La prima giornata di studio si è svolta alla presenza di personalità del mondo accademico, politico ed economico; a moderare gli interventi Monica Maggioni, responsabile di RaiNews24.
Ad aprire il convegno, la Presidente Rai Anna Maria Tarantola, che ha voluto fortemente l’evento. I motivi sono molteplici: innanzitutto per esortare i giovani, perché non credano che il livello raggiunto nel dibattito sulla parità di genere sia il massimo possibile, e poi, soprattutto, perché si comprenda fino in fondo che il disequilibrio tra presenza femminile e maschile nei vari ambiti politico, economico, socio-culturale equivale a una perdita economica. Ci sono infatti studi, spiega la Tarantola, che attestano come una maggiore presenza femminile favorisca un aumento del benessere economico e dei servizi; inoltre, avendo un ruolo determinante sullo sviluppo cognitivo dei figli, le donne siano alla base del benessere socio-culturale di un Paese.
Si tratta di una grande risorsa per il Paese eppure, ancora, gli stereotipi permangono: quando il neo premier Matteo Renzi ha formato la squadra di governo ironizza la Tarantola, il giorno seguente «i commenti erano sui curricula per gli uomini, sulla mise per le donne». E attenzione alla «discriminazione implicita», cioè quella che non è voluta ma che comunque, basandosi su luoghi comuni, impedisce di compiere scelte a favore delle donne. Ad esempio: basandosi sul luogo comune che le vedrebbe emotive e meno affidabili rispetto agli uomini più razionali, si rischierebbe di non assegnare loro posizioni amministrative. Gli studi invece hanno dimostrato proprio il contrario: le donne si sono rivelate buone amministratrici della cosa pubblica.
Cha fare, dunque? Bisogna «promuovere un piano d’azione a livello nazionale, media compresi» in cui la scuola deve avere un ruolo fondamentale.
Il servizio pubblico dal proprio canto si è già avviato lungo questo percorso, specie attraverso le fiction. Per quanto riguarda i contenuti infatti, prosegue la Presidente Rai, «puntiamo sui personaggi femminili, che hanno grande impatto sul pubblico»; non è quindi un caso che, rispetto agli altri Paesi europei, la Rai abbia un numero superiore di protagoniste.
Da un recente monitoraggio inoltre, risulta che, a livello interno, il numero di professionalità maschili e femminili si bilanciano; lo stesso avviene nell’intrattenimento, in cui uomini e donne sono presenti allo stesso modo.
Vi sono però alcuni punti da rivedere: poche donne presenti nelle trasmissioni come esperte e nello sport, dovuto principalmente all’amore che l’Italia nutre per calcio e formula uno. Non va meglio nell’informazione, che dà spazio alla leadership, dunque agli uomini.
Migliorare la qualità della rappresentazione della donna dunque, conclude la Tarantola, è anche un modo per combattere la violenza di genere.
Per il presidente del Senato Pietro Grasso, presente anche lui all’apertura delle due giornate, la parità deve essere conseguita andando oltre il concetto di quote, visto che «dove si accede per nomine sono gli uomini a prevalere, mentre dove si accede a concorso, vincono le donne». Riguardo ai media invece, la questione non è circoscritta solo al corpo delle donne; occorre andare oltre i pregiudizi che bloccano il nostro immaginario mediatico. E considerando che «la tv rappresenta a cielo aperto l’inconscio della nostra società», questo immaginario mediatico allora non può che coincidere con il nostro inconscio collettivo.
La questione è approfondita ulteriormente nel panel di oggi, con il rapporto tra donne e comunicazione. Il convegno si può seguire in streaming sul sito di Rai News 24 www.rainews.it, oppure su Twitter utilizzando l’hashtag #Donnaè.