Quante Storie su Rai 3 propone oggi un approfondimento su Napoleone Bonaparte. L’appuntamento è sulla terza rete diretta da Franco Di Mare alle 12,45. Ospite della puntata è Luciano Canfora.
Quante Storie su Rai 3 il testamento di Napoleone Bonaparte
Confinato nell’isola di Sant’Elena, tra il 1815 e il 1821, Napoleone detta il suo testamento politico ricostruendo la vicenda umana di Giulio Cesare, dalla guerra gallica alla congiura che lo portò alla morte.
Ma su quali elementi si fonda l’identificazione tra i due imperatori? Attraverso l’analisi comparata del cosiddetto cesarismo, lo storico Luciano Canfora, ospite della puntata di “Quante Storie” in onda oggi, traccia un confronto tra Cesare e Napoleone. E spiega perché molti grandi dittatori sono stati affascinati dal mito dell’Impero romano.
Intanto la puntata di oggi di Quante storie ricorda un importante anniversario: i duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte scomparso proprio sull’isola di Sant’Elena il 5 maggio 1821. Alla sua strabiliante avventura umana e politica, Alessandro Manzoni ha dedicato la famosissima ode che prende il titolo dalla data della morte dell’ex imperatore dei francesi.
All’isola di Sant’Elena, nel doloroso silenzio che lo aveva portato alla morte a soli 51 anni, Bonaparte ebbe modo di realizzare uno scritto su Giulio Cesare. E scelse il periodo che va dalla guerra punica fino alla congiura in cui fu assassinato.
Il Cesaricidio raccontato da Napoleone
Bonaparte racconta l’omicidio di Gaio Giulio Cesare, avvenuto il 15 marzo del 44 a.C. a opera di un gruppo di senatori. Questi si consideravano custodi e difensori della tradizione e dell’ordinamento repubblicano. Personaggi che, per loro cultura e formazione, erano contrari a ogni forma di potere personale. La congiura, detta cesaricidio, fu guidata da Cassio e Marco Giunio Bruto, figlioccio del dittatore perpetuo. Il che portò Cesare, prima di esalare l’ultimo respiro a mormorare “Tu quoque, Brute, fili mi”, anche tu Bruto, figlio mio.
Napoleone racconta la fine di Cesare facendo un parallelismo con la sua storia.E si accomuna proprio a lui. Le motivazioni le spiega proprio Luciano Canfora, un filologo classico, storico, saggista e accademico italiano