oliva lo dimostrerà anche con l’intervista a grandi artisti della nostra epoca, tra i quali il fiamminngo Jan Fabre incontrato in occasione della sua mostra al Maxxi di Roma