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Il Concertone La Notte della Taranta, giunto alla 23esima edizione, è in onda stasera 28 agosto 2020, nella seconda serata di Rai 2, a partire dalle 22.50.
Abbandonata la natura itinerante dell’evento per le disposizioni anti Covid, il concerto è stato registrato il 22 agosto a porte chiuse, a Melpignano, sul palco allestito a Piazza Duomo.
La tradizione, però, è rispettata in toto. L’orchestra diretta dal Maestro concertatore Paolo Bonvino si esibisce con classici brani. Sharon Eyal ha curato le coreografie ispirate alle musiche di Bonvino. Sul palco si esibiscono i ballerini Laura Boccadamo, Mihaela Coluccia, Cristina Frassanito, Serena Pellegrino, Lucia Scarabino, Andrea Caracuta, Stefano Campagna, Marco Martano, Fabrizio Nigro e Mattia Politi.
Oltre che in chiaro su Rai 2 è possibile seguire l’evento anche in streaming sul servizio gratuito RaiPlay. L’orario di inizio è lo stesso della messa in onda televisiva: le 22.50.
Gli ospiti speciali
Tra gli ospiti: Antonio Diodato, vincitore del Festival di Sanremo 2020, che ha origini tarantine.
Sono presenti anche Mahmood e Gianna Nannini, che si esibiscono in un mix di brani tradizionali salentini.
La Notte della Taranta 28 agosto 2020, la diretta, l’esibizione di Diodato
La Notte della Taranta 2020 inizia sull’aria di una melodia leggera, che non tarda a mostrare la sua identità tarantina. L’attore Sergio Rubini, narratore di questa edizione 2020, è sul palco. Inizia la prima coreografia di danza della serata. Inizialmente, le movenze dei ballerini sono quelle della pizzica tradizionale, con un solo danzatore che si esibisce in una coreografia originale.
“Bella che dormi sui cuscini. E’ la serenata che canta un innamorato sotto la finestra dell’amata che dorme”. Così il narratore Sergio Rubini introduce il brano successivo. L’interprete canoro è uno degli ospiti d’eccezione della serata: Diodato.
“Senza paura, fino a morire, alzati bella, e fammi entrare” sono le parole della canzone.
Il brano successivo si intitola Kalinitta. Kalinitta significa Serenata d’amore in griko antico. Il testo è scritto da Vito Domenico Palumbo.
“Questa è la storia di un inseguimento d’amore. Ma la ragazza inseguita non può cedere alle lusinghe dell’inseguitore. Se lo facesse, perderebbe la sua dote.” spiega Sergio Rubini al riguardo del brano che inizia poco dopo. Infatti, si intitola Secuta Secuta. Inseguita, Inseguita.
“In Elogio della follia Erasmo da Rotterdam, nel 1509, si chiede: vale la pena sacrificare la felicità in nome della razionalità? Per essere felici bisogna essere pazzi. La follia ci fa innamorare dello sconosciuto. Dell’ignoto.” con queste parole il narratore Sergio Rubini interviene sul finale del brano.
La Notte della Taranta 28 agosto 2020, Le esibizioni di Gianna Nannini e Mahmood
Cent’anni sale è il titolo del brano che comincia subito dopo una breve interruzione pubblicitaria. L’artista Jovanotti ha dato il suo contributo al brano con una parte cantata intitolata Mi devo muovere, registrata e proposta come filmato.
Di seguito, inizia una tradizionale Pizzica salentina. Immagini di due danzatori tra le vie deserte di Alberobello scorrono in sottofondo.
“Nei film ho sempre preferito i perdenti. A patto che non lo siano per sempre. La gioia è immensa, quando un perdente vince.” sono le parole del narratore che introducono Sabri Aleel, canzone in lingua araba cantata sul palco della Notte della Taranta 2020 da Mahmood.
Ela mu condà, invece, è un brano che viene cantato interamente in grico. Il grico è un dialetto ereditato da alcune comunità del Sud Italia, parte dei cosiddetti dialetti greco-italioti. Infatti, deriva dal greco.
“L’uomo sfrutta sempre l’uomo. Solo qualche volta accade il contrario” afferma il narratore prendendo in prestito una frase di Woody Allen. La citazione introduce la canzone Fimmine Fimmine, cantata da Gianna Nannini. La storia del testo racconta delle tabacchine, lavoratrici del ‘900 che raccoglievano il tabacco.
Agapì
Arriva il momento per una “classica” tarantella. Tarantaè è il titolo esatto del brano suonato sul palco.
“Il mare dà e toglie. Di fronte al mare la felicità è un po’ più possibile. Il mare è una forza.” afferma il narratore. Il brano seguente, Lu rusciu te lu mare, parla proprio del mare. In particolare del suo rusciu, fruscio incessante, ma irrinunciabile.
“Questa piazza è sempre stata piena di cuori pulsanti. E tornerà ad esserlo. Questa è stata un’estate strana, ma noi, come i tamburelli, non abbiamo perso il ritmo”. Così il narratore introduce un brano più delicato, intitolato Carpe Noctem. Dal latino, afferra la notte, o meglio, vivi la notte.
Il ritmo si alza nuovamente, e i tamburelli accompagnano Agapì, il brano successivo. Nonché l’ultimo della 23esima Notte della Taranta. Agapì è un brano con un forte significato nascosto. Agàpe, dal greco, significa infatti amore disinteressato, come quello di una madre verso suo figlio. Come quello verso la musica.