Come mai Nonno Libero ha deciso di tornare in Italia, dopo il lungo soggiorno in America?
Lui doveva necessariamente tornare perchè aveva nostalgia della propria terra e delle proprie abitudini. Negli USA era andato a ritrovare i fratelli, tutti proprietari di ristoranti italiani. Aveva fatto molte trasgressioni alimentari, così il suo Pil è aumentato, dove per Pil io intendo Prodotto Interno Lardo. In poche parole, mi hanno fatto ingrassare. Io, però, mi consolo pensando che il grasso non fa apparire le rughe. Ho 76 anni e alle rughe ci devo stare attento.
In questa nuova serie Nonno Libero è addirittura bisnonno. E’ stato difficile da interpretare?
E’ stato difficile ma divertente. Mi sto ritrovando con una serie di pronipoti che rappresentano il futuro della famiglia Martini. In casa, quest’anno, ci si prepara anche ad altre nascite, perchè Bianca, Melina e Tracy sono in dolce attesa. Un momento divertente per me è stato anche ritrovarmi con Albano che è guest star della prima puntata.
Quali sono le tematiche che il serial affronterà quest’anno?
Un medico in famiglia è stato sempre calato nel sociale e anche quest’anno punterà i riflettori su un problema che sta preoccupando molto gli italiani: la casa. La famiglia Martini all’improvviso rischierà di perdere l’appartamento in cui storicamente abita a causa di uno speculatore. Dovrà trovare la grossa somma richiesta per riacquistarlo di nuovo. Una vera e propria impresa lunga, difficile, piena di difficoltà, ma alla buona riuscita contribuirà anche l’esperienza, l’acume e l’intelligenza di Nonno Libero che sarà aiutato da tutti i componenti della famiglia.
Insomma Un medico in famiglia come esempio di fiction ancorata alla realtà?
Certamente. L’Italia è in difficoltà, non potevamo restarcene a guardare. Anche la famiglia Martini vive la crisi di tutti gli italiani. Noi la raccontiamo con coraggio e con la speranza che anche nella vita reale si possa trovare sempre una soluzione.
Che rappresenta per lei il ruolo di Nonno Libero? Non teme di identificarsi con il personaggio?
Io sono sempre stato sincero verso il mio personaggio. Contrariamente a molti miei colleghi che non vogliono legarsi al ruolo che interpretano, ho sempre guardato con affetto a Nonno Libero dal quale non potevo più stare lontano. E soprattutto, non ho mai rinnegato e mai lo farò, i film scollacciati del mio passato professionale. Ad un certo punto della mia vita, mi mancava il collante tra la prima parte della mia carrierà e l’attuale: grazie al ruolo di Nonno Libero l’ho trovato.
Ma qual è il pubblico che segue il serial?
Con Un medico in famiglia abbiamo abbracciato tre generazioni e spero di abbracciare anche la quarta.
Lei ha sempre creduto nella forza del prodotto?
Personalmente si. Ma i dirigenti Rai di quindici anni fa, mostrarono delle perplessità quando fu mostrato loro il progetto. Si convinsero però abbastanza presto, perchè capirono che gli italiani avevano e hanno bisogno di credere in una famiglia coesa come la famiglia Martini che è assolutamente nazional-popolare, ma nel significato più nobile dell’espressione.
Riesce ancora oggi ad emozionarsi?
Quando penso che il pubblico e gli stessi attori sono cresciuti guardando Un medico in famiglia, mi emoziono fino alle lacrime. E sono orgoglioso di rappresentare il simbolo dei nonni in Italia e all’estero. Quando il Presidente Napolitano mi ha abbracciato affettuosamente chiamandomi Nonno Libero, la commozione e l’orgoglio riempivano il mio cuore.