L’indagine ha ricostruito la vita delle vittime, ma soprattutto la morte, senza mai soffermarsi sui particolari dell’assassinio per suscitare la curiosità morbosa del pubblico. Non si sono mai visti coltelli insanguinati in primo piano, ricostruzioni degli omicidi con attori e con la telecamera puntata sui volti di chi, nella fiction sta per essere ucciso. Insomma l’inchiesta è precisa, senza immagini costruite ad arte e finalizzate a impressionare il pubblico per squallidi fini d’audience, come troppo spesso accade in altre trasmissioni. Riccardo Iacona ha realizzato una puntata di Presa diretta che ha colpito direttamente al cuore il telespettatore. mostrando un’Italia percorsa della straziante realtà del femminicidio alla quale non si riesce a porre un freno.
Numeri, dati, ricostruzione quasi asettica, ma precisa e documentata dei fatti, colloqui, più che interviste, con genitori e familiari delle vittime: tutto è stato contenuto in una sobrietà diligente e spontanea. C’era il cuore in quei servizi, c’era il desiderio di rendere, finalmente, noto il quadro preciso di una realtà troppo spesso sottovalutata dall’incuria e dall’indifferenza.
Il lato più sconvolgente è stato rendersi conto che le vittime avevano già più volte denunciato le violenze subite dai compagni. Invano. Addirittura, ha raccontato Iacona, una denuncia è stata presa in considerazione solo tre mesi e mezzo dopo la morte della donna che l’averva sporta. Non c’è tempo, in Italia, per occuparsi di una denuncia presentata da una donna maltrattata, ci sono altre emergenze, ben più gravi, che rappresentano per i giudici la realtà quotidiana. Risultato: giovani donne continuano a morire in una sorta di strage delle innocenti. La notizia fa rumore per qualche giorno, se ne occupano i mass media, relegandola, però, nelle pagine secondarie di quotidiani e telegionali. Poi cala il silenzio. Fino ad una nuova vittima che va ad accrescere la lista delle precedenti.
Intanto Presa diretta ha posto finalmente l’attenzione su questo dramma silenzioso. Un altro programma, recentemente, si era occupato di donne vittime dei propri uomini. Era Amore criminale, condotto da Luisa Ranieri, lontano anni luce dalla analisi di Riccardo Iacona, per l’approccio discutibile e strappa-audience che lo caratterizzava. Andato in onda, sempre su Rai3, Amore criminale era intriso di sensazionalismo gratuito. I riflettori erano puntati sui volti degli attori protagonisti delle docu-fiction e riprendevano, quasi al ralenty, le fasi degli omicidi. Le ricostruzioni delle tragiche storie di donne ammazzate erano realizzate con dovizia di particolari impressionanti e non necessari al’economia del programma, coma ha ampiamente dimostrato l’analisi giornalistica di Riccardo Iacona.