Qui e adesso ha esordito su Rai 3 giovedì 3 dicembre e noi vi proponiamo la recensione. Diciamo innanzitutto, e con grande dispiacere, che il programma sa troppo di naftalina. Massimo Ranieri, che ne è al timone, non è riuscito a ricreare le medesime atmosfere coinvolgenti e moderne delle passate edizioni di Sogno e son desto, il vecchio show andato in onda su Rai 1.
Qui e adesso recensione del programma
Intanto il dejà vu ha dominato ovunque, si è insinuato in ogni angolo, in ogni siparietto spettacolare, in ogni duetto. Non ha risparmiato le gag, gli sketch le battute. Tutto inserito in un contesto banale come il bisticcio di parole sulla frase “occhio di bue” talmente scontato da essere compreso anche da un bambino. I The Jackak sono subito apparsi al di sotto di ogni pur minima aspettativa. Maria Di Biase non è riuscita a tener dietro alla tradizione, abbastanza giovane, della sua comicità. E le battute si sono trasformate in un coacervo di ovvietà e dozzinale banalità.
Per un programma che si presentava con grandi ambizioni fin dall’inizio, ci voleva per altro. Più stile, più schiettezza e soprattutto, maggiore efficacia scenica.
Non basta la formula della amichevole chiacchierata tra amici nei camerini del Teatro Sistina di Roma, cuore del varietà, per ricoprire di una patina di eleganza lo show. Non basta la presenza di ospiti di prestigio del mondo musicale e non solo, per catturare automaticamente il pubblico.
Intanto il dialogo con Gianni Morandi all’inizio del programma, si è protratto troppo ed è stato riproposto anche alla fine. Ha documentato l’incontro di due anziani ex colleghi e rivali che rievocano, con la consapevolezza del senno del poi, i momenti più significativi delle rispettive carriere. L’epoca in cui si sfidavano per accaparrasi i favori dei fan. Amarcord, certo, ma non il migliore. Al contrario, scontato e patetico.
Analisi delle varie fasi del comedy show
Per una ragione comprensibile fin dall’inizio, neppure le interpretazioni musicali di Ranieri, i duetti, i brani interpretati singolarmente, hanno avuto il dono del coinvolgimento. E la ragione risiede nell’atteggiamento pretenzioso dello stesso Ranieri che ha cercato in tutti i modi di accreditarsi come artista unico e irraggiungibile. Una sorta di Re Sole nella Reggia di Versailles che, nel caso specifico, era il Teatro Sistina.
Qui è adesso è apparso freddo distante, laddove la musica e il teatro sono espressione di coinvolgimento e di cultura. La storia personale di Massimo Ranieri è oramai ben nota a tutti i telespettatori che hanno seguito Sogno e son desto su Rai 1. Poichè si pensa che il pubblico di Ranieri sia sempre lo stesso, quello non più giovanissimo,tutto è apparso come una ripetizione, un dejà vu, un ricordo venuto prepotentemente a galla magari nel momento sbagliato.
Insomma la formula è apparsa raffazzonata. Si è voluto dare allo show un aspetto più intimista e colloquiale, che, invece, ha penalizzato la parte spettacolare. Il risultato non ha reso secondo le aspettative.
Last but not list, ad aggravare la situazione, si è aggiunta la mancanza della diretta. E la sala del Sistina necessariamente ma tristemente vuota.