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Germano Bellavia, il noto Guido Del Bue di Un posto al sole in onda tutti i giorni su Rai 3, svela le passioni della sua vita privata e professionale. Abbiamo incontrato Germano-Guido che qui si racconta con l’intensità e la profondità proprie delle persone con grande sensibilità.
Germano Bellavia Un posto al sole – intervista all’interprete di Guido Del Bue
Cominciamo dalla recitazione: perchè ha deciso di diventare un attore?
Avevo un fratello attore che frequentava il Laboratorio di Gigi Proietti. La mia ammirazione per lui era sconfinata, ma non pensavo di poter a mia volta recitare. Un giorno fui trascinato da alcuni amici ai casting di Nanni Loy che doveva scegliere i protagonisti per il suo film Scugnizzi. Non credendo assolutamente di essere selezionato, ostentai una sfacciataggine che piacque al regista. Era il 1987. Fui preso. Mio fratello, purtroppo, dopo soli 20 giorni, morì ed io promisi a me stesso di diventare un attore per onorare il suo ricordo.
I suoi genitori, però, avevano per lei altri progetti
Provengo da una famiglia di pasticcieri. I miei sono titolari di alcune pasticcerie a Napoli. Essendo palermitani, sono riusciti a coniugare felicemente la tradizione dolciaria siciliana con quella partenopea. Ma non li ho delusi. Nei fine settimana, quando Guido Del Bue non mi trattiene sul set di Un posto al sole, sono accanto ai miei genitori a preparare e a vendere dolci. Naturalmente tutti coloro che entrano e mi vedono al bancone, si rivolgono a me chiamandomi “Guido” come il mio personaggio. Ed io ne sono estremamente felice. Questo dimostra il grande affetto dei napoletani per la soap opera italiana più longeva ambientata nella loro città.
Si considera più un pasticciere o un attore?
Mi divido equamente tra le due professioni. Ed è con gran soddisfazione che accolgo i complimenti dei miei colleghi di UPAS, quando porto sul set le creazioni originali della mia pasticceria.
Lei è una dei personaggi storici della soap opera. Che ricordi ha del suo esordio?
Sono entrato nella terza puntata, nel lontano 1996. L’esperienza della recitazione quotidiana mi ha fatto crescere professionalmente. Ecco, io amo dire, con un linguaggio da pasticciere, che, grazie a Un posto al sole sono “lievitato” professionalmente, in maniera perfetta, come un panettone.
Germano Bellavia Un posto al sole – la pasticceria, passione di una vita
Ma il panettone non è nelle tradizioni napoletane
Mio padre è stato il primo a confezionarlo artigianalmente in terra partenopea.
C’è un dolce di sua invenzione?
“La Cioccolotta”: è una torta di pan di Spagna con farcitura di vari tipi di cioccolato. Di più non posso svelare. Solo che è una mia esclusiva creazione.
Come si è preparato alla professione di attore?
Studiando a Roma e facendo, giorno dopo giorno il pendolare tra Napoli e la Capitale. Sono stati anni di grandi sacrifici, ma lo dovevo alla memoria di mio fratello.
Quali caratteristiche legano Germano a Guido?
Guido ha un gran bel carattere. Sa che, a volte, gli invidio la sua solarità, il suo ottimismo, la sua maniera positiva di vivere. Oramai, dopo 18 anni che lo interpreto, lo conosco bene e gli sono molto affezionato.
Ha ancora un obiettivo da raggiungere?
Più che un obiettivo, un sogno: aspetto il prossimo scudetto del Napoli. Il dolore per la morte di mio fratello, nel 1987, anno in cui la squadra con Maradona vinse il primo scudetto, annientò in me ogni altro sentimento.
Lei ha girato anche altre fiction. Ci racconta un’esperienza particolare?
Quando sono stato contattato per girare La dama velata, ero incredulo: io con il mio accento spiccatamente napoletano, che ruolo avrei potuto ricoprire in un prodotto prevalentemente ambientato al Nord? Poi ho capito: il personaggio era muto. E il mio impegno per rendere le sue sensazioni al meglio è stato davvero gratificante.
Lei ha anche prodotto il film Sodoma, l’altra faccia di Gomorra. Quali riscontri ha avuto?
La pellicola è stata distribuita solo in Campania. Il fine è ridicolizzare la camorra per far arrivare ai giovani un inequivocabile messaggio di legalità e rispetto per le istituzioni. Io, ad esempio, mi sono calato nel ruolo di un boss estremamente buffo e calcato, un espediente per arrivare, con ironia intelligente e costruttiva, all’attenzione dei giovani. Attualmente il film viene proiettato, proprio a scopi educativi, negli istituti scolastici.